L’approvazione del Ddl Cirinnà avvenuta nei mesi scorsi ha suscitato anche in Italia l’affermazione di un nuovo fenomeno, quello delle unioni civili. La televisione nostrana, che sull’inseguimento della realtà e dell’attualità costruisce buona parte dei palinsesti contemporanei, non ha perso l’occasione per trarne un nuovo format, varando “Stato civile – L’amore è uguale per tutti”, in onda dal 3 novembre scorso su Rai3 alle 23.15 per 6 puntate.
Come annunciato a suo tempo dall’Ufficio stampa della Rai, si è trattato di un programma in stile docu-reality con l’obiettivo di «raccontare questa nuova Italia attraverso il vissuto di 12 coppie omosessuali». Sempre secondo la tv pubblica, le storie di due coppie proposte in ogni puntata hanno offerto al pubblico «percorsi personali che raccontano una trasformazione sociale e culturale che incide nel profondo tessuto sociale del Paese».
In questi giorni dopo il Natale – per antonomasia la festa della famiglia – i vertici di Rai 3 hanno deciso di riproporre le storie del programma nella fascia preserale, collocando le repliche alle 20.05 del 26, 27, 28, 29 e 30 dicembre, dopo il Tg3 e prima di Un posto al sole. È proprio la scelta dell’orario a suscitare perplessità: riproporre temi ancora scottanti in una collocazione di largo ascolto e di fruizione famigliare è una decisione per molti aspetti dirompente.
La nuova (ri)proposta del palinsesto di Rai 3 ha suscitato reazioni di segno opposto. Se Monica Cirinnà, prima firmataria dell’omonimo Ddl, ha definito “coraggiosa” la scelta della direttrice di rete Daria Bignardi, il presidente nazionale dell’Aiart – Associazione italiana telespettatori Onlus – Massimiliano Padula ha rivolto alla Rai e in particolare alla stessa Bignardi «un vero e proprio appello, perché ci spieghino i motivi di una scelta che sa di forzato e di "costruito ad arte". Non possiamo non farci portavoce di una domanda di senso a cui il Servizio pubblico non può non dare una risposta».
È ancora Padula a lanciare un’idea interessante: «Perché Rai 3 non scrive e realizza un format che riesca a raccontare la fatica e la gioia delle famiglie eterosessuali, a dare spazio alle contraddizioni e alle imperfezioni che oggi una coppia uomo-donna (sposata in chiesa o civilmente) vive, nonostante le tante iniquità sociali ed economiche che spesso impediscono di generare figli e progettare il futuro?».
La proposta è ragionevole e la facciamo nostra, aggiungendo un ulteriore elemento utile alla riflessione: le norme di autoregolamentazione della televisione italiana prevedono che le trasmissioni in onda sulle reti nazionali generaliste (Rai 3 lo è) nella fascia oraria compresa fra le 7.00 e le 22.30 siano destinate a una fruizione famigliare. La scelta di Rai 3 di inserire nel preserale di questi giorni le repliche del programma delega alle famiglie una responsabilità in più nella valutazione dell’adeguatezza di contenuti e forma alla sensibilità spettatoriale dei più piccoli.