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martedì 15 ottobre 2024
 
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Un dono, un dovere: il magistero di Bergoglio sul lavoro

30/04/2015  Sono stati numerosi gli interventi del Papa su questo argomento, considerato un diritto fondamentale dell'umanità come l'acqua, il cibo e l'aria.

Il lavoro è un diritto fondamentale perché insieme è dono e dovere. Insomma il lavoro è un bene della creazione, come l’acqua, la terra, il cibo, la vita. E quindi va protetto e usato bene. Papa Francesco ha parlato tante volte del lavoro e la sintesi del suo pensiero può essere racchiusa in poche righe. Ha incontrato chi ha lavoro, di non ce l’ha perché non lo ha mai avuto, chi lo ha perso, chi lo ha ritrovato improvvisamente precario. Ha parlato di lavoratori e di schiavi. Ha spiegato che il lavoro serve per valorizzare la dignità delle persone, ma può essere anche strumento potente e devastante per negare diritti e costruire marginalizzazione. A volte Bergoglio può apparire nelle analisi vicinissimo alle posizioni dei no-global. ma non è affatto così.  In realtà pone problemi di giustizia, perché solo ragionando sul lavoro, nei suoi aspetti macro-economici ed etici, si riescono a comprendere gli squilibri prodotti dal sistema finanziario internazionale.

Ma il Papa nei suoi numerosi interventi non si è limitato solo ad appelli frutto della lunga elaborazione sul tema della dottrina sociale della Chiesa. E’ intervenuto più volte anche sui meccanismi, che fanno crescere le diseguaglianze e di conseguenza mettono in crisi le democrazie. Qualche mese fa parlando al Pontificio Consiglio per la Giustizia e la pace ha spiegato che alimentare manodopera a basso prezzo in alcune regioni del mondo significa distruggere il lavoro nelle regioni dove è maggiormente tutelato. E’una denuncia drammatica dei danni della globalizzazione, che sul piano del lavoro si traducono nella presenza di lavoro schiavo, cioè non tutelato e quindi disumano a tutte le latitudini. Bergoglio ha criticato più volte chi ritiene il lavoro una merce, il cui valore è una variabile dipendente dai mercati finanziari e monetari e dunque va bene anche un lavoro senza diritti se ciò serve per aumentare il profitto di quelli che usano e gestiscono i lavoratori.

Ha sempre legato strettamente lavoro e consumo, denunciando che minor tutele e maggior sfruttamento non fanno da volano all’economia, ma solo all’ingiustizia e aumentano la massa sul lungo periodo degli esclusi che busseranno al sistema del welfare, con il rischio di farlo crollare, dove c’è, e con il rischio di rivolte sociali, dove manca. Bergoglio non si può annoverare tra coloro che pretendono di aumentare il reddito attraverso le restrizioni o la flessibilità selvaggia del mercato del lavoro. Più volte ha parlato di “lavoro dignitoso”, al Parlamento europeo l’anno scorso ha usato un’espressione singolare, che affida al lavoro quasi una funzione sacramentale, spiegando che è il lavoro che “unge di dignità una persona”. Il lavoro è come il crisma, l’olio santo, che sigilla e imprime il carattere. E’ come la fede: un dono e un dovere. E’ un diritto inalienabile, ha spiegato Bergoglio ancora nel discorso al Parlamento europeo, della persona “ di cui non può essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di interessi economici”. 

Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace

 
 
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