Il 2014 non è stato benevolo per
le famiglie: l’economia, la politica,
persino la meteorologia non
le hanno certo aiutate. Molte
famiglie nel nostro Paese sono
arrivate a fine 2014 col fiato corto,
con una sensazione di fatica e di
difficoltà. Sono ben poche quelle che
possono guardarsi indietro e dire con
soddisfazione: «Quest’anno è andata
proprio bene!».
Del resto si sa, fare
famiglia è un’impresa, e come ogni
impresa esige coraggio e prudenza,
disponibilità al rischio ma anche
previsione delle difficoltà, creatività
e stabilità.
La crisi ha continuato a picchiare
duro, ed è ancora cresciuto il numero
di persone e famiglie povere. Purtroppo
nel nostro Paese più che altrove il
rischio di povertà aumenta con il
numero di figli, soprattutto a causa
di un sistema fiscale che non genera
equità per i nuclei familiari, ma colpisce
i più deboli. Il lavoro che non
c’è, in particolare per i giovani, costituisce
un altro dramma familiare, e i
genitori adulti, oltre alla quotidiana preoccupazione per il proprio lavoro,
sempre più incerto, aggiungono anche
il lacerante pensiero per il futuro
dei figli, che restano in casa per troppi
anni.
Giovani in difficoltà, penalizzati,
che quindi non riescono nemmeno
ad avere figli: gli ultimi dati dicono di
una natalità ormai ai minimi storici,
solo in parte compensata dalla
maggiore fertilità delle famiglie straniere.
Un Paese che invecchia e sempre
più giovani che anziché lavorare
e formare nuove famiglie qui, vanno
all’estero. Non è la fuga dei cervelli,
è la fuga della speranza e del futuro!
Se l’economia non ha aiutato la famiglia,
neanche la politica ha fatto
il suo dovere.
Anzi, l’agenda del 2014
è ricca di passaggi in cui le scelte politiche
hanno di fatto calpestato l’idea
che la famiglia sia un valore sociale,
da promuovere e custodire.
Sembra
piuttosto in azione un consapevole
progetto di smantellamento del “valore
famiglia”, a favore di una liquidità
di scelte di vita individuali, dove i
legami solidi, del matrimonio, della
responsabilità genitoriale, del patto
tra le generazioni sono i veri nemici
del progresso.
Si può parlare di un
crescente processo di totale messa in
discussione dell’identità stessa della
persona, del matrimonio e della famiglia,
nella politica, nelle amministrazioni
locali, nei tribunali e nel sistema
giuridico. Ad esempio con la radicale
banalizzazione e privatizzazione del
legame matrimoniale, approvando
una legge secondo cui il matrimonio
può essere sciolto con un puro accordo
privato tra le parti, solo comunicandolo
in Comune.
Oppure si può ricordare la drammatica
liberalizzazione dei metodi di
fecondazione artificiale eterologa, che
rischia di interrompere radicalmente il
legame tra generatività e relazione tra
uomo e donna, con le possibili derive
dell’utero in affitto, della scelta del figlio
sul “catalogo dei donatori”, dell’eliminazione
dei “prodotti difettosi”.
Un altro attacco alla famiglia è il
paradossale rovesciamento dei diritti
che avviene quando viene preteso un
nuovo presunto “diritto alla genitorialità”,
che di fatto asservisce il figlio
ai desideri di un’altra persona, che
pretende di diventare genitore, che
vuole “avere un figlio”, quasi fosse un
bene di cui disporre, su cui accampare
un diritto, anziché pensare al figlio
come un dono da accogliere e di cui
porsi a servizio.
Diceva papa Francesco,
nel suo messaggio alla Settimana
sociale di Torino, nell’autunno 2013:
«La famiglia così intesa [prima società
naturale, come recepito anche
nella Costituzione della Repubblica
Italiana], rimane il primo e principale
soggetto costruttore della società
e di un’economia a misura d’uomo,
e come tale merita di essere fattivamente
sostenuta».
Ma le famiglie italiane stanno ancora
aspettando questo sostegno, e il 2014
è intanto volato via. E intanto vivono,
amano, soffrono, risparmiano, lottano,
cercano lavoro, per proteggere i propri
cari e per costruire il futuro del Paese.
Ma fino a quando resisteranno?