Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 19 giugno 2025
 
 

Un'altra finanza è possibile

30/04/2012  Di che cosa si tratta, come funzionano, quali scenari immediati e futuri aprono: parliamo degli investimenti etici, con un occhio al portafoglio e un altro all'interesse sociale.

Oggi è difficile dare torto a chi considera la finanza un’attività quasi diabolica. Dai “tango bonds” argentini al crac Parmalat, dalle  banche d’affari americane fallite alle agenzie di rating accusate di connivenza, fino agli speculatori immobiliari, la finanza mondiale sembra davvero un circolo di manager avidi e senza scrupoli, che si arricchiscono alle spalle dei piccoli risparmiatori. Chi ancora ha qualche soldo da investire è disorientato, diffidente e…tentato dal materasso. Forse invece è proprio questo il momento di scoprire che una finanza etica esiste davvero, e che anzi  può essere la risposta giusta alle turbolenze del mercato. Da anni ormai, infatti, i prodotti finanziari attenti alla dimensione sociale offrono rendimenti  pari o anche superiori ai prodotti “classici”.


Il prodotto etico più diffuso è il fondo comune d’investimento, accessibile anche a budget limitati. Può essere composto da titoli pubblici, da obbligazioni o di azioni, oppure misto. Le azioni ovviamente sono più rischiose, come per qualunque  fondo. 

In che cosa sono diversi dagli altri? Si distinguono tre tipi di approccio: la beneficenza, che devolve una quota dei guadagni a cause sociali; l’esclusione, che rifiuta di investire in settori economici ritenuti contrari all’etica, tipicamente le armi, ma anche il tabacco e le produzioni altamente inquinanti , oppure i titoli di Stato che adottano la pena di morte; infine la selezione, che punta ” in positivo” su aziende socialmente responsabili, quotate nelle Borse mondiali. Criteri di scelta vincolanti non ce ne sono per scegliere i titoli; la maggioranza dei fondi  si affida a indici etici internazionali, che offrono panieri già pronti di aziende, o di Stati, sui quali puntare

Gli indici più autorevoli al mondo sono il Dow JonesSustainability Index e l’indice Ftse4Good della Borsa di Londra. C’è anche un indice europeo, l’Ethical Index Euro, e due indici di Borsa Italiana, lanciati nel 2010. Per entrare in questi indici le aziende devono dimostrare di rispettare i diritti dei lavoratori, anche quelli impiegati nelle fabbriche del Terzo Mondo; di rispettare l’ambiente, riducendo l’inquinamento, promuovendo il riciclo e il riuso, evitando la deforestazione selvaggia per produrre legname o carta e così via; infine, di aiutare le comunità con iniziative sociali a favore dei più disagiati. A volte, questi indici vengono accusati di  fidarsi troppo delle dichiarazioni ufficiali delle aziende, senza controllare se corrispondono alla verità.  

È però vero che tutti vengono  aggiornati, di solito ogni anno, includendo aziende nuove ed eliminando quelle ritenute non più meritevoli. E in ogni caso, come piccoli risparmiatori non abbiamo scelta, visto che non possiamo indagare da soli sulle multinazionali. L’ultima frontiera dell’investimento etico è ancora tutta da scoprire. Si chiama “Impact investing“, nasce per iniziativa del primo ministro inglese Cameron e di un ex dirigente di Goldman Sachs, oggi capo della Big Society Bank, una banca dedicata allo sviluppo della società civile. Se ne è parlato al recente Salone del risparmio, durante un incontro organizzato da Vita, il settimanale della solidarietà. Si tratta di investimenti in aziende che con la propria attività contribuiscono al miglioramento del benessere collettivo, quindi vanno oltre la responsabilità sociale. Esempi tipici, l’energia rinnovabile o l’agricoltura biologica, ma c’è anche l’housing sociale o i servizi sanitari accessibili. Senza limiti alla fantasia. In Italia però l’impact investing non è ancora disponibile per il pubblico, ma solo per investitori professionali. Non resta che aspettare.

Non è un caso che il terremoto finanziario mondiale del 2008 abbia dato il via a una fioritura di proposte d’investimento socialmente responsabili. Negli Stati Uniti, Paese epicentro della crisi, i capitali investiti in questo modo sono triplicati negli ultimi tre anni, passando da 200 a 600 milioni di dollari. L’effetto è stato forte anche in Europa, dove, secondo l’analisi della società di ricerca Vigeo, solo nel  2008 - l’anno nero, quello del fallimento di Lehman Brothers - sono nati  100 nuovi fondi d’investimento etici; nei due anni successivi, altri 342. Nel 2010 erano 879, il doppio del 2007. Poi si sono stabilizzati e oggi se ne contano 886. In testa alla classifica ci sono il Belgio e la Francia, con 460 fondi, oltre la metà del totale.


In Italia la finanza etica è nata in ritardo e ha un’incidenza ancora molto limitata. Inoltre, non ha seguito il resto del mondo nella crescita degli ultimi anni. I fondi comuni italiani censiti da Vigeo sono solo 15. In compenso abbiamo la Banca Etica, specializzata nel finanziare attività di alto valore sociale, e la sua controllata Etica Sgr, che propone solo fondi socialmente responsabili. Inoltre, c’è un’ampia scelta di fondi esteri commercializzati nel nostro Paese. Assogestioni, l’associazione delle società di gestione del risparmio italiane, ha contato complessivamente 40 prodotti disponibili sul mercato italiano. A seconda della propensione al rischio, si può investire in titoli di stato, che rendono meno ma sono (quasi) sicuri, obbligazioni, o azioni, che danno maggiori possibilità di guadagno ma anche un più alto rischio di perdere il capitale. Anche le aziende socialmente responsabili, infatti,  possono “andare in rosso”. In ogni caso, dietro le società di gestione  ci sono sempre importanti banche: attualmente in Italia, oltre a Banca Etica, abbiamo  Intesa San Paolo (Eurizon Capital), Unicredit (Pioneer Investments), Banco Popolare (Aletti Gestielle), Banche di Credito  Cooperativo (Aureo Gestioni) e Banca Sella (Sella Gestioni). Questo garantisce la serietà e professionalità degli operatori.

Ugo Biggeri è il presidente di Banca Etica. Come definisce l'ente che dirige?

«E’ una banca che persegue finalità di benessere collettivo, e lo dimostra informando costantemente i risparmiatori su quello che fa. Noi mettiamo su internet tutti i progetti che finanziamo (abbiamo verificato: nel web si possono vedere 919 progetti aggiornati al primo aprile, e ciò unicamente riferito alla Lombardia, ndr.)».

Quanto al benessere collettivo, dobbiamo pensare che le altre banche non se ne occupano?
«Ci sono banche più sensibili, quelle cooperative  ad esempio (noi stessi lo siamo). Ma in generale, oggi le grandi banche non hanno più come attività principale quella originaria di sostenere l’economia raccogliendo risparmio e impiegandolo per finanziare le imprese. Vivono invece di commissioni e di investimenti speculativi». 

Che tipi di attività finanziate?
«Per esempio, interventi di efficienza energetica o produzione di energie rinnovabili; oppure attività agricole su terreno confiscati alle mafie. Un progetto molto innovativo è l’acquisto di imprese  in crisi da parte dei lavoratori uniti in cooperativa, per rilanciarle. I finanziamenti sono cresciuti del 23% dall’anno scorso, in un mercato sostanzialmente fermo».

Che possibilità offre Banca Etica al risparmiatore?
«Oltre ai classici prodotti come il conto corrente, si possono acquistare le nostre obbligazioni, che rendono più dei depositi ,anche se un po’ meno di quelle delle altre banche. Poi diamo la possibilità di essere nostri soci, anche con piccole somme. Qui non si guadagna, però, perché tutti gli utili sono reinvestiti. C’è solo la soddisfazione di dare un contributo al bene comune. Il valore delle azioni, però, può aumentare di valore nel tempo». 

Parlando di fondi comuni, qual è l’offerta di Banca Etica?
«La nostra controllata Etica sgr è specializzata nei fondi d’investimento etici: gestisce 500 milioni di euro, sottoscritti da quasi 22.000 risparmiatori. Con ottimi risultati: ad esempio il fondo obbligazionario bilanciato “Valori responsabili” ha ricevuto il prestigioso premio Lipper sia nel 2010 che nel 2011. Questo dimostra che l’approccio responsabile alla finanza non comporta di rinunciare a un buon rendimento».

WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
I vostri commenti
1

Stai visualizzando  dei 1 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo