«La preghiera dà l’impulso alla missione». Papa Francesco lo ricorda continuando il suo ciclo di catechesi. La Chiesa primitiva, sottolinea, si distingue perché, come racconta Luca, i discepoli «erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere». La comunità «persevera nella preghiera. Troviamo qui quattro caratteristiche essenziali della vita ecclesiale», dice Francesco. Ed elenca: «l’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, primo, secondo la custodia della comunione reciproca, il terzo la frazione del pane e il quarto la preghiera. Esse ci ricordano che l’esistenza della Chiesa ha senso se resta saldamente unita a Cristo, cioè nella comunità, nella sua parola, nell’eucaristia, nella preghiera. Così si è uniti a Cristo».
In particolare «la predicazione e la catechesi testimoniano le parole e i gesti del Maestro; la ricerca costante della comunione fraterna preserva da egoismi e particolarismi; la frazione del pane realizza il sacramento della presenza di Gesù in mezzo a noi: Lui non sarà mai assente, proprio nell’eucarestia c’è Lui e Lui vive e cammina con noi. E infine la preghiera, che è lo spazio del dialogo con il Padre, mediante Cristo nello Spirito Santo. Tutto ciò che nella Chiesa cresce fuori da queste “coordinate”, è privo di fondamenta». E allora, per discernere se una situazione è secondo lo Spirito, il Papa chiede di interrogarsi se «ci sono queste quattro coordinate: l’ascolto della Parola, la ricerca costante della comunione fraterna, la preghiera, l’eucaristia». Qualsiasi situazione «deve essere valutata alla luce di queste quattro coordinate, se non ci sono queste quattro coordinate, non è una cosa ecclesiale», ma «è come una casa costruita sulla sabbia». Il Papa ricorda che «è Dio che fa la Chiesa, non il clamore delle opere. La Chiesa non è un mercato, non è un gruppo di imprenditori, la Chiesa va avanti con lo Spirito santo. È la parola di Gesù che riempie di senso i nostri sforzi. È nell’umiltà che si costruisce il futuro del mondo».
Francesco racconta della tristezza di quando vede delle comunità, anche animate da buona volontà, ma che sbagliano strada perché cercano di organizzare eventi, di valutare maggioranze e minoranze… E il Papa si chiede: «Dove c’è lo spirito santo lì? Dove c’è la preghiera? Dove c’è l’amore comunitario? Dove c’è la comunione eucaristica? Senza queste quattro coordinate la Chiesa diventa un partito politico». Se manca lo Spirito, aggiunge, «saremo una bella associazione umanistica, anche un partito ecclesiale, ma non c’è la Chiesa. La Chiesa non può crescere senza queste cose, non cresce per proselitismo, ma per attrazione, come diceva anche papa Benedetto XVI».
E se «non c’è lo Spirito santo c’è un bel club di amici, ma non c’è la Chiesa». Lo ripete più volte: «Quello che cresce senza queste quattro coordinate è privo di fondamento».
Occorre pregare perché «il potente motore dell’evangelizzazione sono le riunioni di preghiera, dove chi partecipa sperimenta dal vivo la presenza di Gesù ed è toccato dallo Spirito. I membri della prima comunità – ma questo vale sempre, anche per noi oggi – percepiscono che la storia dell’incontro con Gesù non si è fermata al momento dell’Ascensione, ma continua nella loro vita. Raccontando ciò che ha detto e fatto il Signore, l’ascolto della Parola, pregando per entrare in comunione con Lui, tutto diventa vivo. La preghiera infonde luce e calore: il dono dello Spirito fa nascere in loro il fervore».
L’opera dello Spirito Santo nella Chiesa, ci ricorda Gesù, «ma non come un esercizio mnemonico. I cristiani, camminando sui sentieri della missione, ricordano Gesù mentre lo rendono nuovamente presente; e da Lui, dal suo Spirito, ricevono la “spinta” per andare, per annunciare, per servire», conclude il Papa. Ricordando che la vita della Chiesa primitiva «è ritmata da un continuo susseguirsi di celebrazioni, convocazioni, tempi di preghiera comunitaria e personale. Ed è lo Spirito che concede forza ai predicatori che si mettono in viaggio, e che per amore di Gesù solcano mari, affrontano pericoli, si sottomettono a umiliazioni. Dio dona amore, Dio chiede amore. È questa la radice mistica di tutta la vita credente. I primi cristiani in preghiera, ma anche noi che veniamo parecchi secoli dopo, viviamo tutti la medesima esperienza. Lo Spirito anima ogni cosa. E ogni cristiano che non ha paura di dedicare tempo alla preghiera può fare proprie le parole dell’apostolo Paolo, che dice così: “Questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”». E allora, dice Bergoglio, sapendo che la «preghiera ti fa conscio di questo», dobbiamo riprendere l’adorazione. «Solo nel silenzio dell’adorazione si sperimenta tutta la verità di queste parole. Dobbiamo riprendere il senso dell’adorazione. Adorare, adorare Dio, adorare Gesù, adorare lo Spirito, il Padre, il Figlio e lo Spirito santo. Adorazione in silenzio, la preghiera dell’adorazione ci fa riconoscere Dio come inizio e fine di tutte le cose. È il fuoco vivo dello Spirito che dà forza alla testimonianza e alla missione».