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Un arbitro rigoroso a servizio dell'unità

02/02/2015  In un Paese che ha smarrito l’anima, la sua elezione al Quirinale è una speranza per tutti. Una lezione di sobrietà

Dopo un ventennio esuberante di eccessi, ostentazioni indecorose, improvvisazioni e strappi istituzionali, la ricreazione è finita. Finalmente. Così ci sembra dai primi segnali. Il suono della campanella, dal più alto colle della politica, annuncia il ritorno a una normalità disciplinata.
La convergenza degli elettori su un uomo delle istituzioni, con un passato limpido e coerente ai valori della democrazia, rinnova la fiducia nella politica. In questi tempi non è cosa di poco conto. E riavvicina i cittadini allo Stato.
Parliamo di una politica “alta”, quella che è servizio al bene comune, lontana anni luce dagli affarismi, spartizioni di interessi e privilegi di una “casta” che non sa più cos’è il Paese reale, avendo smarrito la vicinanza con la gente e i bisogni concreti delle famiglie e dei cittadini.

In tempi di politica “urlata”, da spettacolo, fatta all’insegna dei sondaggi e degli umori della gente, l’elezione di Sergio Mattarella a nuovo presidente della Repubblica è una lezione di stile, nella sobrietà delle parole e dei gesti. Dalla sua prima dichiarazione, scarna e concisa come un tweet («Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini»), è tracciata la linea che segnerà il settennato di presidenza. Sarà un arbitro imparziale, come dimostra un passato di politico a schiena dritta, rispettoso del dialogo e delle idee altrui, ma senza cedimenti a intrighi e compromessi al ribasso.

Ai “professionisti del fango” e a quelli che “pescano sempre nel torbido”, che sono già all’opera, non li inganni la mitezza, che non è debolezza. Sarà difficile scalfire la “fermezza silenziosa” e lo spessore morale di un uomo temprato da una seria formazione cristiana, dagli insegnamenti del Vaticano II e della dottrina sociale della Chiesa, che ha a fondamento la dignità e l’uguaglianza di ogni persona, nonché l’attenzione agli ultimi e ai più svantaggiati. Ma è un uomo temprato anche da una vicenda familiare, l’uccisione del fratello Piersanti dalla mafia, che ha segnato la sua vita, spingendolo all’impegno diretto nella politica e alla lotta contro la corruzione e la malavita organizzata. C’è da augurarsi che la tensione morale suscitata da questa elezione abbia un seguito nel Paese. E che la politica smetta, finalmente, il teatrino cui ci ha abituati, con le aule del Parlamento trasformate spesso in curve da stadi. E ci sia un ritorno alla serietà, alla dignità e al decoro, che deve caratterizzare i rappresentanti delle istituzioni, a ogni livello, chiamati a servire il Paese e i propri concittadini, e non altro.

Infine, se è lecito, una raccomandazione: «Caro presidente, non dimentichi la famiglia, soprattutto con più figli; imiti papa Francesco che ne ha fatto tema di riflessione di due Sinodi. In un Paese che ha smarrito l’anima, ridia speranza e futuro alle famiglie e alle nuove generazioni. La ringrazio, assieme a tutti i nostri lettori, per il servizio che renderà al Paese».

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