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lunedì 21 aprile 2025
 
 

Un anno fa cadeva Mosul, parla il patriarca

10/06/2015  Louis Raphael Sako, guida della Chiesa caldea, si è rivolto ai profughi costretti a fuggire dalla loro città per esprimere la propria vicinanza nella preghiera, insieme alla speranza di un rapido ritorno a casa: «Solo la riconciliazione nazionale può salvare il Paese».

Monsignor Louis Raphael Sako (primo da destra), patriarca dei Caldei. Foto Reuters.
Monsignor Louis Raphael Sako (primo da destra), patriarca dei Caldei. Foto Reuters.

Accadde esattamente un anno fa. Di notte. Tra il 9 e il 10 giugno 2014, davanti all'assalto delle milizie dello Stato islamico,  munite di lanciagranate e mitragliatrici montate su fuoristrada, le truppe dell'esercito regolare di stanza a Mosul, seconda città dell'Iraq, fuggirono lasciando nelle mani dei jihadisti anche le basi militari piene di armi pesanti. Nel primo anniversario di quella tragedia, il patriarca di Babilonia dei caldei, Louis Raphael Sako ha scritto un messaggio rivolgendosi ai profughi costretti a fuggire dalla loro città, con le loro case da lì a poco occupate e saccheggiate. Le abitazioni dei cristiani furono marchiate con la lettera "n"  dell'alfabeto arabo, che stava per "nazareni".

Nello scritto, divulgato dall'agenzia di stampa Fides, il patriarca ha espresso la sua vicinanza nella preghiera. Spero, ha aggiunto, “che possiate tornare presto a casa, nella terra dei vostri padri”. Monsignor Sako  ha richiamato anche i politici iracheni a lavorare sinceramente per la riforma e la riconciliazione. Solo la prospettiva della riconciliazione nazionale – ha ricordato il primate della Chiesa caldea – potrà porre fine alla tragedia di un popolo intero, facendo in modo che gli iracheni non continuino a combattersi e a uccidersi giustificando i conflitti con motivi religiosi, e i bambini non continuino a morire “per la fame, per la sete o perchè mancano i medicinali”. Il patriarca ha infine confermato che la Chiesa farà ogni sforzo per continuare a sostenere materialmente e spiritualmente le moltitudini dei rifugiati sparsi sia sul territorio nazionale che nei Paesi vicini, continuando a pregare affinché il Signore conceda presto il dono della pace.

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