Che Daniele Rustioni sarebbe diventato, dal settembre di quest’anno, il direttore stabile dell’Opera di Lione, si sapeva. Ora sappiamo anche che cosa dirigerà. Rustioni, che aprirà la stagione con il commovente War Requiem di Britten, sarà sul podio, nel marzo del 2018, per un Festival interamente dedicato a Giuseppe Verdi. In programma tre capolavori: Macbeth, il Don Carlos (nella versione francese) e Attila (in forma di concerto). “Sono tre opere che hanno al centro il tema del potere e dell’abuso di potere, un tema che rimane sempre attuale”, dice Serge Dorny, direttore generale dell’Opera di Lione.
Daniele Rustioni, milanese, 33 anni, uno dei direttori d’orchestra più interessanti della sua generazione, ha fatto il suo debutto sul podio della Scala a soli 26 anni e ha già diretto in altri importanti teatri come il Covent Garden, il Regio di Torino, la Fenice di Venezia.
L’annuncio della prossima stagione è stato fatto nei giorni in cui l’Opera di Lione presenta, fino al 5 aprile, il Festival Mémoires, in cui vengono riproposti tre spettacoli che hanno fatto la storia dell’opera lirica negli ultimi decenni, firmati da registi ormai scomparsi: l’Elektra di Strauss, nell’allestimento di Ruth Berghaus per l’Opera di Dresda del 1986; Il Tristano e Isotta di Wagner realizzato nel 1983 a Bayreuth da Heiner Müller; L’Incoronazione di Poppea di Monteverdi allestita ad Aix-en-Provence nel 1999 da Klaus Michael Grüber.
“Si tratta di un omaggio a tre grandi registi e a tre spettacoli che possiamo considerare fuori dal tempo”, dice Dorny. Stupefacente ed emozionante, da trattenere il fiato dall’inizio alla fine, l’Elektra, in cui l’azione si svolge tutta sui diversi piani di una struttura verticale, mentre l’enorme orchestra concepita da Richard Strauss per l’esecuzione dell’opera viene portata sul palcoscenico. Sul podio, per Wagner e Strauss, Hartmut Haenchen, 73 anni, ottimo direttore di solida e affidabile scuola tedesca giustamente acclamato dal pubblico lionese. L’opera di Monteverdi, invece, è stata diretta da uno specialista della musica antica e del barocco, il clavicembalista francese Sébastien d’Hérin. In questo caso il cast era formato dai giovani artisti dello Studio dell’Opera di Lione, nato del 2003 e diretto dal tenore francese Jean-Paul Fouchécourt. Le rappresentazioni del capolavoro monteverdiano si sono svolte nell’Opera di Vichy e nel Teatro Nazionale Popolare di Villeurbanne, una bellissima struttura realizzata nel 1920 in cui realizzare spettacoli di qualità accessibili a un gran numero di persone. Un bel modo per celebrare l’anno in cui si celebra il 450º anniversario della nascita di Monteverdi.