Il commissario europeo alle Migrazioni Avramopulos (Reuters).
Più il piano dell'Unione Europea per l'emergenza migranti si precisa, più aumentano i Paesi che gli fanno la fronda. Ieri è arrivata la proposta per redistribuzione dei 40 mila richiedenti asilo (24 mila dall'Italia, 16 mila dalla Grecia) negli altri Paesi Ue e i mugugni sono cresciuti rispetto a qualche giorno fa, quando certo non mancavano. 40 mila persone da distribuire in un'Unione che conta 500 milioni di abitanti sono un'inezia, nemmeno uno sforzo, crisi economica o no; e 24 mila persone dall'Italia, che l'anno scorso ne ha tolte dalle onde quasi 170 mila, sono un sollievo e poco più.
Però è un segnale politico. Diciamo pure un precedente (ciò che passa oggi in misura ridotta potrebbe passare domani in dimensioni più ampie...) che molti faticano a digerire. Una decina di Paesi (Ungheria, Regno Unito, i Baltici, la Repubblica Ceca, in generale i nordici) è decisamente contraria o molto scettica, altri ( Francia, Spagna, Lussemburgo) sono titubanti. Anche se resta inteso che i "migranti economici" saranno rispediti indietro se irregolari e che l'Italia accetterà un rafforzamento dei controlli (soprattutto, la registrazione delle impronte) e si farà "monitorare", nell'attività di controllo, dalle ispezione della Ue.
La redistribuzione dei richiedenti asilo (il termine tecnico, chissà perché, è resettlement) è però la base di tutto il piano europeo, che non prevede operazioni militari in terra libica (l'ha più volte escluso la Mogherini, Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza) né il bombardamento dei barconi (escluso, anche qui più volte, dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon). si tratta, quindi, di agire sulle cause dell'emigrazione con mezzi economici (interventi di aiuto allo sviluppo nei Paesi africani di partenza) e sulle reti dei trafficanti di essere umani con mezzi di polizia e di intelligence.
Prima che questi interventi producano effetti consistenti, però, passerà del tempo. E in questo tempo continueranno ad arrivare migranti. Che andranno, appunto, accolti, identificati e in parte (i richiedenti asilo) smistati. Su questo l'Europa a trazione nordica continua a dividersi.