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lunedì 23 giugno 2025
 
 

Un digiuno per Madre Terra

24/08/2013  Dal 16 agosto don Albino Bizzotto beve soltanto acqua. Per richiamare l'attenzione sulla salvaguardia del pianeta – dice – e contro il consumo di territorio che, specie a Padova e nel Nordest, ne sta divorando ogni giorno ben 38 ettari.

“Carissimo don Albino, sono la mamma di un bimbo di quasi sette mesi. Ti scrivo GRAZIE. Grazie perché stai portando alla luce una realtá scomoda, che è sotto gli occhi di tutti. Il profitto a ogni costo da un lato e l'indifferenza dall'altro hanno portato ad avere un paesaggio martoriato e senza senso. Ti ringrazio perché ti stai 'battendo' anche per mio figlio".

Questa lettera è una delle tante manifestazioni di stima e solidarietá ricevute in questi giorni da don Albino Bizzotto, presidente dell'associazione Beati i costruttori di pace, che da venerdì 16 agosto sta digiunando a sola acqua per la salvaguardia del pianeta e contro il consumo di territorio che, specie nella sua Padova e nel Nordest, sta divorando ogni giorno ben 38 ettari, da vent'anni a questa parte.

Lo incontriamo nel cortile della sede dell'associazione, dove dall'inizio del digiuno risiede in un camper, disponibile a incontrare chiunque.

«Sul piano pratico», spiega don Albino, «mi batto per la tutela del territorio e del paesaggio e contro il consumo di suolo. Sul piano del pensiero, deve esser chiaro che questa crisi non è economico/finanziaria, ma antropica. Gli studiosi ci dicono che ormai stiamo consumando più di quanto il pianeta possa produrre: secondo i calcoli, dal 20 agosto abbiamo esaurito le risorse disponibili per quest'anno e stiamo consumando a credito. Se continuiamo così, nel 2050 avremo bisogno di due pianeti».

Non è solo ambientalismo, don Bizzotto ne fa una questione teologica. Richiamandosi al teologo della liberazione Leonardo Boff, ma anche al messaggio dei vescovi "Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra" del 2012, spiega che il rispetto e l'amore per il pianeta, la tutela del territorio e del paesaggio sono vitali. «La terra non è né una cosa, né una risorsa, né una discarica, né una proprietà per le nostre speculazioni: è invece l'organismo vivente che garantisce tutti gli elementi di vita a tutti gli esseri viventi, uomo compreso».

La voce del sacerdote è affaticata dal digiuno prolungato, ma il pensiero è lucidissimo: «Non siamo noi ad aver generato la terra, è la terra che genera tutta la vita. E noi vogliamo innescare un cambiamento culturale, assumere il punto di vista della terra. Crediamo che Dio ha dato il via alla creazione e che l'uomo ne è il vertice, ma non per dominare da solo, bensì per esprimere tutta la bellezza e la varietà, dar voce e gioia a tutto l'esistente. Dalla crisi non si esce con la crescita quantitativa. È una crisi antropica: bisogna rivedere i rapporti tra i popoli e col pianeta, che è in grande sofferenza».

«Non rispettare la grammatica della natura», insiste don Albino, «non riparare i danni fatti, non accogliere le funzioni della terra a servizio di tutto e di tutti significa nella pratica essere atei. Io pongo un problema di ateismo: tutti parliamo della salvaguardia del creato o dell'ambiente, ma non accettiamo la concretezza e la materialità della terra, che non è un'astrazione. Dio è un'astrazione, secondo alcuni, ma la terra no! La frase del Vangelo di domenica prossima, "In realtà io non vi conosco", riguarda anche il pianeta, la più povera e maltrattata tra le creature dell'universo».

E come di una creatura viva ne parla don Albino, con un amore e un rispetto profondi. E i tanti attestati di stima ricevuti in questi giorni da singoli e associazioni, comitati e anche esponenti politici mostrano che il suo gesto coglie nel segno: «Ci sentiamo tutti impotenti davanti alle grandi opere, al project financing che sta ipotecando il futuro dei nostri figli, indebitandoci con i privati per i prossimi 30-40 anni, per non parlare della corruzione che spesso si annida dietro gli appalti (con persone già in carcere e la magistratura che sta indagando su altre) e la non democraticità di decisioni che influenzano irrimediabilmente la vita di tutti».

Per questo don Bizzotto si pone degli obiettivi concreti tramite il digiuno: innanzitutto sensibilizzare sull'urgenza del tema e poi sollecitare una coordinata e forte azione politica per fermare le grandi opere e il project financing in Veneto.

Perché il digiuno?, gli domandiamo prima di congedarci. «Perché», spiega, «è una modalità nonviolenta che non crea disturbo o fastidio ad altri, nessuno paga le conseguenze della mia scelta. In secondo luogo provoca una grande debolezza e l'appello che parte dalla debolezza riceve una più diretta accoglienza, provoca empatia, quasi una com-passione, in senso positivo».

La scelta del periodo non è casuale: agosto è il mese in cui i comitati territoriali non sono attivi, così il digiuno di don Albino non ne intralcia il lavoro ma anzi offre loro uno spunto per riprendere a settembre. Inoltre, con la carenza di notizie durante le vacanze, l'appello di don Bizzotto riesce a trovare spazio sui mezzi d'informazione, via maestra per sensibilizzare e contribuire alla nascita di una nuova coscienza collettiva.

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