Tutto è pronto, almeno ufficialmente. Nonostante il boicottaggio inaugurato dalla Germania per allentare la presa del governo ucraino sulla leader dell'opposizione, Yulia Tymoshenko, a quattro settimane dall'inizio i preparativi per l'evento sportivo organizzato per la prima volta nell'ex repubblica sovietica proseguono come se nulla fosse. A protestare in favore della lady di ferro ci sono solo una cinquantina di persone accampate fin dall'estate scorsa sulla via Khreshchatyk, la strada principale di Kiev, scenografia della cosiddetta rivoluzione arancione del 2004. Sotto le tende colorate di bianco e rosso ci sono quasi solo pensionati. I giovani, quelli che in Yulia avevano creduto nel 2004, appaiono ormai disillusi dalla politica e aspettano con fiducia l'inizio di Euro 2012. Per le strade della capitale la convinzione di molti è che le persone sedute sotto le tende siano pagate dal partito di Tymoshenko. Prezzolati o no, la questione della lady di ferro sembra scaldare più il cuore degli europei che quello dei locali. Molti giovani a Kiev dicono di essere a favore della scarcerazione della 51enne leader dell'opposizione, e di considerare il suo un processo puramente politico. Ma quando si chiede loro perché non sentano il bisogno di manifestare a suo favore, la risposta è semplice: Tymoshenko o Yanukovich (l'attuale presidente della repubblica) non fa differenza, entrambi sono corrotti e interessati esclusivamente al potere.
Di certo nessuno vuole credere all'ipotesi, per un attimo ventilata dalla stessa Uefa, di uno spostamento della manifestazione in un altro Paese. Per gli ucraini sarebbe un colpo troppo pesante da subire dopo tutti questi mesi trascorsi ad aspettare l'evento che dovrebbe permettere al mondo di vedere di che cosa è stato capace questo Paese. E così loro continuano a lavorare per presentarsi al meglio il 9 giugno, quando si disputeranno le prime partite nel Paese (Olanda-Danimarca a Kharkiv e Germania-Portogallo a Lviv). Un anno fa in pochi avrebbero scommesso che alla fine l'Ucraina sarebbe riuscita ad arrivare in tempo all'appuntamento. Gli stadi di Kiev e Lviv dovevano ancora essere ricostruiti, i lavori di ampliamento degli aeroporti erano appena iniziati e mancavano gli alberghi per accogliere i tifosi. Oggi le cose sono cambiate, anche se non tutto è riuscito alla perfezione. Il nuovo terminal dell'aeroporto di Kiev aprirà solo in autunno, e pure il collegamento veloce con il centro città non è pronto per accogliere i tifosi. Preoccupa soprattutto la condizione delle strade di collegamento fra le grandi città, ancora troppo dissestate per non sfigurare di fronte agli occhi delle tv europee. Ma, soprattutto, gli hotel non sono sufficienti per ospitare tutti i tifosi previsti.
Conseguenze? Il governo sta correndo ai ripari offrendo ai supporters sistemazioni in tenda in alcuni aree verdi a ridosso delle città. E i proprietari degli alberghi attivi promettono candidamente che le tariffe, durante Euro 2012, per lo meno raddoppieranno. In compenso gli stadi sono pronti per il grande evento. A Kharkiv e Donetzk, nell'ovest del paese, zona russofona e fortemente industriale, gli impianti sono attivi già da qualche anno. Merito dei due oligarchi locali, Aleksandr Yaroslavsky e Rinat Akhmetov, rispettivamente proprietari del Metalist e dello Shaktar Donetzk. Molto più recente, invece, la fine dei lavori dello stadio di Lviv, cittadina situata al confine con la Polonia, dove si parla ucraino e l'architettura è di chiara impronta austro-ungarica. Brilla su tutti l'Olimpico di Kiev, quello dove si disputerà la finale del 1 luglio: un gioiellino architettonico rispetto al decadente Stadio Rosso di Lev Trotsky, come fu chiamato in origine l'impianto della Dinamo Kiev quando l'Ucraina era parte dell'Unione Sovietica.
Sopra le tribune è stata realizzata una copertura a membrane, capace di coprire gli spettatori dalle intemperie facendo al contempo passare il massimo della luce solare possibile: un'accortezza che dovrebbe far risparmiare alla capitale parecchia elettricità durante i prossimi anni. Inoltre la capienza dell'impianto è stata ridotta da 83mila a 70mila posti. “In questo modo gli spettatori potranno stare più comodi e noi eviteremo di ripetere l'esperienza cinese, dove il grande stadio di Pechino costruito per le Olimpiadi ora è in gran parte inutilizzato”, prevedono orgogliosi gli organizzatori. Di certo la Cina nel 2008 dimostrò al mondo di essere pienamente in grado di organizzare un evento mondiale. Chissà se tra meno di un mese si potrà dire lo stesso dell'Ucraina.
Parlare di clima da guerra fredda, come ha fatto il governo ucraino, è forse eccessivo. L'atmosfera a Kiev è tranquilla, gli abitanti si godono il caldo record di questi giorni e aspettano con trepidazione l'arrivo dei tifosi europei. A livello diplomatico, però, i rapporti tra Ucraina ed Unione europea sono ai minimi storici. Il boicottaggio degli Europei di calcio annunciato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel ha riportato le lancette del tempo indietro di qualche anno in questa repubblica sovietica divisa in due dal fiume Dnipro, russofona ad est e nazionalista ad ovest. Insieme ai governi di Austria, Belgio, Olanda e da tutti i commissari dell'Unione europea, Merkel ha fatto sapere che se entro l'8 giugno, data di inizio di Euro 2012 (partita inaugurale a Varsavia, in Polonia), il governo ucraino non avrà risolto il caso di Yulia Timoshenko, lei non si presenterà nel paese per assistere alle partite del torneo. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, si è spinto oltre: “L'accordo di associazione tra l'Ucraina e l'Ue non può essere ratificato se le condizioni dello stato di diritto non sono pienamente rispettate nel Paese”. Insomma, a rischio ora è persino l'entrata di Kiev in Europa, di cui l'accordo di associazione dovrebbe essere il passo preliminare. Una minaccia che ha fatto salire ulteriormente la tensione. La risposta di Kiev non si è fatta attendere. Parlando con il settimanale tedesco Der Spiegel, il numero due del partito di Viktor Yanukovich, Leonid Koshara, ha detto che “senza l'accordo di associazione, l'accesso della Germania al mercato ucraino verrebbe limitato”.
Dunque, ritorsioni economiche in vista. E il pensiero che corre alla rivoluzione arancione del 2004, quella sostenuta da Europa e Usa, che portò alla caduta dell'attuale presidente Yanukovich. “A me – sono state le parole di Koshara - sembra che per certi esponenti politici dell'occidente il caso di Tymoshenko abbia un carattere molto personale. Berlino considera evidentemente la sconfitta della rivoluzione arancione guidata dall'ex premier ucraina una propria sconfitta”. Al centro di questa contesa geopolitica c'è proprio lei, Yulia Tymoshenko, 51 anni, la milionaria del gas diventata leader della cosiddetta rivoluzione arancione, ora capo dell'opposizione, chiusa in carcere dall'agosto dell'anno scorso. L'Europa chiede al presidente Yanukovich di liberarla, o almeno di concederle di essere curata all'estero. Tymoshenko, condannata a sette anni di prigione per abuso di potere, soffre di un'ernia al disco che, secondo il suo staff, non le permette di alzarsi dal letto. Finora la donna non ha mai voluto farsi curare dai medici ucraini messi a disposizione dal ministero della Salute: dice di non fidarsi di loro, e così l'ernia continua a non essere curata. D'altronde, come ha ricordato più volte la figlia di Tymoshenko, Evghenia Carr, sua madre si è detta disponibile a farsi curare in patria da un medico di fiducia, oppure all'estero. Anche in Russia, ha precisato Evghenia. E proprio il ruolo della Russia risulta piuttosto ambiguo.
Come Unione europea e Usa, Mosca considera la condanna inflitta a Tymoshenko “una questione politica”: parola del presidente uscente, Dmitri Medvedev. Insomma, i sostenitori del legame indissolubile tra Yanukovich e la Russia rischiano di rimanere delusi da questo atteggiamento di Mosca, che scredita così il suo presunto pupillo. D'altra parte il Cremlino non potrebbe fare altrimenti. Tymoshenko è stata condannata per alcuni contratti per le forniture di gas siglati proprio con la Russia. In sostanza, nel 2009 la donna, all'epoca primo ministro, senza il parere del suo governo impose alla società statale energetica Naftogaz un accordo con il colosso russo Gazprom per le importazioni di metano. Secondo i giudici che l'hanno condannata, il prezzo concordato, di 450 dollari ogni 1000 metri cubi, ha causato allo Stato ucraino una perdita di circa 130 milioni di euro. Per Mosca, dare ragione ai giudici significherebbe ammettere di aver tramato con Tymoshenko ai danni dell'Ucraina. Ecco dunque la strategia del Cremlino: da una parte bollare la condanna come politica, dall'altra criticare il boicottaggio di Euro 2012. Per Vladimir Putin, prossimo a ritornare presidente della Federazione, “in nessun caso si devono mischiare politica, affari e altri temi con lo sport”. La soluzione per ora sembra essere stata trovata. Tymoshenko resterà in Ucraina, ma verrà visitata da un medico tedesco. Un compromesso che, stando ai silenzi degli ultimi giorni, sembra mettere d'accordo tutti. Almeno per ora. L'Unione europea può vantarsi di aver aiutato Tymoshenko. Yanukovich mantiene la sua sfidante sotto controllo e allenta il boicottaggio sugli Europei. E la leader dell'opposizione, restando in Ucraina, può sperare nella vittoria del suo partito alle prossime elezioni parlamentari di ottobre, e in una sua eventuale liberazione.
Le accuse di maltrattamento andavano avanti da agosto, da quando Yulia Tymoshenko è stata portata per la prima volta in carcere. Prima a Kiev, nella prigione di Lukianivska, poi a Kharkhiv, città situata a nord est dell'Ucraina, al confine con la Russia. Luce accesa anche di notte, pressioni psicologiche, cure sanitarie insufficienti. Ma finora la leader dell'opposizione non aveva mai osato accusare i secondini di violenza fisica. Nella notte tra il 20 e il 21 aprile, la donna è stata trasportata con la forza dal carcere all'ospedale militare di Kharkhiv per curare la sua ernia al disco. E' stata la stessa Tymoshenko a raccontare quei momenti in una lettera pubblicata sui giornali locali: “Nella mia cella sono arrivati tre uomini, mi hanno gettato addosso un lenzuolo e hanno iniziato a spingermi giù dal letto con forza brutale. Dolorante e disperata, ho iniziato a difendermi come potevo e ho ricevuto un forte colpo nello stomaco. Pensavo fossero gli ultimi momenti della mia vita. Ho iniziato a piangere e a chiamare aiuto, ma nessuno è venuto in mio soccorso. A un certo punto sono svenuta dal dolore, e al risveglio mi sono ritrovata in una corsia di ospedale”. Qualche giorno dopo sui media di tutto il mondo sono apparse le foto di Yulia Tymoshenko, sdraiata in un letto, mentre mostrava a favore di obiettivo (le foto sono state scattate da Nina Karpachova, commissario ucraino per i diritti umani) i lividi sulle braccia e sul basso ventre.
Lunedì 24 aprile, proprio mentre Tymoshenko annunciava di voler iniziare uno sciopero della fame per protestare contro le violenze subite, il canale ucraino Inter Tv, considerato vicino al presidente Yanukovich, mandava in onda uno strano video. Le immagini mostravano due persone, un uomo e una donna, molto simili a Yulia Tymoshenko e al suo avvocato, Sergey Vlasenko, in piedi in una cella mentre si baciavano. Se autentico, il video screditerebbe l'immagine privata di Tymoshenko (sposata con un altro uomo) e la sua credibilità pubblica, visto che la donna lamenta di soffrire, fin dai tempi del suo arresto, di un'ernia al disco che non le permette di stare in piedi. Di certo quello mandato in onda dalla tv ucraina ha tutta l'aria di essere un prodotto preconfezionato e pronto per essere utilizzato nel momento più opportuno: il video, infatti, la cui scarsa qualità rende impossibile il riconoscimento dei personaggi, è datato 15 dicembre, quando Tymoshenko era ancora detenuta a Kiev.
Ma le coincidenze in questa storia non finiscono qui. Ben più preoccupante un altro fatto avvenuto nel giorno dell'annuncio dello sciopero della fame della donna. A Dnipropetrovsk, città dell'Ucraina centrale dove la signora dalle bionde trecce è nata e cresciuta, a distanza di 15 minuti una dall'altra sono scoppiate quattro bombe. Erano ordigni rudimentali, piazzati nei cestini della spazzatura, che hanno causato il ferimento di una trentina di persone. L'opposizione ha subito ipotizzato che gli attacchi siano stati organizzati dal governo stesso per distogliere l’attenzione dall’aggressione in carcere denunciata da Timoshenko. L'esecutivo guidato da Yanukovich ha invece parlato genericamente di una guerra tra i clan della malavita locale. Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta per terrorismo, ma finora una versione ufficiale non è emersa. Di certo, a quattro settimane dall'inizio degli Europei, il clima che si respira in Ucraina non è dei più rassicuranti.