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domenica 16 febbraio 2025
 
INTERVISTA DEL PAPA
 

Francesco: «Un credente non può fare la vita di un faraone»

06/11/2015  Il Papa ha parlato con il giornale di strada olandese Straatnieuws. Sul tema casa: «C'è una tentazione: parlare della povertà o dei senzatetto e condurre una vita da faraone: questo non si può fare». La seconda tentazione «è la corruzione nella vita pubblica, sia politica, sia religiosa»

L'intervista concessa dal Papa al giornale di strada olandese Straatnieuws
L'intervista concessa dal Papa al giornale di strada olandese Straatnieuws

 Chi vive da faraone non può parlare di poveri. Papa Francesco è chiaro nel rispondere alle domande del giornale di strada Straatnieuws che lo intervista sul tema. I redattori olandesi insistono molto sul tema della casa. « Gesù è venuto al mondo senzatetto e si è fatto povero. Poi la Chiesa vuole abbracciare tutti e dire che è un diritto di avere un tetto sopra di te. Nei movimenti popolari si lavora con tre ‘t’ spagnole, trabajo (lavoro), techo (casa) e tierra (terra). La chiesa predica che ogni persona ha il diritto a queste tre ‘t’», dice il Papa nell'intervista che Radio vaticana traduce integralmente

Il Papa sottolinea due tentazioni. La prima: «la Chiesa deve parlare con la verità e anche con la testimonianza: la testimonianza della povertà. Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone: questo non si può fare. Questa è la prima tentazione». E la seconda è «fare accordi con i Governi. Si possono fare accordi, ma devono essere accordi chiari, accordi trasparenti. Per esempio: noi gestiamo questo palazzo, ma i conti sono tutti controllati, per evitare la corruzione. Perché c’è sempre la tentazione della corruzione nella vita pubblica. Sia politica, sia religiosa.  Io ricordo che una volta con molto dolore ho visto - quando l’Argentina sotto il regime dei militari è entrata in guerre con la Gran Bretagna per le Isole Malvine - che la gente dava delle cose, e ho visto che tante persone, anche cattolici, che erano incaricati di distribuirle, le portavano a casa. C’è sempre il pericolo della corruzione.  Una volta ho fatto una domanda a un ministro dell’Argentina, un uomo onesto. Uno che ha lasciato l’incarico perché non poteva andare d’accordo con alcune cose un po’ oscure Gli ho fatto la domanda: quando voi inviate aiuti, sia pasti, siano vestiti, siano soldi, ai poveri e agli indigenti: di quello che inviate, quanto arriva là, sia in denaro sia in spesa? Mi ha detto: il 35 per cento. Significa che il 65 per cento si perde. È la corruzione: un pezzo per me, un altro pezzo per me».

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