Le Beatitudini contengono la “carta d’identità” del cristiano e hanno «illuminato» la vita dei credenti e anche di tanti non credenti. Papa Francesco nell’Aula Paolo VI comincia un nuovo ciclo di catechesi dedicato al celeberrimo “Discorso della montagna” contenuto nel capitolo 5 del Vangelo di Matteo e nel quale Gesù enuncia le Beatitudini «È difficile», nota il Papa, «non essere toccati da queste parole di Gesù, ed è giusto il desiderio di capirle e di accoglierle sempre più pienamente. Ora inquadriamo globalmente queste parole; nelle prossime catechesi commenteremo le singole Beatitudini, una a una».
Ma cosa significa esattamente la parola “beato”? «Il termine originale», risponde Francesco, «non indica uno che ha la pancia piena o se la passa bene, ma è una persona che è in una condizione di grazia, che progredisce nella grazia di Dio e che progredisce sulla strada di Dio: la pazienza, la povertà, il servizio agli altri, la consolazione … Coloro che progrediscono in queste cose sono felici e saranno beati».
Anzitutto, spiega, «è importante come avvenne la proclamazione di questo messaggio: Gesù, vedendo le folle che lo seguono, sale sul dolce pendio che circonda il lago di Galilea, si mette a sedere e, rivolgendosi ai discepoli, annuncia le Beatitudini. Dunque il messaggio è indirizzato ai discepoli, ma all’orizzonte ci sono le folle, cioè tutta l’umanità. È un messaggio per tutta l’umanità».
Inoltre, il “monte”, prosegue Bergoglio, «rimanda al Sinai, dove Dio diede a Mosè i Comandamenti. Gesù inizia a insegnare una nuova legge: essere poveri, essere miti, essere misericordiosi… Questi “nuovi comandamenti” sono molto più che delle norme. Infatti, Gesù non impone niente, ma svela la via della felicità – la sua via – ripetendo otto volte la parola “beati”».

Papa Francesco durante l'udienza generale (Ansa)
Il Pontefice spiega che ogni Beatitudine «si compone di tre parti: dapprima c’è sempre la parola “beati”; poi viene la situazione in cui si trovano i beati: la povertà di spirito, l’afflizione, la fame e la sete della giustizia, e via dicendo; infine c’è il motivo della beatitudine, introdotto dalla congiunzione “perché”: “Beati questi perché, beati coloro perché …” Così sono le otto Beatitudini e sarebbe bello impararle a memoria per ripeterle, per avere proprio nella mente e nel cuore questa legge che ci ha dato Gesù».
Francesco invita i fedeli a «fare attenzione» a questo particolare: «Il motivo della beatitudine», afferma, «non è la situazione attuale ma la nuova condizione che i beati ricevono in dono da Dio: “perché di essi è il regno dei cieli”, “perché saranno consolati”, “perché erediteranno la terra”, e così via». E conclude: «Dio, per donarsi a noi, sceglie spesso delle strade impensabili, magari quelle dei nostri limiti, delle nostre lacrime, delle nostre sconfitte. È la gioia pasquale di cui parlano i fratelli orientali, quella che ha le stimmate ma è viva, ha attraversato la morte e ha fatto esperienza della potenza di Dio. Le Beatitudini ti portano alla gioia, sempre; sono la strada per raggiungere la gioia».
Il Papa termina la catechesi assegnando un compito: «Ci farà bene prendere il Vangelo di Matteo oggi, capitolo quinto, versetto da uno a undici e leggere le Beatitudini - forse alcune volte in più, durante la settimana - per capire questa strada tanto bella, tanto sicura della felicità che il Signore ci propone».
Vivere le Beatitudini non richiede gesti eclatanti
Nei saluti in varie lingue ai pellegrini, il Pontefice saluta i fedeli di lingua araba, in particolare quelli arrivati dal Medio Oriente, e spiega che «vivere le Beatitudini non richiede gesti eclatanti. Guardiamo a Gesù: non ha lasciato nulla di scritto, non ha costruito nulla di imponente. E quando ci ha detto come vivere non ha chiesto di innalzare grandi opere o di segnalarci compiendo gesta straordinarie. Ci ha chiesto di realizzare una sola opera d’arte: quella della nostra vita. Le Beatitudini sono allora una mappa di vita: non domandano azioni sovraumane, ma di imitare Gesù nella vita di ogni giorno».
Salutando i pellegrini polacchi ricorda che domenica prossima si celebra la festa della Presentazione di Gesù al Tempio e la Giornata mondiale della vita consacrata: «Preghiamo per le religiose e i religiosi che si dedicano a Dio e ai fratelli nel servizio quotidiano, secondo il proprio carisma, affinché siano sempre fedeli testimoni dell’amore salvifico di Cristo. Preghiamo anche per le nuove vocazioni alla vita consacrata. Benedico di cuore voi, le vostre famiglie e le vostre comunità. Sia lodato Gesù Cristo».
Infine, ricorda «l’esempio di santità di san Giovanni Bosco, che ricordiamo venerdì prossimo quale Padre e Maestro della gioventù, conduca soprattutto voi, cari giovani, a realizzare i vostri progetti futuri, non escludendo il piano che Dio ha su ciascuno. Preghiamo san Giovanni Bosco perché ognuno trovi nella vita la sua strada, quello che Dio vuole per noi».