Il cristiano ha pazienza nella preghiera perché sa che Dio lo ascolta, con amore di Padre. Papa Francesco continua la catechesi sula preghiera riflettendo sul Padre nostro, insegnataci da Gesù "affinché ci poniamo con Dio nella relazione di confidenza filiale e gli rivolgiamo tutte le nostre domande. Imploriamo Dio per i doni più alti: la santificazione del suo nome tra gli uomini, l’avvento della sua signoria, la realizzazione della sua volontà di bene nei confronti del mondo".Bergoglio ricorda che, con questa invocazione, noi chiediamo "i doni più semplici e feriali, come il “pane quotidiano” – che vuol dire anche la salute, la casa, il lavoro; e pure l’Eucaristia, necessaria per la vita in Cristo –; così come il perdono dei peccati, e quindi la pace nelle nostre relazioni; e infine che ci aiuti nelle tentazioni e ci liberi dal male".
"Chiedere, supplicare. Questo è molto umano", sottolinea il Papa. Siamo cretaure e, anche quando abbiaom fatto del male, delle cose brutte, sentiamo di poter tornare al Padre. "Essendo peccatori, noi, come cristiani, sappiamo che ci allontaniamo dal Padre. La domanda è già un ritorno a Lui".
E anche se a volte pensiamo di essere autosuffcienti, questa illusione prima o poi svanisce. "L’essere umano è un’invocazione, che a volte diventa grido, spesso trattenuto. L’anima assomiglia a una terra arida, assetata. Tutti sperimentiamo, in un momento o nell’altro della nostra esistenza, il tempo della malinconia, della solitudine. La Bibbia non si vergogna di mostrare la condizione umana segnata dalla malattia, dalle ingiustizie, dal tradimento degli amici, o dalla minaccia dei nemici". E in queste situazioni non dobbiao vergognarci di rivolgerci a Dio con la preghiera: «Signore, aiutami!». La preghiera apre squarci di luce nelle tenebre più fitte. Noi esseri umani condividiamo questa invocazione di aiuto con tutto il creato. Non siamo i soli a “pregare” in questo "sterminato universo: ogni frammento del creato porta inscritto il desiderio di Dio", ricorda Francesco, anche se siamo gli unici a pregare in modo cosciente.
"Non dobbiamo scandalizzarci se sentiamo il bisogno di pregare soprattutto quando siamo nella necessità. È vero: dovremmo imparare a farlo anche nei tempi felici; ringraziare Dio per ogni cosa che ci è data, e non ritenere nulla come scontato o dovuto: tutto è grazia. Tuttavia, non soffochiamo la supplica che sorge in noi spontanea. La preghiera di domanda va di pari passo con l’accettazione del nostro limite e della nostra creaturalità. Si può anche non arrivare a credere in Dio, ma è difficile non credere nella preghiera: essa semplicemente esiste; si presenta a noi come un grido; e tutti quanti abbiamo a che fare con questa voce interiore che può magari tacere per lungo tempo, ma un giorno si sveglia e grida".
"Perfino la morte", dice il Papa, "trema, quando un cristiano prega, perché sa che ogni orante ha un alleato più forte di lei: il Signore Risorto. La morte è già stata sconfitta in Cristo, e verrà il giorno in cui tutto sarà definitivo, e lei non si farà più beffe della nostra vita e della nostra felicità".