GABRIELLA S. - Mi piacerebbe che Dio non fosse “motore immobile”, che fosse meno assente o indifferente, che suo Figlio fosse venuto a sanare non solo l’anima, per la colpa originale, ma tutte le pene umane. E meno male che dall’esempio delle sofferenze di Cristo e dai suoi insegnamenti sono nate tante opere buone e anime belle.
Neppure per Aristotele o Tommaso d’Aquino Dio è “motore immobile”, ma piuttosto “motore immoto”, in quanto non è mosso da altri se non da sé stesso, ossia non è condizionato né determinato nel suo movimento. Quindi Dio si muove e si è mosso (commosso) nei confronti dell’umanità ferita, soprattutto con l’incarnazione, passione, morte e risurrezione del suo Figlio. E proprio il risorto ci offre un messaggio chiaro che non riguarda solo la salvezza o l’immortalità dell’anima, ma tutta la nostra persona, compresa la corporeità. Questo messaggio di speranza ci pone di fronte al nostro destino ultimo che siamo chiamati a preparare nella nostra esistenza storica, attraverso scelte di giustizia e solidarietà che incarnano l’intenzione di Dio di salvare tutto l’uomo (corpo, anima e spirito) e tutti gli uomini.