Papa Francesco ha scelto il "tu" e ha educato alla speraza «immaginando di parlare come educatore, come padre a un giovane, o a qualsiasi persona aperta ad imparare». La consueta udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro è diventata una catechesi costellata di consigli che l'agenzia di stampa Sir presenta come altrettanti "imperativi gentili" e il resconto di Radio Vaticana definisce "esortazioni". «Lì dove Dio ti ha seminato, spera!», ha esordito Jorge Mario Bergoglio: «Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te, ma dentro. Pertanto, non concedere spazio ai pensieri negativi. Credi fermamente che questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto, e che Dio ha messo nelle nostre mani la grazia di nuovi prodigi. Fede e speranza procedono insieme. Credi all’esistenza delle verità più alte e più belle. Confida in Dio Creatore, nello Spirito Santo che muove tutto verso il bene, nell’abbraccio di Cristo che attende ogni uomo alla fine della sua esistenza». «Lui ti aspetta!», ha aggiunto il Papa a braccio: «Il mondo – ha assicurato – cammina grazie allo sguardo di tanti uomini che hanno aperto brecce, che hanno costruito ponti, che hanno sognato e creduto; anche quando intorno a sé sentivano parole di derisione».
«NON DISPERATE MAI»
«Alla fine dell’esistenza non ci aspetta il naufragio», ha sottolineato il Pontefice, perché Dio non delude: «se ha posto una speranza nei nostri cuori, non la vuole stroncare con continue frustrazioni». Bisogna confidare in Dio, che “ci ha fatto per fiorire”. Francesco ha chiesto di non arrendersi: “Ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto - esorta - alzati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti in cammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Se ti senti vuoto o e demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possa nuovamente riempire il tuo nulla”.
Il Papa ha quindi invitato tutti a non ascoltare la voce di chi semina odio e divisioni: “Opera la pace in mezzo agli uomini”, esorta. E, nei contrasti, di pazientare perché “ognuno è depositario di un frammento di verità”. Forte, l'appello ad amare: “ama le persone”, “amali uno ad uno”, dice. E questo significa rispettare il cammino di tutti, lineare o travagliato, perché – afferma – “ognuno di noi ha la propria storia da raccontare”. E ogni bambino che nasce è la promessa di una vita.
“E soprattutto, sogna! Non avere paura di sognare. Sogna!”, si è raccomandato Bergoglio. Sogna un mondo che ancora non si vede. Il mondo, infatti, cammina grazie allo sguardo di uomini che hanno sognato anche se attorno sentivano parole di derisione: “Gli uomini capaci di immaginazione hanno regalato all’uomo scoperte scientifiche e tecnologiche”, ricorda. “Hanno solcato gli oceani, e hanno calcato terre che nessuno aveva calpestato mai. Gli uomini che hanno coltivato speranze sono anche quelli che hanno vinto la schiavitù, e portato migliori condizioni di vita su questa terra”.
“Ogni ingiustizia contro un povero è una ferita aperta e sminuisce la tua stessa dignità", ha inoltre detto il Pontefice. Il dono del coraggio bisogna chiederlo a Dio, ha ricordato, perché Gesù ha vinto la paura, “la nostra nemica più infida”, che però non può nulla contro la fede. Ma Francesco sa che a volte si può essere presi dallo spavento e allora bisogna pensare a Gesù che “attraverso di te” – sottolinea - con la sua mitezza vuole sottomettere “tutti i nostri nemici”: il peccato, l’odio, il crimine e la violenza. E poi “abbi sempre il coraggio della verità”, dice il Papa che chiede di ricordare che non siamo superiori a nessuno
L'importante è coltivare ideali, “vivi per qualcosa che supera l’uomo”, anche se un giorno questi ideali dovessero chiedere un contro salato da pagare. “Se sbagli, rialzati: nulla è più umano che commettere errori”, afferma, ma non bisogna rimanere ingabbiati nei propri errori. «Impara dalla meraviglia, coltiva lo stupore», ha concluso Bergoglio: «non disperare mai».