Un bel libro per l'estate? Di quelli che appassionano, fanno compagnia, creano un mondo parallelo nel quale tornare non appena ne abbiamo il tempo? Il mio consiglio è: Le leggi della frontiera di Javier Cercas (Guanda). Un gran bel libro.
La voce narrante è quella del Gafitas (occhialetti), un ragazzo di 16 anni di una famiglia della classe media che vive a Gerona, in Spagna. La sua versione dei fatti è completata e integrata da un'altra voce, che nella prima parte del romanzo è quella di un ispettore della polizia, nella seconda quella del direttore del carcere cittadino.
Siamo nel 1978. Gerona è materialmente e simbolicamente divisa in due da un fiume, che segna una frontiera insieme, geografica, sociale, culturale, economica. Al di qua, vivono famiglie normali della media borghesia; al di là, immigrati, poveracci, emarginati, delinquenti. Il Gafitas abita al di qua. È un ragazzo come tanti altri della sua età, al quale tocca vivere una continua umiliazione a causa di un crudele coetaneo e compagno di scuola, che lo tormenta a ripetizione. Cercando di sfuggirgli durante l'estate, Gafitas trova impiego in una sala giochi, dove avverranno gli incontri fatali della sua esistenza: con il Zarco, un capobanda carismatico che lo arruolerà nella sua banda per commettere furti e rapine, e Tere, un'affascinante ragazza che sarà la motivazione segreta di tutte le sue decisioni. Inutile dire che Zarco e Tere provengono dal quartiere che sta oltre la frontiera...
Dello sviluppo della trama, diremo ancora soltanto che, se la prima parte del libro ricostruisce l'adolescenza e le gesta della banda di Zarco, che diventerà un vero e proprio mito per le generazioni giovanili, esaltato dai media, dal cinema e dai libri, la seconda, compiendo un salto temporale, ci restituisce gli stessi protagonisti alcuni decenni dopo, quando Zarco, attraverso Tere, si rimetterà in contatto con il Gafitas, divenuto un avvocato di successo, per tentare di ottenere la libertà.
Stratificato, passibile di diverse, forse infinite letture, Le leggi della frontiera è un libro affascinante e complesso, scritto in un linguaggio limpido e diretto. Che cosa ha voluto raccontare Javier Cercas? Anzitutto una storia di formazione. Sono intense ed efficaci le pagine in cui descrive prima l'umiliazione in cui il Gafitas, 16enne, precipita, e l'affacciarsi su un mondo a lui totalmente estraneo, da cui resterà irrimediabilmente irretito. Entrerà nella banda alla ricerca di un riscatto? Oppure sarà Tere - la ragazza più bella del mondo, penserà fin dalla prima volta che la vede - a giocare un ruolo decisivo? E quali rapporti intercorrono fra Zarco e Tere?
Le leggi della frontiera è anche un romanzo storico, che coglie Gerona nella delicata fase del trapasso dal franchismo alla democrazia. È, ancora, un romanzo sociale: nonostante i continui attraversamenti, e soprattutto nonostante l'attraversamento del Gafitas, chi è nato e cresciuto al di qua resterà una persona dannata, disperata, perduta e nessun tentativo di cambiamento o redenzione si rivelerà possibile. In un passaggio drammatico, il Zarco proverà ad aprire gli occhi a Gafitas: non hai capito che siamo diversi e tali resteremo per sempre, gli dice? Cercas sembra quasi denunciare l'illusione di chi pensa e pretende di poter cambiare la natura degli uomini, di riscrivere la loro storia, cancellando provenienza, origini, cultura. È questo, ancora, un libro sulla forza dell'amore e dell'amicizia, sul significato di lealtà, tradimento e senso di colpa. E non manca nemmeno un'implicita condanna del ruolo dei mass media nel creare - o demolire, non cambia - miti e leggende da dare in pasto alla società affamata di eroi, non importa se positivi o negativi.
Con magistrale abilità e sicurezza, dentro un meccanismo letterario pressoché perfetto, dando la parola ai suoi protagonisti Cercas apre uno dopo l'altro nuovi sipari sulla vicenda, svelandone nuovi aspetti, sfumature sorprendenti, punti di vista inediti. Sembra di viaggiare in una strada di montagna piena di tornanti, dopo i quali, ogni volta, il panorma fin lì ammirato è cambiato in qualche particolare, per nulla irrilevante. Per questo il suo romanzo ci sembra anche un libro sull'impossibilità di conoscere una verità piena e oggettiva, sull'illusione - ancora! - di pervenire a una versione dei fatti condivisa e accettata.
Infatti l'ultimo capitolo, affidato al grande protagonista, il Gafitas, ribalta per l'ennesima volta tutte le certezze e mezze verità fin lì acquisite, non per stabilirne altre, ma solo per sollevare una ridda di domande. Alle quali non c'è risposta.