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venerdì 18 aprile 2025
 
Papa Francesco
 

Papa Francesco: «Nei momenti bui dobbiamo avere il coraggio di lodare Dio»

13/01/2021  Nella catechesi del mercoledì papa Francesco ricorda che è nei momenti di angoscia che il cristiano dà lode a Dio, come fece anche il santo d'Assisi quando compose il suo Cantico.

«Lodare Dio nei momenti difficili e in quelli belli». Seguendo la strada tracciata dai santi e dalle sante. Ma anche, e soprattutto, quella indicata da Gesù. Papa Francesco parla della pregheira di lode commentando il brano di Matteo che «riferisce un fatto davvero sorprendente».. Quando Giovanni Battista, nella sua notte buia gli manda a chiedere se è lui il salvatore perché dubita di essersi sbagliato nella sua predicazione, «Gesù non eleva al Padre un lamento, ma un inno di giubilo: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”». In piena crisi, Gesù benedice il Padre, lo loda. Perché? Anzitutto lo loda per quello che è. Ricorda il Papa: «Padre, Signore del cielo e della terra». Gesù gioisce nel suo spirito «perché sa e sente che suo Padre è il Dio dell’universo, e viceversa il Signore di tutto ciò che esiste è P adre, “Padre mio”. Da questa esperienza di sentirsi “figlio dell’Altissimo” scaturisce la lode».

E poi perché «il Padre perché predilige i piccoli. È quello che Lui stesso sperimenta, predicando nei villaggi: i “dotti” e i “sapienti” rimangono sospettosi e chiusi, mentre i “piccoli” si aprono e accolgono il messaggio. Questo non può che essere volontà del Padre, e Gesù se ne rallegra. Anche noi dobbiamo gioire e lodare Dio perché le persone umili e semplici accolgono il Vangelo. Nel futuro del mondo e nelle speranze della Chiesa ci sono i “piccoli”: coloro che non si reputano migliori degli altri, che sono consapevoli dei propri limiti e dei propri peccati, che non vogliono dominare sugli altri, che, in Dio Padre, si riconoscono tutti fratelli».

Nel momento di apparente fallimento «Gesù prega lodando il Padre. E la sua preghiera conduce anche noi, lettori del Vangelo, a giudicare in maniera diversa le nostre sconfitte personali, giudicare un modo diverso le situazioni in cui non vediamo chiara la presenza e l’azione di Dio, quando sembra che il male prevalga e non ci sia modo di arrestarlo. Gesù, che pure ha tanto raccomandato la preghiera di domanda, proprio nel momento in cui avrebbe avuto motivo di chiedere spiegazioni al Padre, invece si mette a lodarlo. Sembra una contraddizione, ma lì è la verità».

La lode più che a Dio serve a noi. Perché, continua il Papa, «lodando siamo salvati.La preghiera di lode serve a noi. Il Catechismo la definisce così: “È una partecipazione alla beatitudine dei cuori puri, che amano Dio nella fede prima di vederlo nella Gloria”. Paradossalmente deve essere praticata non solo quando la vita ci ricolma di felicità, ma soprattutto nei momenti difficili, quando il cammino si inerpica in salita. È anche quello il tempo della lode».

Attraverso i fallimenti e le sconfitte si arriva alla lode, come fece anche San Francesco che vede che «c’è ancora chi si lascia dilaniare da liti, e in più avverte i passi della morte che si fanno più vicini. Potrebbe essere il momento della delusione estrema e della percezione del proprio fallimento. Ma Francesco in quell’istante prega: “Laudato si’, mi Signore…”. Francesco loda Dio per tutto, per tutti i doni del creato, e anche per la morte, che con coraggio riesce a chiamare “sorella”. I Santi e le Sante ci dimostrano che si può lodare sempre, nella buona e nella cattiva sorte, perché Dio è l’Amico fedele, e il suo amore non viene mai meno».

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