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Credere

Un Giubileo che ha cambiato i cuori

29/12/2016  Secondo il sondaggio realizzato da Demopolis, l’Anno santo ha avuto grandi ricadute sugli italiani. Ne parliamo con monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna

«È la forza straordinaria della misericordia». Questo il primo commento dell’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi al quale abbiamo mostrato in anteprima i risultati del sondaggio I cattolici italiani e il Giubileo della misericordia che questa settimana i lettori troveranno sul primo numero dell’anno di Famiglia Cristiana.

Secondo questa indagine, realizzata in esclusiva per Famiglia Cristiana e il Gruppo San Paolo dall’Istituto Demopolis su un campione di 1.500 cittadini maggiorenni, praticanti e non, i cattolici italiani hanno vissuto l’Anno della misericordia in modo decisamente positivo, a cominciare dall’apprezzamento per l’idea del Giubileo diffuso. Secondo gli intervistati i valori principali espressi dall’evento, nell’ordine, risultano l’attenzione agli esclusi, ai poveri e alla sofferenza degli altri; la centralità della cultura della misericordia e del perdono; il rilancio del dialogo tra le religioni.

L’arcivescovo di Bologna, che proviene dalla Comunità di Sant’Egidio e che, a un anno dal suo insediamento, tutti chiamano affettuosamente don Matteo, ha già messo al primo posto nell’agenda l’impegno per gli ultimi. Proprio in questi giorni, nella sua nuova città, grazie ai proventi della Faac, la multinazionale dei cancelli automatici ereditata dall’arcidiocesi, stanno partendo i cantieri della carità, un investimento di quasi due milioni di euro per l’accoglienza che si aggiunge al mezzo milione di euro investiti dalla curia bolognese nel diritto allo studio per contrastare l’abbandono scolastico. «Tutto ciò che abbiamo ricevuto sarà dato per i poveri», aveva annunciato don Matteo al suo arrivo a Bologna. Un pastore attento ai bisogni della comunità che, proprio in occasione del Natale, ha sottolineato anche il valore del silenzio e della contemplazione. 

Monsignor Zuppi, in questi mesi ha visitato molte parrocchie e si è speso per essere vicino alla sua gente. Ha sperimentato di persona l’apprezzamento per i temi del Giubileo che emerge dai dati del sondaggio?

«Sì, devo dire che sicuramente la scelta di un tema così forte come quello della misericordia ha avvicinato tantissime persone alla Chiesa. Del resto non poteva essere che così, perché la Chiesa della misericordia è una Chiesa che si fa madre di tutti e manifesta la sua attenzione al vissuto e alla concretezza degli uomini. Una concretezza in cui c’è anche sofferenza, solitudine, talvolta persino amarezza».

Risulta anche una grande partecipazione al Giubileo. Il 55% degli intervistati ha varcato una Porta santa, a Roma o altrove, un dato che sale al 91% nel campione dei cattolici praticanti…

«Sono numeri significativi, non c’è dubbio, ma la cosa più importante è il significato profondo della misericordia, che non è affatto da intendersi volgarmente come uno sconto di pena, una sorta di saldi di fine stagione. Tutt’altro. La misericordia è una medicina che cura molto meglio del rigore ed è anche esigente. Per questo trovo molto positivo un altro dato rilevato dal sondaggio, che mi suona come una bella conferma. Se il 78% del campione intervistato riferisce di aver compiuto in quest’ultimo anno almeno un atto di solidarietà o di accoglienza, questo vuol dire che il sentirsi accolti e perdonati, nella consapevolezza della propria fragilità, genera nelle persone la capacità di avvicinarsi agli altri. È qualcosa di intimo e di profondo, che ci cambia e che non va assolutamente banalizzato».

Adesso il Giubileo è finito, le Porte sante si sono chiuse… C’è il rischio che questa bella energia propulsiva possa indebolirsi o anche esaurirsi?

«Si sono chiuse le Porte sante, è vero, ma ognuno di noi deve mantenere aperte le porte del cuore, altrimenti sarebbe tutto inutile. La misericordia è un sentimento legato profondamene al tema della maternità. Una madre non abbandona i suoi figli, per questo noi dobbiamo capire il segreto di questo legame di relazione con l’altro, ma io sono anche convinto che chi ha vissuto dentro di sé la misericordia continuerà a sentirne il bisogno. Quindi continuerà a ricercarla e, nello stesso tempo, continuerà a farsi carico della domanda dell’altro. Attenzione: non in un modo distratto e superficiale, ma in una relazione intensa e profonda». 

Secondo il sondaggio, in quest’ultimo anno una percentuale importante di cattolici ha intensificato la partecipazione alla Messa, si è confessato e ha pregato di più. Cosa devono fare le parrocchie per mantenere vivo ed efficace lo spirito di questo Anno santo?

«Le parrocchie e le comunità devono semplicemente continuare a essere porte della misericordia. Non occorre altro. Il che significa non solo accogliere, ma accogliere sempre con gioia, perché la misericordia è un sentimento che ci fa ritrovare noi stessi. Tutti, nella loro singolarità, devono sentirsi accolti e perdonati per diventare a loro volta capaci di accogliere e di perdonare nella vita di ogni giorno. Ognuno di noi così può avere una risposta, la sua risposta. La strada è solo questa».
 

IL SONDAGGIO ESCLUSIVO PER IL GRUPPO SAN PAOLO

«Per i due terzi dei cattolici italiani il Giubileo è stato un’occasione di profonda riflessione», dice Pietro Vento, direttore di Demopolis, l’istituto che ha realizzato il sondaggio per Famiglia Cristiana e il Gruppo San Paolo. «Un’occasione utile anche per riaccendere l’attenzione sugli ultimi, per scuotere dall’indifferenza e ricordare la centralità della misericordia e del perdono nella testimonianza cristiana». I dati raccolti da Demopolis dimostrano come l’Anno santo abbia avuto una buona ricaduta sulla vita dei fedeli. Più della metà dei cattolici (56%) si è riconciliato con un parente, il 18% degli intervistati − 1.500 maggiorenni italiani che si definiscono cattolici, praticanti e non − si è accostato alla Confessione con maggiore frequenza, il 20% ha partecipato con più assiduità alla Messa domenicale.

 
 
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