L'umiltà cristiana non è dimenticare o, peggio, calpestare una corretta autostima, ma riconoscersi limitati, peccatori, bisognosi della Grazia salvifica del Signore. «Nessun profeta è
bene accetto nella sua patria»: l’omelia di Jorge Mario Bergoglio è partita dalle parole
di Gesù rivolte ai suoi conterranei, gli abitanti di Nazaret, presso i
quali non poté operare miracoli perché «non avevano fede». Gesù ricorda
due episodi biblici: il miracolo della guarigione dalla lebbra di Naamàn
il Siro, al tempo del profeta Eliseo, e l’incontro del profeta Elia con
la vedova di Sarepta di Sidone, che fu salvata dalla carestia.
«I
lebbrosi e le vedove – spiega papa Francesco - in quel tempo erano
emarginati». Eppure, questi due emarginati, accogliendo i profeti, sono
stati salvati. Invece, gli abitanti di Nazaret non hanno accettato Gesù, perché «erano
tanto sicuri nella loro ‘fede’, tanto sicuri nella loro osservanza dei
comandamenti, che non avevano bisogno di un’altra salvezza»: «E’
il dramma dell’osservanza dei comandamenti senza fede: "Io mi salvo da
solo, perché vado alla sinagoga tutti i sabati, cerco di ubbidire ai
comandamenti, ma che non venga questo a dirmi che erano meglio di me
quel lebbroso e quella vedova"'. Quelli erano emarginati! E Gesù ci
dice: "Ma, guarda, se tu non ti emargini, non ti senti al margine, non
avrai salvezza". Questa è l’umiltà, la strada dell’umiltà: sentirsi
tanto emarginati che abbiamo bisogno della salvezza del Signore. Solo
Lui salva, non la nostra osservanza dei precetti. E questo non è
piaciuto, si sono arrabbiati e volevano ucciderlo».
La
stessa rabbia – commenta il Papa - colpisce inizialmente anche Naamàn,
perché ritiene ridicolo e umiliante l’invito di Eliseo a bagnarsi sette
volte nel fiume Giordano per essere guarito dalla lebbra. «Il Signore
gli chiede un gesto di umiltà, di ubbidire come un bambino, fare il
ridicolo». Se ne va sdegnato, ma poi, convinto dai suoi servi, torna e
fa quanto detto dal profeta. Quell’atto di umiltà lo guarisce.
«E’
questo il messaggio di oggi, in questa terza settimana di Quaresima –
afferma il Papa -: se noi vogliamo essere salvi, dobbiamo scegliere la
strada dell’umiltà. E questa – ribadisce il Papa - è la strada dell’umiltà: l’umiltà
cristiana non è la virtù di dire: ‘Ma, io non servo per niente’ e
nascondere la superbia lì, no, no! L’umiltà cristiana è dire la verità:
‘Sono peccatore, sono peccatrice’. Dire la verità: è questa la nostra
verità. Ma, c’è l’altra: Dio ci salva. Ma ci salva là, quando noi siamo
emarginati; non ci salva nella nostra sicurezza. Chiediamo la grazia di
avere questa saggezza di emarginarci, la grazia dell’umiltà per ricevere
la salvezza del Signore».