“Carissimo
don Albino, sono la mamma di un bimbo di quasi sette mesi. Ti scrivo
GRAZIE. Grazie perché stai portando alla luce una realtá scomoda,
che è sotto gli occhi di tutti. Il profitto a ogni costo da un lato
e l'indifferenza dall'altro hanno portato ad avere un paesaggio
martoriato e senza senso. Ti ringrazio perché ti stai 'battendo'
anche per mio figlio".
Questa
lettera è una delle tante manifestazioni di stima e solidarietá
ricevute in questi giorni da don Albino Bizzotto, presidente
dell'associazione Beati i costruttori di pace, che da venerdì 16
agosto sta digiunando a sola acqua per la salvaguardia del pianeta e
contro il consumo di territorio che, specie nella sua Padova e nel
Nordest, sta divorando ogni giorno ben 38 ettari, da vent'anni a
questa parte.
Lo
incontriamo nel cortile della sede dell'associazione, dove
dall'inizio del digiuno risiede in un camper, disponibile a
incontrare chiunque.
«Sul
piano pratico»,
spiega don Albino, «mi
batto per la tutela del territorio e del paesaggio e contro il
consumo di suolo. Sul piano del pensiero, deve esser chiaro che
questa crisi non è economico/finanziaria, ma antropica. Gli studiosi
ci dicono che ormai stiamo consumando più di quanto il pianeta possa
produrre: secondo i calcoli, dal 20 agosto abbiamo esaurito le
risorse disponibili per quest'anno e stiamo consumando a credito. Se
continuiamo così, nel 2050 avremo bisogno di due pianeti».
Non
è solo ambientalismo, don Bizzotto ne fa una questione teologica.
Richiamandosi al teologo della liberazione Leonardo Boff, ma anche al
messaggio dei vescovi "Educare alla custodia del creato per
sanare le ferite della terra" del 2012, spiega che il rispetto e
l'amore per il pianeta, la tutela del territorio e del paesaggio sono
vitali. «La
terra non è né una cosa, né una risorsa, né una discarica, né
una proprietà per le nostre speculazioni: è invece l'organismo
vivente che garantisce tutti gli elementi di vita a tutti gli esseri
viventi, uomo compreso».
La
voce del sacerdote è affaticata dal digiuno prolungato, ma il
pensiero è lucidissimo: «Non
siamo noi ad aver generato la terra, è la terra che genera tutta la
vita. E noi vogliamo innescare un cambiamento culturale, assumere il
punto di vista della terra. Crediamo che Dio ha dato il via alla
creazione e che l'uomo ne è il vertice, ma non per dominare da solo,
bensì per esprimere tutta la bellezza e la varietà, dar voce e
gioia a tutto l'esistente. Dalla crisi non si esce con la crescita
quantitativa. È una crisi antropica: bisogna rivedere i rapporti tra
i popoli e col pianeta, che è in grande sofferenza».
«Non
rispettare la grammatica della natura»,
insiste don Albino, «non
riparare i danni fatti, non accogliere le funzioni della terra a
servizio di tutto e di tutti significa nella pratica essere atei. Io
pongo un problema di ateismo: tutti parliamo della salvaguardia del
creato o dell'ambiente, ma non accettiamo la concretezza e la
materialità della terra, che non è un'astrazione. Dio è
un'astrazione, secondo alcuni, ma la terra no! La frase del Vangelo
di domenica prossima, "In realtà io non vi conosco",
riguarda anche il pianeta, la più povera e maltrattata tra le
creature dell'universo».
E
come di una creatura viva ne parla don Albino, con un amore e un
rispetto profondi. E i tanti attestati di stima ricevuti in questi
giorni da singoli e associazioni, comitati e anche esponenti politici
mostrano che il suo gesto coglie nel segno: «Ci
sentiamo tutti impotenti davanti alle grandi opere, al project
financing che sta ipotecando il futuro dei nostri figli,
indebitandoci con i privati per i prossimi 30-40 anni, per non
parlare della corruzione che spesso si annida dietro gli appalti (con
persone già in carcere e la magistratura che sta indagando su altre)
e la non democraticità di decisioni che influenzano
irrimediabilmente la vita di tutti».
Per
questo don Bizzotto si pone degli obiettivi concreti tramite il
digiuno: innanzitutto sensibilizzare sull'urgenza del tema e poi
sollecitare una coordinata e forte azione politica per fermare le
grandi opere e il project financing in Veneto.
Perché
il digiuno?, gli domandiamo prima di congedarci. «Perché»,
spiega, «è
una modalità nonviolenta che non crea disturbo o fastidio ad altri,
nessuno paga le conseguenze della mia scelta. In secondo luogo
provoca una grande debolezza e l'appello che parte dalla debolezza
riceve una più diretta accoglienza, provoca empatia, quasi una
com-passione, in senso positivo».
La
scelta del periodo non è casuale: agosto è il mese in cui i
comitati territoriali non sono attivi, così il digiuno di don Albino
non ne intralcia il lavoro ma anzi offre loro uno spunto per
riprendere a settembre. Inoltre, con la carenza di notizie durante le
vacanze, l'appello di don Bizzotto riesce a trovare spazio sui mezzi
d'informazione, via maestra per sensibilizzare e contribuire alla
nascita di una nuova coscienza collettiva.