Per i migranti, è particolarmente difficile orientarsi nella normativa italiana e capire quale strada seguire per costruire il proprio futuro in modo regolare e positivo. Lo si è visto, per esempio, nel caso dell’Emergenza Nord Africa della primavera 2011, quando ai subsahariani in fuga dalla Libia fu fatta presentare domanda di asilo politico in modo pressoché automatico. Peccato che, come era facilmente prevedibile, molti non ne avevano i requisiti e, dopo mesi di attesa, le bocciature delle Commissioni sono arrivate una dopo l’altra.
Non solo per i singoli, ma spesso è difficile trovare le informazioni necessarie anche per le stesse associazioni e gli operatori del settore. Proprio per questo, dal 31 marzo è online una nuova area dedicata alla protezione internazionale del Portale Integrazione Migranti (www.integrazionemigranti.gov.it). Questa sezione intende promuovere una mappatura dei servizi e dei progetti dedicati ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale o umanitaria su tutto il territorio nazionale. Il lavoro di ricerca ha coinvolto diverse decine di enti e istituzioni pubbliche e del privato sociale; i temi più ricchi di informazioni sono la salute, l’assistenza legale e l’integrazione.
In particolare, per quanto riguarda la tutela della salute, si è data visibilità ai servizi di accompagnamento psicologico e psichiatrico, particolarmente necessari per persone che hanno subito gravi violenze o torture nel Paese di origine o durante il viaggio. I servizi mappati di orientamento e tutela legale prevedono una forte specializzazione in merito alla normativa sull’asilo e riguardano, ad esempio, i percorsi di preparazione ai colloqui con la commissione, decisivi per il riconoscimento dello status di rifugiato, o l’accesso al diritto alla difesa.
I progetti di integrazione presentano esperienze nel campo del lavoro, della formazione, dell’autonomia abitativa, della cultura o dello sport, con l’obiettivo di dare visibilità a iniziative locali virtuose potenzialmente replicabili in altri contesti territoriali. Sono inoltre presenti informazioni dedicate alle procedure amministrative che hanno delle specificità rispetto ai richiedenti e ai titolari protezione internazionale. Inoltre, la redazione del sito invita tutti coloro che operano nel settore a segnalare servizi, progetti, pubblicazioni, notizie ed iniziative sul tema, con un’e-mail a redazioneintegrazione@lavoro.gov.it.
La sezione nasce dal lavoro congiunto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), grazie a una sempre più stretta collaborazione fra le due istituzioni sull’asilo, specialmente sull’inserimento socio-lavorativo. Commentando il lancio dell’area, Luigi Bobba, già presidente delle Acli e ora sottosegretario al Lavoro, ha detto che «il 2014 si preannuncia come un anno ancora complicato sul fronte degli arrivi non programmati e l’Italia è intenzionata a fare la sua parte per la costruzione di un’adeguata politica europea di sicurezza, accoglienza ed integrazione».
Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, sottolinea «la necessità di incrementare le misure per l’integrazione dei titolari di protezione internazionale».
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, nel 2013 le richieste di asilo in Italia sono state in tutto 27.800 (il 7% di quelle presentate nell’Ue), contro le 109.600 registrate in Germania, le 60.100 in Francia e le 54.300 in Svezia; sempre in Italia, le domande furono 17.350 nel 2012 e 34.120 nel 2011. Spesso i richiedenti sono in fuga dalla guerra. Tra i primi dieci Paesi di origine dei rifugiati in Italia, infatti, sei sono attualmente teatro di conflitti e violenze diffuse: Siria, Afghanistan, Eritrea, Somalia, Iraq e Pakistan. A livello mondiale, invece, l’Afghanistan, che negli ultimi due anni era sempre stato in cima alla lista, oggi è al terzo posto in termini di nuove richieste, dietro la Siria e la Russia.