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A Roma non c’è solo Spelacchio, l’albero di Natale che non è arrivato a Natale. C’è anche l’albero della Stazione Termini, molto più illuminato e rigoglioso (anche se artificiale) del collega di Piazza Venezia, dove tantissimi romani, turisti, stranieri e italiani di passaggio hanno appeso i loro desideri scritti di fretta, magari su uno scontrino di McDonald’s, sul biglietto della metropolitana o su quello per prenotare la fila all’ufficio postale. C’è chi chiede a Babbo Natale «una mano coi sogni nel cassetto» e in cambio gli offre «i biscotti, il latte e tutti i miei orsetti gommosi».
Amore (un grande classico), lavoro (un obbligo, di questi tempi), pace, serenità, la salute. Queste le richieste a Santa Claus scritte con evidenti sgrammaticare, cuoricini a raffica e verbi ballerini. C’è chi chiede «una svolta in ambito lavorativo e che per mamma andrà tutto bene». Leonardo da Verona chiede «un fratellino per giocare». Uno (o una) che si firma Spugg chiede di passare «il resto dei giorni con il mio amore». Laura chiede un fidanzato (e suggerisce pure il nome: un certo Michele). Angela chiede, in spagnolo, “amor e paz” e cita Madre Teresa di Calcutta. Su un biglietto c’è scritto: «Fa che il nonno sia sereno almeno a Natale». C’è chi non ha le idee troppo chiare: «Non so cosa voglio di preciso, mi accontento di poco: essere felice!». Chi la butta sul poetico: «Caro Babbo Natale, portaci spiritualità più che religione, amici più che colleghi, fratelli più che parenti, sorrisi più che regali e tutte le canzoni che scaldano l’inverno». Chi si sente solo e chiede il dono di una carezza: «Vorrei tanto riabbracciare la mia mamma. Per adesso mi basta pensarla felice ovunque sia». Una donna chiede la salute per il marito: «Non ti ho mai scritto per chiederti regali in giocattoli. Ti chiedo una grazia o un miracolo di aiutare mio marito che dovrà affrontare un altro intervento e superare definitivamente il suo problema di salute». A. chiede a Santa Claus «che nel mondo ci fosse più capacità di ascolto».


«Vorrei che la mia Wendy tornasse a correre felice»
Debora e Valerio vorrebbero che «smettessero le guerre». Una persona che si firma con le iniziali, L.I., chiede la «felicità per i meritevoli, di aiutare mia madre a guarire e Daniela con la tesi magistrale. Aiutami a trovare il mio angolo di paradiso in questa vita d’inferno. E il sorriso sul volto di ogni bambino». Giulia chiede tante cose: «riprendermi da questo brutto periodo, che mio padre sia più felice e fiero di me nonostante i miei sbagli. Vorrei riuscire ad andare all’Accademia di Belle Arti. Mi sto innamorando di un ragazzo e vorrei ricambiasse, essere felici insieme. Infine, vorrei non perdere mai le gioie della vita: Antonio, Brio, Federica, Giovy». Un anonimo chiede di «incontrare gli occhi di Alessandra che sono l’unica strada per la felicità del mio cuore di cui lei possiede ancora le chiavi». Giulia e Marianna si rivolgono a Gesù Bambino: «Vorremmo che questo fosse l’ultimo giorno di lavoro a Roma. Ti prego, fa che io e la mia collega torniamo a casa dai nostri cari. Illumina le menti di chi ci governa. Ti prego ascolta la nostra preghiera».
Una mamma chiede a Babbo Natale «serenità, guarigione per la mia piccola Wendy affinché possa di nuovo correre felice». Sabrina vorrebbe per quest’anno un dono diverso: «Dato che sono diversi anni che mi regali la resilienza, nulla in contrario se per quest’anno mi regali un po’ di felicità». Erika e Antonio «desiderano di restare insieme per sempre». C’è, infine, chi è felice e vorrebbe che «tutto quello che ho adesso duri per sempre e non finisca mai». Insomma, l’albero della Stazione Termini dimostra che scrivere a Babbo Natale e a Gesù Bambino non è solo un vezzo da bambini. Serve anche agli adulti. Per riflettere, sfogarsi, e, perché no?, riscaldare l’inverno che troppo spesso attanaglia i nostri cuori.





