Caro direttore, come ex insegnante di scuola media e catechista da 50 anni, mi sento di sottolineare la valanga di parolacce dette nella trasmissione Ora o mai più da cantanti che si ritengono musicisti, poeti, interpreti. Ritengo che non sia un linguaggio scurrile a vivacizzare una trasmissione televisiva, spettacolo che dovrebbe arrivare soprattutto ai giovani come messaggio educativo musicale.
UNA EDUCATRICE
Non ho visto la trasmissione in questione, ma non fatico a credere che sia stata infarcita di turpiloquio. Come avviene spesso. Anche a me quest’uso delle parolacce, della volgarità, dà molto fastidio. Specialmente quando non ha alcuna giustificazione. Purtroppo il cattivo esempio viene sempre più dall’alto, anche da personaggi pubblici che, in questo modo, aumentano l’involgarimento di questi nostri tempi. Non si tratta di fare i moralisti, ma di contribuire a rasserenare la nostra vita, contrastando già con le parole l’insulto facile, l’odio e la violenza che, da verbale, potrebbe facilmente diventare fisica. San Giacomo, nella sua lettera, ha usato parole forti su questo: «Se qualcuno ritiene di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana... La lingua nessuno la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei!» (1,26.3,8-10).
(nella foto: Toto Cutugno, protagonista di un recente diverbio televisivo con Donatella Rettore a Ora o mai più. Foto Ansa)