Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 17 maggio 2025
 
dossier
 

Un esorcista per amico

09/09/2021  La testimonianza di Paolo Vizzacchero, ausiliare di don Amorth: "La semplicità delle sue esposizioni toccava davvero il cuore di tutti e chissà quante grazie ne saranno scaturite".

Paolo Vizzacchero, 53 anni
Paolo Vizzacchero, 53 anni

La ricorrenza del quinto anniversario della nascita al cielo di don Gabriele Amorth, il 16 settembre 2016, evoca ricordi ancora e sempre vividi nel mio cuore.

La memoria corre a quel giorno ormai lontano dell’anno 2002 in cui per la prima volta ebbi occasione di incontrare don Gabriele per un problema spirituale molto serio di mia sorella. Non mi dilungo sulla storia personale che ho testimoniato con dovizia di particolari nella mia piccola opera “Padre Gabriele Amorth, l’ultimo partigiano di Dio”, bensì sull’importanza della grazia ricevuta dal Signore di imbattermi in un sacerdote esorcista, vero uomo di Dio, che ha lasciato una traccia indelebile nella storia della chiesa e nella mia vita.

Sono sicuro di farmi portavoce di tante persone che ebbero la gioia di conoscerlo, soprattutto di tutte quelle “creature”, beneficate dai suoi esorcismi, che sarebbero concordi con la mia affermazione. Don Gabriele le considerava proprio le sue creature prendendosene cura con la dolcezza e l’affabilità di un padre. Nonostante la serietà e il rigore del suo apostolato, spiazzava sempre tutti con la sua disarmante umiltà sfoderando altresì una imprevedibile ironia e arguta giovialità con cui sdrammatizzava anche le situazioni più tragiche.

La storia ci insegna che sono i fatti e non le parole che tributano la corona di giustizia ai veri “eroi” e nel suo caso non sono di certo mancati tra i 90000 esorcismi e la sua appassionata e infaticabile opera di evangelizzazione contraddistinta da libri, articoli, interviste e innumerevoli incontri di preghiera.

Il Signore aveva in serbo per lui grandi doni da quando era nel grembo di sua mamma che lo consacrò fin dalla sua gestazione alla Vergine Maria. La Madonna lo ricolmò delle Sue amorevoli premure durante tutto il corso della vita preservandolo anche da un colpo mortale in guerra durante la sua militanza tra i partigiani.

Mi viene da pensare che la nostra Mamma del cielo ispirò volontariamente il beato Giacomo Alberione ad “arruolarlo” tra i Paolini quando Il giovane Gabriele, studente universitario, non trovò alloggio presso i passionisti.

 La gioia dell’evangelizzazione che aveva conquistato don Alberione, sull’esempio di S. Paolo, traspariva chiaramente anche nella vita e nella missione sacerdotale di don Gabriele.

Ho avuto il privilegio di assistere per anni alle sue omelie e catechesi quando le chiese erano gremite di fedeli e ogni volta riusciva a stupirmi per il pathos e l’entusiasmo che trasmetteva. La semplicità delle sue esposizioni toccava davvero il cuore di tutti e chissà quante grazie ne saranno scaturite. Nei suoi ultimi anni, malfermo nelle gambe ma sempre vigoroso nello spirito, ho avuto il privilegio di accompagnarlo sull’altare e infinite sono state le dimostrazioni di affettuosità e di riconoscenza che ho visto con i miei occhi.

Chi, direttamente o a fianco dei malati spirituali, ha sperimentato la crudeltà della lotta contro l’acerrimo nemico, ha scoperto anche la gioia della gratitudine verso quei sacerdoti esorcisti che si schierano in prima linea per combatterlo.

La vita delle vittime del male è destinata comunque a prove e a sofferenze, a volte indicibili, che solo il Signore conosce e spesso permette per quei piani superiori a noi umanamente sconosciuti.

Il Signore ci insegna che le forze del male non prevarranno anche se insidiano più o meno subdolamente e costantemente le nostre vite. La vittoria di Cristo è certa e la possiamo sperimentare proprio nel combattimento quotidiano spiazzando il nemico con le armi che il Signore ci mette a disposizione: la S. Messa, i sacramenti, l’Adorazione e la preghiera, soprattutto la recita del S. Rosario.

Don Gabriele non si stancava mai di ripeterlo: l’esorcismo è un aiuto validissimo ma non ha nessuna efficacia senza un vero percorso di fede e di guarigione interiore che nasce sempre dalla grazia del perdono.

Le prime volte che accompagnavo mia sorella e ascoltavo questi suggerimenti rimanevo interdetto. Ignoravo il progetto che il Signore mi stava preparando, ovvero quel cammino di conversione, sostenuto dall’aiuto di un grande sacerdote. Successivamente don Gabriele mi fece dono della sua amicizia e mi permise di collaborare con lui insieme ad altri ausiliari durante le preghiere di esorcismo. Non vi nascondo che la strada è stato lunga e perlopiù impervia ma il Signore non ci ha promesso soluzioni certe e sonni tranquilli, anzi tutt’altro.

Se don Gabriele fosse ancora tra noi, continuerebbe a spronarci a lottare contro ogni forma di male, a proclamare il Vangelo con lo stesso ardore di S. Paolo, a servirsi dei molteplici mezzi di comunicazione per evangelizzare come insegnava il suo illustre predecessore don Alberione.

In compenso si sta battendo anche dal cielo, come aveva promesso, bastonando ancora e sempre il nemico quando viene chiamato in intercessione durante gli esorcismi. A rivelarlo è stata una persona durante un esorcismo di don Patrizio Milano, di cui da tempo sono ausiliare: “ ....Il vecchio bavoso non lo dovete chiamare. Ne sta combinando più adesso che prima”.

Sulla sua eredità spirituale ed altre esperienze reali di possessione ne parlerò in un secondo libro che, se il Signore vorrà, avrò il piacere di pubblicare prossimamente.

Urge, soprattutto in questo tempo di lotta sempre più pressante contro le forze oscure, conoscere le astuzie del nemico per saperci difendere ed erigere, con la grazia di Dio, quelle barriere spirituali, baluardo di salvezza per le nostre anime.

Auguriamoci di poter dichiarare, come S. Paolo, al tramonto della nostra vita: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede…”.

Quando strinsi per l’ultima volta la mano di don Gabriele, nel giorno in cui il Signore lo richiamò, mi risuonarono queste parole dell’amato Santo accompagnate da un’immensa gratitudine al Signore e a don Gabriele di aver vissuto una straordinaria avventura al suo fianco. Sono sicuro che dal cielo continua a benedirci e ad intercedere per noi con l’amore di sempre.

(ha contribuito Letizia Stoppoloni)

In alto, don Gabriele Amorth nella sua stanza della comunità paolina di Roma nel 2014

WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo