Un’ultima virtù, «che non fa parte del settenario di quelle cardinali e teologali, ma che è alla base della vita cristiana». Papa Francesco conclude il ciclo della sua catechesi parlando dell’umiltà. Che è «la grande antagonista del più mortale tra i vizi, vale a dire la superbia». Una virtù, dice il Pontefice, che «riporta tutto nella giusta dimensione: siamo creature meravigliose ma limitate, con pregi e difetti». L’umiltà è una forza granitica che ci preserva dall’orgoglio e dalla tentazione di crederci superiori agli altri. Ci preserva «da un vizio brutto, l’arroganza». E ancora, spiega il Pontefice, «la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore nascono da quel senso interiore di piccolezza. L’umiltà è la porta d’ingresso di tutte le virtù».
Ne è un esempio anche Maria di Nazareth. «L’eroina prescelta non è una reginetta cresciuta nella bambagia, ma una ragazza sconosciuta: Maria. La prima ad essere stupita è lei stessa, quando l’angelo le porta l’annuncio di Dio. E nel suo cantico di lode, il Magnificat, risalta proprio questo stupore: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”». E anche dopo l’annuncio evangelico Maria mantiene questa umiltà. «Maria si guarderà bene dal calcare il palcoscenico. La prima decisione dopo l’annuncio evangelico è andare ad aiutare, a servire la cugina. Le persone umili dal proprio nascondimento non vogliono uscire mai. Gesù risponde sempre che sono beati gli umili. Nemmeno la verità più sacra della sua vita diventa per vantarsi. Possiamo immaginare che anche Maria abbia conosciuto momenti difficili, giorni in cui la sua fede avanzava nell’oscurità. Ma questo non ha fatto vacillare la sua umiltà, che è stata come una virtù granitica, e questo voglio sottolinearlo, l’umiltà è una virtù granitica. La piccolezza che ci dà l’umiltà e in questo pensiamo a Maria, è la sua forza invincibile: è lei che rimane ai piedi della croce, mentre l’illusione di un Messia trionfante va in frantumi», dice il Papa.
E conclude che l’umiltà «ci salva dal Maligno, e dal pericolo di diventare suoi complici. L’umiltà è la fonte della pace nel mondo e nella Chiesa. Dove non c’è umiltà c’è guerra, c’è discordia, c’è divisione».
Infine chiede di pregare per le vocazioni, soprattutto per quelle italiane di cui c'è scarsità e, come non dimentica mai, «per la pace, abbiamo biosgno di pace, il mondo è in guerra. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina che sta soffrendo tanto, non dimentichiamo Palestina e Israele, che si fermi questa guerra. Non dimentichiamo il Myanmar e non dimentichiamo tanti Paesi in guerra. Fratelli e sorelle dobbiamo pregare per la pace in questo tempo di guerra mondiale»