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martedì 05 novembre 2024
 
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Il cardinale Sako: «Ora l’Iraq non diventi un campo di battaglia»

05/01/2020  Dopo l’uccisione del generale Soleimani e la minaccia di una guerra tra Iran e Stati Uniti, il patriarca caldeo descrive un popolo in «profondo shock» per l’escalation di violenze degli ultimi giorni. E invoca dialogo e ragionevolezza per scongiurare derive dalla «portata inimmaginabile»

Il cardinale Louis Raphaël Sako, 71 anni (Ansa)
Il cardinale Louis Raphaël Sako, 71 anni (Ansa)

Gli iracheni vivono uno stato di «profondo shock» e il loro timore è che il Paese venga «trasformato in un campo di battaglia». È quanto scrive il primate caldeo, il cardinale Louis Raphael Sako, in un messaggio pubblicato sul sito del patriarcato. Anche la Chiesa irachena segue con attenzione e preoccupazione l’escalation fra Iran e Stati Uniti, che ha subito una accelerazione negli ultimi giorni con l’uccisione in un raid a colpi di missili e droni del potente generale iraniano Qasem Soleimani, capo delle forze speciali iraniane Qods. Nel mirino del presidente Usa Donald Trump, che ha dato l’ordine in persona di attaccare, anche i vertici delle Forze di mobilitazione popolare irakene. Dopo le esequie di sabato a Baghdad e nelle città sante sciite di Najaf e Kerbala, ieri la salma del generale Soleimani viene trasferita in Iran; il grande ayatollah Ali Khamenei ha indetto tre giorni di lutto nazionale, che si concluderanno il 7 gennaio con i funerali dell’alto ufficiale.

In serata alcuni colpi di mortaio e razzi sono caduti a Baghdad e a nord della capitale, dove in precedenza migliaia di persone avevano partecipato al corteo funebre di Soleimani, cantando «morte all’America«. In altre zone della città, alcuni manifestanti celebravano la morte del generale iraniano. Intanto il comando delle Kataib Hezbollah in Iraq ha ordinato a tutti i combattenti del Paese di restare distanti almeno un chilometro da basi e obiettivi statunitensi. Di fronte a un’escalation che rischia di sfociare in una guerra aperta, il primate caldeo chiede un «dialogo ragionevole» per «risparmiare» l’Iraq e la regione da «conseguenze dalla portata inimmaginabile».

«A tutti è richiesto l'uso della moderazione e di un dialogo ragionevole e civile»

«Gli irakeni», si legge nel messaggio del cardinale Sako, «sono ancora oggi in uno stato di profondo shock, per quanto è successo la scorsa settimana. Il loro timore più grande e profondo è che il loro Paese, l’Iraq, possa essere trasformato in un campo di battaglia, più che essere una patria sovrana, capace di proteggere i propri cittadini e garantirne il benessere. In queste circostante di tale criticità e in un contesto che si fa sempre più pericoloso, credo sia assai saggio e opportuno indire una tavola rotonda che riunisca tutte le parti interessate».

A tutti, prosegue Sako, «è richiesto l’uso della moderazione, di mostrare un dialogo ragionevole e civile, un agire razionale e saggezza di pensiero, al fine di risparmiare all’Iraq conseguenze dalla portata inimmaginabile. Tutti noi ci rivolgiamo a Dio onnipotente perché garantisca all’Iraq e alla regione intera un futuro pacifico, stabile, sicuro e una “vita normale”, alla quale aneliamo ormai da sin troppo tempo».

Multimedia
Il raid americano a Bagdad che ha ucciso il generale iraniano Soleimani
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