Non aveva neanche un anno di vita “Giorgio” quando è entrato in casa Pintonato per la prima volta. Ha imparato a cam-minare qui, tra la cucina e l’ampio salone. Ora che di anni ne ha due, zompa ovunque, sale e scende come un gatto dai divani, tenendosi ben stretto in capo il casco da motociclista giallo che ha prelevato dalla camera di Niccolò, uno dei due figli, ormai maggiorenni, della signora Miriam, 53 anni, volontaria in un Cav cioè un “Centro di aiuto alla vita”.
Giorgio trascorre qui, in questa villetta a Vigodarzere, Comune alle porte di Padova, due giorni alla settimana. Il resto del tempo lo passa assieme alla madre, una giovane nigeriana, ora ospite in una casa d’accoglienza nel capoluogo veneto, sbarcata in Italia dalla Libia nel 2012, dopo uno dei tanti viaggi della speranza su una boat people. Rimasta incinta, non voleva far nascere il bimbo, trovandosi sola, senza sostegno alcuno.
UNA SEGNALAZIONE DELLA POLIZIA. A prendersi cura della donna e di suo figlio, che ora frequenta regolarmente il nido, è stato il Centro di aiuto alla vita di Padova. Giorgio è un bambino salvato”; uno dei molti che ogni giorno rischiano di non nascere a causa della disperazione di tante donne che i drammi della vita hanno infilato in un tunnel nerissimo che sembra senza uscita. «Quando la polizia ce l’ha segnalata, la ragazza africana era incinta di sette mesi e sopravviveva elemosinando alla stazione», racconta Miriam. «Convinta a portare a termine la gravidanza, è entrata nella nostra casa d’accoglienza dove si ospitano madri sole con i loro figli piccoli e lì l’ho conosciuta durante i miei turni di volontariato al Cav».
La giovane è rimasta in quel centro fino alla fine del 2013, poi ha trovato un’altra sistemazione. Date le sue difficoltà, Miriam le ha proposto di ospitare Giorgio per un paio di giorni a settimana in casa propria. Nel frattempo al Centro si stanno occupando del permesso di soggiorno e del passaporto della donna. «Così ci coccoliamo, come fosse un figlio,questo bimbo che ha riempito di allegria e confusione la nostra casa. Per donare a lui un po’ di serenità ho mobilitato tutti, a iniziare da mio figlio Niccolò che, quando rincasa nel pomeriggio. diventa il compagno di giochi preferito di Giorgio e sta con lui alla Playstation affascinato dagli omini che si muovono nel monitor», spiega ancora mamma Pintonato. «So che quando la madre di Giorgio deciderà d’andarsene da qui, per noi sarà dura, ma siamo chiamati a questo compi-to. E quest’esperienza la ricorderemo per sempre» aggiunge.
IL RUOLO DEI VOLONTARI. Miriam s’è imbattuta nel Movimento per la vita quasi per caso, poco più di due anni fa. «Avevo smesso di lavorare e mi trovavo ad avere nuovamente del tempo libero a disposizione. Avevo sempre desiderato impegnarmi nel campo dell’aiuto all’infanzia. E, smanettan-do in Internet, m’imbattei nel sito del Centro di aiuto alla vita di Padova. Era quello che volevo. Mi sono presentata e m’hanno fatto cominciare subito». Da allora Pintonato dedica due mezze giornate alla settimana nella sede del Cav e un sabato al mese.
I volontari dei Centri di aiuto alla vita svolgono un ruolo fondamentale di accoglienza delle donne, spesso poco più che ventenni, quasi sempre sole e straniere, in situazione di maternità molto difficili. «Sono così disperate che spesso vedono nell’aborto l’unica via d’uscita. Ma se arrivano da noi, tramite il passaparola di qualche connazionale passata prima di loro, significa che nel cuore tengono ancor viva la fiamma della speranza di poter dare alla luce il loro bimbo e di potersene occupare in qualche modo», spiega la volontaria padovana.
LE VITE UMANE SALVATE. E il Centro ancor prima che il necessario aiuto materiale, denaro o generi di necessità per il neonato, offre loro una spalla su cui piangere, un’amica con cui condividere dolori, umiliazioni e sofferenze, un incoraggiamento per capire che, nonostante tutto, ce la puoi fare. In questi 35 anni di attività il Centro di aiuto alla vita di Padova, che ora conta su una decina di mamme volontarie, più una psicologa e un avvocato per consulenze, ha contribuito a far nascere 2.052 bambini assistendo 2.886 gestanti e dando assistenza a 7.840 donne. Nel solo 2013 ha sostenuto la nascita di 122 bambini seguendo 188 gestanti e altre 491 non gestanti ma con figli neonati, il 20 per cento delle quali ha potuto anche usufruire dell’ospitalità nelle strutture d’accoglienza del Cav.