In Africa occorre capire cosa significa
il matrimonio in un contesto caratterizzato
dalla poligamia. In India
c’è il problema delle caste. In
America latina c’è la presenza massiccia
di mamme non sposate. In Europa
orientale l’emigrazione di milioni di
madri ha cambiato gli equilibri delle famiglie.
«Bisogna evitare che tutto il dibattito
del Sinodo sulla famiglia si riduca
alle problematiche occidentali, e in
particolare, al tema della comunione ai
divorziati risposati».
Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario
generale del Sinodo dei vescovi,
non nasconde che «questo è un tema
che sta particolarmente a cuore ai Paesi
occidentali dove il numero delle separazioni
è imponente. Sicuramente sarà
uno dei temi importanti, ma l’assise terrà
conto del contesto dei vari continenti».
Non si sbilancia a fare previsioni.
«Lo so che la stampa vuole sapere quale
soluzione si adotterà, ma è molto prematuro
rispondere. Saranno i vescovi,
durante il Sinodo, a decidere. Al momento
non c’è nulla di scontato. Il dibattito
è libero, come ha dimostrato anche
l’ampia consultazione che ha portato alla
stesura dell’Instrumentum laboris».
Nel documento si citano anche le Chiese ortodosse dove, a certe condizioni,
è possibile un secondo matrimonio.
«Discuteremo anche di questa posizione,
ma il punto essenziale è più complesso:
si tratta di trovare gli strumenti
giusti perché, nel pieno rispetto della
dottrina, chi ha vissuto un fallimento
non si senta escluso dalla comunità ecclesiale.
Ci sono situazioni diverse: chi
è separato; chi è divorziato ma ha scelto,
sia pur con sofferenza, di rimanere
fedele al vincolo matrimoniale; e, infine,
la situazione dei divorziati risposati.
La prima vera sofferenza da affrontare è
quella legata al fallimento del matrimonio.
L’accesso ai sacramenti viene dopo.
Ma, ripeto, nessuno ha ancora una soluzione.
Si dibatterà e si deciderà».
Raccogliendo i suggerimenti arrivati
dalle Conferenze episcopali di tutto il
mondo, dai dicasteri della Curia romana,
dall’Unione dei superiori generali,
ma anche da «un ampio numero di diocesi,
parrocchie, associazioni, movimenti,
singoli specialisti, semplici fedeli», il
documento ha messo in chiaro i temi su
cui si discuterà a ottobre, compresi i ricongiungimenti
familiari, le guerre, le
povertà, l’impatto del consumismo,
quello della precarietà del lavoro. Con
la massima attenzione soprattutto ai figli:
«Diciamo no, con il massimo rispetto,
alle unioni gay, per esempio. Ma solleviamo
il problema della cura pastorale,
che non può mancare, verso queste
coppie e verso i loro figli. Così come dobbiamo
interessarci dei figli delle coppie
conviventi, dei genitori separati, delle
mamme single. È un Sinodo sulla famiglia
nella sua realtà, con tutto ciò che ne
comporta».
Articolo pubblicato sul numero 27 di Famiglia Cristiana del 6 luglio 2014