Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 07 ottobre 2024
 
 

Un festival per Verdi e un podio italiano all'Opera di Lione

19/03/2017  Daniele Rustioni, 33 anni, nella prossima stagione dirigerà tre opere che trattano il tema del potere: Macbeth, Don Carlos e Attila.

Che Daniele Rustioni sarebbe diventato, dal settembre di quest’anno, il direttore stabile dell’Opera di Lione, si sapeva. Ora sappiamo anche che cosa dirigerà. Rustioni, che aprirà la stagione con il commovente War Requiem di Britten, sarà sul podio, nel marzo del 2018, per un Festival interamente dedicato  a Giuseppe Verdi. In  programma tre capolavori: Macbeth, il Don Carlos (nella versione francese) e Attila (in forma di concerto). “Sono tre opere che hanno al centro il tema del potere e dell’abuso di potere, un tema che rimane sempre attuale”, dice  Serge Dorny, direttore generale dell’Opera di Lione. 

Daniele Rustioni, milanese, 33 anni, uno dei direttori d’orchestra più interessanti della sua generazione, ha fatto  il suo debutto sul podio della Scala a soli 26 anni e ha già diretto in altri importanti teatri come il Covent Garden, il Regio di Torino, la Fenice di Venezia.

L’annuncio della prossima stagione è stato fatto nei giorni in cui l’Opera di Lione presenta, fino al 5 aprile,  il Festival Mémoires, in cui vengono  riproposti tre spettacoli che hanno fatto la storia dell’opera lirica negli ultimi decenni, firmati da registi ormai scomparsi: l’Elektra di Strauss, nell’allestimento di Ruth Berghaus per l’Opera di Dresda del 1986; Il Tristano e Isotta di Wagner realizzato nel 1983 a Bayreuth da Heiner Müller; L’Incoronazione di Poppea di Monteverdi  allestita ad Aix-en-Provence nel 1999 da Klaus Michael Grüber. 

“Si tratta di un omaggio a tre grandi registi e a tre spettacoli che possiamo considerare fuori dal tempo”, dice Dorny. Stupefacente ed emozionante, da  trattenere il fiato dall’inizio alla fine,  l’Elektra, in cui l’azione si svolge tutta sui diversi piani di una struttura verticale, mentre l’enorme orchestra concepita da Richard Strauss per l’esecuzione dell’opera viene portata sul palcoscenico. Sul podio, per Wagner e Strauss, Hartmut Haenchen, 73 anni, ottimo direttore di solida e affidabile scuola tedesca giustamente acclamato dal pubblico lionese. L’opera di Monteverdi, invece, è stata diretta da uno specialista della musica antica e del barocco, il clavicembalista francese Sébastien d’Hérin. In questo caso il cast era formato dai giovani artisti dello Studio dell’Opera di Lione, nato del 2003 e diretto  dal tenore francese Jean-Paul Fouchécourt. Le rappresentazioni del capolavoro monteverdiano si sono svolte nell’Opera di Vichy e nel Teatro Nazionale Popolare di Villeurbanne, una bellissima struttura realizzata nel 1920 in cui realizzare spettacoli di qualità accessibili a un gran numero di persone. Un bel modo per celebrare l’anno in cui si celebra il 450º anniversario della nascita di Monteverdi.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo