Ci
siamo cascati tutti. Quando ieri sera un tizio barbuto ha iniziato a
sbraitare dentro il Teatro Ariston "basta, vogliamo sentire solo
le canzoni" e Fabio Fazio ha ripetuto la litania "tanto non
ha il microfono, non si sente niente" in sala stampa, e
crediamo anche tra gli spettatori a casa, si è levata un'unica
voce: "Oh, no, ancora!".
Abbiamo temuto si ripetesse la
scenata più o meno finta dei disoccupati assenteisti saliti
sulla balaustra dell'Ariston durante
la
prima serata del Festival. E invece quando l'uomo della sicurezza
intervenuto a portar via il tizio barbuto ha iniziato a cantare,
seguito poi da decine di altri finti spettatori, ci siamo finalmente
e piacevolmente svegliati dal torpore generale che aveva fin qui
segnato quest'edizione.
Finalmente un'idea, finalmente una sorpresa
spiazzante a rompere la liturgia di questo Festival stanco clone di
quello dell'anno scorso.
Merito degli Shai Fishman and the a cappella all stars, il gruppo
israeliano formato da trenta cantanti che si esibiscono in tutto il
mondo utilizzando solo le voci per costruire melodie, canzoni e
ritmica riproducendo i suoni di una intera orchestra. Ma soprattutto
merito di chi fra gli autori del Festival (Michele Serra? Francesco
Piccolo?) ha avuto l'idea di trasformare un momento di Tv trash che
tante polemiche aveva creato, i precari appesi alla balaustra, in un
momento di puro spettacolo e di altissimo livello, tanto che alla
fine Fazio ha potuto dire con orgoglio: "Questo sì che lo
abbiamo organizzato noi".
Peccato che dopo tutto sia ripreso
come prima con la sequenza canzone-monologo-ospite. Proprio sugli
ospiti ci sarebbe da dire qualcosa. Per carità, Franca Valeri è
stata commovente, le gemelle Kessler sono state simpaticissime,
Claudio Baglioni è stato trascinante e ieri sera Renzo Arbore ha
tenuto il palco da vero mattatore.
Ma perché la bellezza, filo
conduttore di quest'edizione, deve essere sempre e solo declinata al
passato? Davvero
non si può puntare nei momenti di maggiori ascolto anche anche su
artisti più giovani ma di grandissimo talento, come il cantautore
Demian Rice che ha deliziato i pochi superstiti che hanno resistito
ben oltre la mezzanotte? Già
ieri avevamo deplorato
il fatto
che
le
Nuove Proposte, che cantano
sicuramente brani più freschi e interessanti di quelli dei Campioni,
abbiamo iniziato a esibirsi a mezzanotte e un quarto. Ieri sera è
andata pure peggio. La politica, bene o male, sta tentando di
svecchiarsi. Per Sanremo, invece, dovremo ancora aspettare un
rottamatore.