Un passaggio in Basilica prima di recarsi nell’Aula Paolo VI. Papa Francesco vuole salutare i tanti fedeli che sono giunti a Roma con il Pellegrinaggio della Madonna della Medaglia Miracolosa promosso dalla Famiglia Vincenziana d’Italia, quelli dell’Associazione Giovanni Paolo II di Bisceglie e i rappresentanti dell’Associazione Italiana Vittime della violenza. Poi, nell’Aula Nervi riprende il ciclo di catechesi, cominciato la scorsa settimana, su San Giuseppe e sul suo ruolo nella storia della salvezza.
Comincia dalla genealogia narrata nel primo capitolo del Vangelo di Matteo. Il Papa ricorda che fa così anche Luca e questo per «evidenziare la storicità di Gesù. Matteo, rivolgendosi soprattutto ai giudeo-cristiani, parte da Abramo per arrivare a Giuseppe, definito “lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù detto il Cristo”. Luca, invece, risale fino ad Adamo, iniziando direttamente da Gesù, che “era figlio di Giuseppe”, ma precisa: “come si riteneva”». Entrambi gli evangelisti, quindi, sottolineano che Giuseppe non è il padre biologico, anche se è «padre di Gesù a pieno titolo». Con Gesù si realizza la salvezza. Una storia che, per Matteo comincia con Abramo, per Luca con l’origine stessa dell’umanità, «cioè cn Adamo».
Giuseppe ha un ruolo centrale in questa storia, anche se «vive il suo protagonismo senza mai volersi impadronire della scena». Il Papa riprende quanto ha scritto in Patris corde, e cioè che «le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste […]. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti». San Giuseppe che è «l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta» è «un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. Egli ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. Il mondo ha bisogno di questi uomini e di queste donne».
Giuseppe è il custode, non solo di Gesù e Maria, ma della Chiesa. Non bisogna dimenticare questo, sottolinea il Papa. Bisogna ricordare che «oggi Giuseppe protegge la Chiesa e continuando a proteggere la Chiesa». Giuseppe che custodisce ci dice anche che «siamo chiamati sempre a sentirci custodi dei nostri fratelli, custodi di chi ci è messo accanto, di chi il Signore ci affida attraverso le circostanze della vita». Soprattutto in questa società che «è stata definita “liquida”, ma io vorrei correggere quel filosofo e dire che questa società è più che liquida, è gassosa, trova nella storia di Giuseppe un’indicazione ben precisa sull’importanza dei legami umani. Infatti, il Vangelo ci racconta la genealogia di Gesù, oltre che per una ragione teologica, per ricordare a ognuno di noi che la nostra vita è fatta di legami che ci precedono e ci accompagnano». Gesù è venuto al mondo in modo storico per ricordarci l’importanza dei legami. «Penso», dice il Papa, «a tante persone che fanno fatica a ritrovare dei legami significativi nella loro vita, e proprio per questo arrancano, si sentono soli, non hanno la forza e il coraggio per andare avanti». E conclude l’udienza con «una preghiera che aiuti loro e tutti noi a trovare in San Giuseppe un alleato, un amico e un sostegno».
«San Giuseppe», recita papa Francesco,
«tu che hai custodito il legame con Maria e con Gesù,
aiutaci ad avere cura delle relazioni nella nostra vita.
Nessuno sperimenti quel senso di abbandono
che viene dalla solitudine.
Ognuno si riconcili con la propria storia,
con chi lo ha preceduto,
e riconosca anche negli errori commessi
un modo attraverso cui la Provvidenza si è fatta strada,
e il male non ha avuto l’ultima parola.
Mostrati amico per chi fa più fatica,
e come hai sorretto Maria e Gesù nei momenti difficili,
così sostieni anche noi nel nostro cammino. Amen».