Tomas Milian in "Squadra volante". In alto: Elisa Sednaoui e Chiara Francini protagoniste di "Soap Opera".
Tutto secondo copione. Il direttore della Mostra del Cinema di Roma Marco Muller aveva promesso che sarebbe stato più che un Festival una festa popolare e così è stato. Il primo atto di questa nona edizione è stata la consegna del premio alla carriera al cubano Tomas Milian, 81enne icona del cinema degli anni 70, accolto dal pubblico con una vera ovazione. Sergio Castellitto, premiandolo, ha sottolineato la sua "indifferenza verso qualunque tipo di pastoia intellettuale: nel suo cinema ci sono il cielo e la terra".
E in effetti la sua carriera è stata unica: dall'Actor's Studio accanto a Marilyn Monroe ai lavori con i più prestigiosi registi italiani (Bolognini, Visconti, Antonioni, Bertolucci, Cavani) è diventato un eroe del cinema popolare prima con gli spaghetti western e poi con i polizieschi in cui lanciò i suoi due personaggi più famosi, il ladruncolo Monnezza e il commissario Nico Giraldi. Poi, negli anni 80, il ritorno negli Stati Uniti, dove ha ripreso a lavorare con grandi registi, da Spielberg a Soderbergh, a Stone. Ora il ritorno in Italia, anzi nella "sua" Roma. Sorretto da un bastone, con un filo di voce e tra le lacrime ha ringraziato il pubblico: "Adesso posso dire che non ho lavorato invano".
Salutato Milian, è stato il turno del film d'apertura, Soap opera, di Alessandro Genovesi. Un film nato come testo teatrale, un'origine che il regista ha scelto di non nascondere ma, anzi di valorizzare al massimo. L'ha girato interamente negli studi di Cinecittà e, dagli ambienti, ai costumi, alla recitazione dei protagonisti, tutto concorre a creare un'atmosfera fiabesca, fuori dal tempo. La storia, o meglio le storie, si svolgono all'interno di una palazzina prima di Capodanno, dove si intrecciano le vicende degli stralunati inquilini: Francesco (Fabio De Luigi), che ha tradito la sua Anna (Cristiana Capotondi) ma è ancora innamorato di lei, e Paolo (Ricky Memphis), in crisi proprio mentre sta per diventare papà, i fratelli Gianni e Mario (Ale e Franz) che vivono insieme da quando il primo ha investito in auto il secondo, costringendolo su una sedia a rotelle, e Alice, attrice di una soap opera con un debole per gli uomini in divisa. Un evento drammatico, il suicidio di un altro inquilino, li unisce nella caserma del maresciallo Cavallo (Diego Abatantuono, in grandissima forma).
Il film, come capita spesso, ha diviso la critica ma è stato accolto da lunghi applausi da parte del pubblico. A noi non è dispiaciuto: la sceneggiatura è esile, ma sono apprezzabili l'originalità della messa in scena e la grazia che pervade tutta la storia. Se l'obiettivo primario di questa Mostra è presentare film popolari ma non sciatti, con Soap opera è stato raggiunto.