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giovedì 24 aprile 2025
 
 

Udinese, pianeta dei giovani talenti

26/11/2011  La squadra friulana, prima in Serie A, gestisce oltre 100 calciatori tra i 15 e i 24 anni. Li lancia, li valorizza e poi li vende. E le casse della società sono sempre in attivo.

Casse sociali piene, primato in classifica. Il trionfo di un modello calcistico, quello dell’Udinese. Vende e vince, come sempre. Intanto, raccatta giovani speranze, quelle che cederà nel futuro, nella speranza di un ciclo infinito. Per ora, va bene così. Anzi, benissimo. In serie A ormai da molto più di un decennio, chiudendo sempre con un’eccellente posizione in classifica, dalla metà a salire su. L’Europa League sta diventano un’abitudine, senza peraltro disdegnare qualche puntatina nell’Europa dei grandi, quella della Champions League.

Un’apparizione qualche stagione fa, peraltro sfiorando l’accesso agli ottavi (sconfitta in extremis dal Barcellona, a un attimo dal grande sogno), l’accesso alla fase di qualificazione quest’anno, prima di fermarsi al cospetto dell’Arsenal e patire la retrocessione in Europa League (bene il primo turno, qualificazione alla fase successiva ormai in tasca). Se un tempo il rischio erano le vertigini, ora forse non più, tanto ci si è fatta l’abitudine ai quartieri alti. Certo, Francesco Guidolin, il condottiero, sta sempre in guardia, allergico com’è alle esaltazioni. Lui è così: bada al sodo, meno ai sogni. Avrebbe meritato la guida di una grande, in carriera. Se l’è costruita da sé, in Friuli. Questione di manico, certo. Ma pure di organizzazione societaria, se anche tanti predecessori da quelle parti hanno fatto più che bene, a cominciare da Luciano Spalletti, che poi s’è accomodato su panchine importanti.


Primo segreto: la politica societaria. Si punta sui giovani, soprattutto battendo il mercato esterno. Li si lancia, per poi ricavarne soldi dalla vendita e ripartire da capo. Un’organizzazione perfetta, capillare. Che si avvale della collaborazione di 35 osservatori, che scandagliano il pianeta calcistico palmo a palmo, magari privilegiando Sudamerica e Africa, ma senza disdegnare incursioni altrove. E’ così che la società del presidente Pozzo (l’uomo che l’ha messa su) gestisce oltre 100 giovani calciatori, tra i 15 e i 24 anni, come un’autentica multinazionale del calcio, con propaggini in altri campionati, a cominciare dalla Liga spagnola, con il neo-promosso Granada, altra creatura della famiglia Pozzo.


L’estate scorsa, un autentico trionfo. Udinese che approda ai preliminari di Champions League, Granada che trova la strada per la promozione nella Liga. E poi, il resto. L’Udinese che sposta giovani dal Friuli alla Spagna e che (soprattutto) cede alcuni prezzi pregiati al miglior offerente. Un tris d’assi, piazzato sul mercato: l’attaccante Sanchez al Barcellona, il centrocampista Inler al Napoli, il difensore Zapata al Villarreal. Campioni in partenza, nuove speranze sul binario degli arrivi. Che, al netto di tutte le operazioni estive, si traduce in un attivo di mercato di circa 50 milioni di euro. Più che un tesoretto, un vero e proprio forziere pieno d’oro.


Un capolavoro, forse il più grande della storia recente dell’Udinese. Mercato sempre in verde, negli ultimi anni: + 17 milioni l’anno precedente, + 20 milioni ancor prima, + 15 milioni tre estati fa. Ma 50 milioni di attivo non s’erano mai visti. Per di più, i timori sono stati ben presto fugati. Si temevano risultati in ribasso, dopo le tre partenze pesanti. Invece, niente di tutto questo. Anzi, meglio di prima. Un anno fa, l’avvio era stato da incubo. Stavolta, da sogno.

Dopo 10 giornate di campionato, Udinese in testa, insieme alla Lazio. Bianconeri spinti in vetta dai gol del loro bomber Di Natale, l’eccezione che conferma la regola. Vecchietto tra i giovani, s’è innamorato di Udinese, lui napoletano di nascita. A Udinese ha famiglia e futuro. Non volle partire neppure quando lo chiamò la Juventus. E continua a segnare: 8 gol in 10 giornate, numeri da grande. Alle sue spalle, i nuovi giovani, quelli che rappresentano la garanzia per il futuro, il tesoretto da cedere per fa quadrare sempre i conti. E’ il modello Udinese: virtuoso e vincente.

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