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Il dolore nella ricerca di un bebè

07/08/2013  Cosa c’è dietro a questo desiderio così forte che molte donne vivono nel loro intimo e che nella nostra società appare più evidente rispetto ad un tempo?

Un figlio a tutti i costi, ma che cosa c’è dietro a questo desiderio così forte che molte donne vivono nel loro intimo e che nella nostra società appare più evidente rispetto ad un tempo? Spesso si accende al limite dell’età biologicamente fertile ma non solo. E si scatena una corsa alle tecnologie affidando ad esse la risoluzione del problema. Ma rimangono degli aspetti non sufficientemente considerati nel modo in cui viene affrontata oggi la tematica dell’infertilità. Ad esempio quelli psicologici.

«Per diventare genitori occorre maturare non solo fisicamente ma anche emotivamente», spiega Giuliana Mieli, psicologa e psicoterapeuta, consulente per vent'anni presso il reparto di ostetricia e ginecologia dell'Ospedale S. Gerardo di Monza. «Certe insufficienze o insuccessi da adulti, di fronte alle quali non si riesce spesso nemmeno a trovare una causa organica proprio come nell’infertilità, possono essere riconducibili a un’incertezza di tipo emotivo. E allora scoprire le cause e trovarne il rimedio presuppone un approccio di ben altro tipo. Cosa può fare, infatti, la tecnologia su questo? Se accogliere emotivamente un individuo è il problema, dobbiamo fare i conti con una società attuale estremamente deficitaria sotto questo aspetto. Denuncio, dunque, questa immaturità sottotaciuta dietro l’elogio degli ausili tecnologici».

«L’aumento della sterilità nel mondo è legato soprattutto agli stili di vita, dovremmo lavorare di più sulla prevenzione», suggerisce il professor Giuseppe Noia, illustre ginecologo, responsabile del Centro di diagnosi e terapia fetale del Policlinico Gemelli di Roma, «padre putativo di oltre 6500 bambini» che, nella sua lunga esperienza professionale, ha visto nascere stando vicino alle tante donne in attesa come medico e come uomo.
«Il desiderio di maternità è piuttosto complesso e delicato ma la fecondazione in vitro è solo una risposta parziale al problema. Il volere un figlio a tutti i costi è frutto del pensiero ormai imperante che un figlio sia un diritto e non un dono. Da qui il protagonismo della scienza».

Secondo il professore, la FIV presenta ad oggi ancora troppi limiti e non è un percorso risolutivo per la sterilità. «Sono tanti questi limiti - spiega - ad esempio nel congelamento degli embrioni, ma anche rischi per la salute della donna e del nascituro. Io aggiungerei l’aspetto psicologico: la donna deve elaborare una serie di lutti, dalla perdita degli embrioni congelati a quelli che non vanno avanti nello sviluppo. Sono comunque sentiti come figli, non è questione di dimensioni o stadio di gestazione. Il problema vero è di tipo antropologico: manca la cultura del cuore e della testa per trattare il dono della vita, per rispettarne la sacralità. Noi cerchiamo di aiutare le coppie ad avere figli per via naturale, arrivando ad una percentuale di successo del 29% dei casi che non è bassa. Molte donne con presunta sterilità, esaminate con un approccio globale, ritornano ad essere fertili».


 
 
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