La nuova edizione del “Manuale di formazione Talitha Kum per religiose impegnate in azioni di prevenzione del fenomeno e di assistenza alle vittime” – la cui prima stesura risale al 2004 – è ormai ultimato e sarà disponibile sul sito www.talithakum.info a partire dall'8 febbraio prossimo, Giornata internazionale di preghiera contro la tratta di persone. «È uno strumento di supporto per scandire un cammino comune», spiega Suor Gabriella Bottani, responsabile della rete Talitha Kum, «non è qualcosa per omologarci, ma uno strumento per capirci, considerando che operiamo a livello internazionale in sistemi culturali molto diversi: una struttura aperta per raccogliere il materiale proveniente dall'esperienza delle reti locali».
In questa e nella foto successiva: momenti dell'incontro di Talitha Kum e della presentazione del Manuale.
Talitha Kum nasce, infatti, dalle reti locali di contrasto alla tratta di persone grazie alla collaborazione tra l'Unione Internazionale delle Superiore Generali (Uisg) e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim): una struttura che mette in dialogo continuo e costante le reti di base e l'organizzazione delle religiose per costruire insieme un percorso condiviso, il più possibile efficace contro il trafficking.
Sono 21 milioni le persone coinvolte nella tratta di esseri umani, secondo il Global Report Trafficking in Persons 2014, con un aumento di circa due milioni e mezzo di unità all'anno: dati sconvolgenti, soprattutto se si pensa che rappresentano soltanto la parte rilevabile del fenomeno.
Ma il dato più allarmante riguarda l'incremento dei minori coinvolti: insieme alle donne essi costituiscono il 70% delle persone trafficate. Inoltre, praticamente nessun Paese è immune dal fenomeno: si calcola che i Paesi di origine siano circa 152, mentre quelli di destinazione siano 124. E non si parla solo di sfruttamento sessuale, ma anche di sfruttamento lavorativo, di accattonaggio forzato, di traffico di organi e, non meno grave, di tratta di esseri umani nei conflitti armati.
«La tratta è figlia della globalizzazione», spiega Stefano Volpicelli, sociologo, formatore e curatore del Manuale, «che ha prodotto un po' ovunque la sostituzione dei valori immateriali con quelli materiali (“sono” se “ho”), con la conseguente divisione tra cittadini “di serie A” e “di serie B”. Grazie alla mobilità migratoria, ovviamente, i trafficanti hanno gioco facile e il numero delle persone trafficate, purtroppo, è in continuo aumento».
Ma perché le religiose possono avere un ruolo determinante nelle azioni di contrasto? «Sono delle operatrici eccezionali», prosegue Volpicelli, «delle vere e proprie counselor naturali, perché hanno una capacità di ascolto fuori dal comune. E tutto ciò dà degli ottimi risultati in termini di prevenzione».
Il punto di forza delle religiose, infatti, è la capacità di incontrare le persone sul piano spirituale: «Formazione e spiritualità sono due elementi imprescindibili se vogliamo crescere nella capacità di ascolto. Ciò è importante per superare quell'“inquinamento” che ci deriva dal mondo in cui siamo immersi, con una mentalità dominante di “normalizzazione” rispetto allo sfruttamento della vita», sottolinea ancora suor Gabriella. E il fare rete è proprio un modo per «unire le forze e per crescere nella comunione per raggiungere le persone ferite. Senza dimenticare che, per sradicare questa violazione, la priorità è impegnarci per trasformare le cause che stanno alla base».