«Parto tra poco e vado in Polonia, perché dalla Polonia sono sicuro di poter riuscire ad entrare in Ucraina. Poi vediamo fino a dove si può arrivare per raggiungere questa gente e mostrare la vicinanza del Papa, dire che gli vuole bene, che prega per loro, che li vuole incoraggiare. Parto anche per consegnare i Rosari del Santo Padre perché con la preghiera possiamo spostare le montagne e anche fermare la guerra».
Sono le parole del cardinale Konrad Krajeswki, l’elemosiniere pontificio che in un’intervista a Vatican News spiega il senso di questa missione, su mandato di Francesco, per portare solidarietà, aiuti e conforto alla popolazione ucraina. Insieme al porporato, partirà anche il cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale. «Il Santo Padre usa la logica del Vangelo e si fa vicino a coloro che stanno male, che vengono uccisi, che vengono spostati dal proprio Paese», ha detto Krajeswki anche se l’itinerario del suo viaggio è un’incognita: «C’è lo stato di guerra, quindi non so chi potrò raggiungere. Come stiamo vedendo da un’ora all’altra, tutto cambia, tutto si sposta. Certamente, cercherò di incontrare più persone possibile per portare la benedizione del Santo Padre. E anche voglio stare vicino anche ai volontari, a quelli che aiutano i profughi alla frontiera. Già 800 mila sono entrati in Polonia».
L’elemosiniere non sa se riuscirà a raggiungere Kiev, la capitale che vive ore d’angoscia: «Quando mi troverò alla frontiera, vedremo quali possibilità ci sono. Sappiamo che il sindaco di Kiev ha chiesto a tutti i religiosi se possono venire e stare con loro per pregare e difendere la città attraverso la preghiera. Non ho paura. Come dicevo, penso al Vangelo. Voglio usare come il Papa la logica del Vangelo».
Oggi all’Angelus Bergoglio aveva spiegato ai fedeli il senso dei due suoi “inviati” nelle zone di guerra: «La presenza dei due cardinali lì è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: “La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”».
Il 2 marzo scorso, nella giornata di preghiera e digiuno per la pace chiesta da Francesco, il cardinale Krajewski aveva portato, su mandato del Papa, aiuti e materiale sanitario presso la Basilica di Santa Sofia a Roma, la chiesa degli ucraini d’Italia, dove domenica mattina si è recato a partecipare alla Messa il presidente della Repubblica Mattarella.
Inoltre, da lunedì la Città del Vaticano diventa punto di «raccolta straordinaria di generi alimentari e medicine per la popolazione dell'Ucraina martoriata dalla guerra». È «un nuovo, concreto, segno dell'aiuto e della vicinanza del Papa e della Santa Sede a quanti stanno soffrendo», come ha scritto l'Osservatore Romano presentando l'iniziativa solidale proposta dalll'Elemosineria Apostolica: dalle ore 12 alle ore 15 di lunedì 7, alimenti e farmaci potranno essere portati direttamente dai dipendenti vaticani nella piazza antistante il Palazzo del Governatorato. Qui saranno caricati sui furgoni targati Scv: il materiale raccolto, infatti, «verrà immediatamente inviato in Ucraina tramite la Basilica di Santa Sofia, chiesa di riferimento degli ucraini a Roma».