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mercoledì 21 maggio 2025
 
 

«Umiltà è dire: sono peccatore, mi salva Dio»

24/03/2014  Il Papa durante l'omelia della Messa a Santa Marta. «Solo il Signore salva, non la nostra osservanza dei precetti».

L'umiltà cristiana non è dimenticare o, peggio, calpestare una corretta autostima, ma riconoscersi limitati, peccatori, bisognosi della Grazia salvifica del Signore. «Nessun profeta è bene accetto nella sua patria»: l’omelia di Jorge Mario Bergoglio è partita dalle parole di Gesù rivolte ai suoi conterranei, gli abitanti di Nazaret, presso i quali non poté operare miracoli perché «non avevano fede». Gesù ricorda due episodi biblici: il miracolo della guarigione dalla lebbra di Naamàn il Siro, al tempo del profeta Eliseo, e l’incontro del profeta Elia con la vedova di Sarepta di Sidone, che fu salvata dalla carestia.

«I lebbrosi e le vedove – spiega papa Francesco - in quel tempo erano emarginati». Eppure, questi due emarginati, accogliendo i profeti, sono stati salvati. Invece,  gli abitanti di Nazaret non hanno accettato Gesù, perché «erano tanto sicuri nella loro ‘fede’, tanto sicuri nella loro osservanza dei comandamenti, che non avevano bisogno di un’altra salvezza»:  «E’ il dramma dell’osservanza dei comandamenti senza fede: "Io mi salvo da solo, perché vado alla sinagoga tutti i sabati, cerco di ubbidire ai comandamenti, ma che non venga questo a dirmi che erano meglio di me quel lebbroso e quella vedova"'. Quelli erano emarginati! E Gesù ci dice: "Ma, guarda, se tu non ti emargini, non ti senti al margine, non avrai salvezza". Questa è l’umiltà, la strada dell’umiltà: sentirsi tanto emarginati che abbiamo bisogno della salvezza del Signore. Solo Lui salva, non la nostra osservanza dei precetti. E questo non è piaciuto, si sono arrabbiati e volevano ucciderlo».

La stessa rabbia – commenta il Papa - colpisce inizialmente anche Naamàn, perché ritiene ridicolo e umiliante l’invito di Eliseo a bagnarsi sette volte nel fiume Giordano per essere guarito dalla lebbra. «Il Signore gli chiede un gesto di umiltà, di ubbidire come un bambino, fare il ridicolo». Se ne va sdegnato, ma poi, convinto dai suoi servi, torna e fa quanto detto dal profeta. Quell’atto di umiltà lo guarisce.

«E’ questo il messaggio di oggi, in questa terza settimana di Quaresima – afferma il Papa -: se noi vogliamo essere salvi, dobbiamo scegliere la strada dell’umiltà. E questa – ribadisce il Papa - è la strada dell’umiltà: l’umiltà cristiana non è la virtù di dire: ‘Ma, io non servo per niente’ e nascondere la superbia lì, no, no! L’umiltà cristiana è dire la verità: ‘Sono peccatore, sono peccatrice’. Dire la verità: è questa la nostra verità. Ma, c’è l’altra: Dio ci salva. Ma ci salva là, quando noi siamo emarginati; non ci salva nella nostra sicurezza. Chiediamo la grazia di avere questa saggezza di emarginarci, la grazia dell’umiltà per ricevere la salvezza del Signore».

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