Il mio compagno si fa di coca: è un dirigente di una multinazionale; «la vita mi costa cara», dice. Ci sono settimane in cui non passa giorno senza sniffare, anche se – secondo lui – a dosi minime. Abbiamo una bambina di cinque anni che lui ama moltissimo... Ma mi chiedo se questo suo comportamento possa nuocerle.
ADELE
— Che ne diresti, cara Adele, se tuo marito tenesse in un cassetto una pistola carica?! Nella tua lettera, rigorosamente anonima (tu scrivi al giornale e siamo disposti a giurare che Adele non sia il tuo vero nome!) ci dai molte informazioni, tranne dove il tuo compagno tenga le “riserve”, poiché – tu dici – lui ha un “fornitore” una volta a settimana. Una bimba di cinque anni è naturalmente curiosa: e se un giorno trovasse in un cassetto, magari ben nascosta secondo il padre, una bustina di polvere bianca e... la assaggiasse? Apri gli occhi, cara Adele: questo è un pericolo prossimo; ma vi sono pericoli di fondo ben più pesanti. Lui è uno che dice di amare moltissimo la figlia e non è vero. Ripetiamo: non è vero. Lui ama tremendamente sé stesso: dice che “deve” essere all’altezza della sua professione, che tutti (leggi: le persone importanti) fanno così, che una sniffatina “classica” (altro termine da lui usato) non è niente, lo tiene soltanto un po’ su di giri. Ci racconti che lui è diventato sempre più irascibile, nervoso, insofferente, che basta un niente per farlo esplodere, anzi tu dici di averne paura... Tanta paura. Ringrazia la coca! Tu lo supplichi di smetterla e lui ribadisce in modo arrogante (parole tue) che tu non capisci niente, che i soldi che guadagna lui a te fanno comodo. E che l’unica che lo calma è la bambina che dorme nel lettone in mezzo a voi. Aiuto! Prova a sostituire il verbo “amare” vostra figlia con il verbo usare! La state usando come “tampone” di un malessere che ormai non riuscite più a dominare: siamo veramente preoccupati per questa piccola innocente. È urgente che tu ti rivolga ai servizi sociali del tuo territorio: anzi, metti per iscritto, come hai fatto con noi in modo anonimo, la situazione. Con un tuo scritto i servizi non possono non intervenire: però, poiché tu temi le sue furiose reazioni, fallo da un posto sicuro, per esempio casa dei tuoi genitori. Oppure rivolgiti a un centro “protezione donna” che esiste nel tuo territorio (che tu non ci dici quale sia). È urgente proteggere la bambina. Che non ha fatto niente di male!