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domenica 16 marzo 2025
 
Cinema
 

In un film drammatico, l'urlo di dolore della sottomissione femminile

08/03/2021  In occasione dell'8 marzo esce sulla piattaforma Chili "Credo in un solo padre", la condanna a un sistema ancestrale e primitivo per cui un uomo può disporre dei figli e delle donne come un oggetto. Il regista Bonetti: «Mostrare i fatti, è l’arma più forte per raccontare a tutti la verità su qualcosa che, in epoca moderna, appare ancora un tabù del passato»

Esce in occasione della festa della donna in esclusiva su Chili il film Credo in un solo Padre, opera prima di Luca Guardabascio, un film contro la violenza sulle donne, basato su fatti realmente accaduti. Una storia torbida, permeata di violenza ancestrale che vede al centro un padre padrone che considera pecore, terra, figli e donne “Tutta roba sua” e come tale ne dispone senza nessuna considerazione per la dignità e i sentimenti degli altri. Vittima a sua volta di un padre violento, si scaglia a suon di cinghiate e insulti sui figli, soprattutto sul maggiore Ciriaco (un inedito e bravissimo Claudio Madia), che ha avuto da una donna che poi lo ha lasciato, e che ha un ritardo cognitivo e non parla, L’orco, interpretato in modo molto convincente da Massimo Bonetti,  quando il figlio Gerardo, che gli è sempre stato devoto, parte per cercare fortuna in Austria e lascia a vivere con lui la moglie Maria e i due figli, violenta la donna e poi la considera come un oggetto sessuale, sotto gli occhi degli abitanti del paese che non esitano a dare la colpa di quella relazione incestuosa  alla donna.

In un crescendo tragico, il finale rende giustizia al male commesso. Ambientato nella campagna tra la Campania e la Basilicata si apre e si chiude con la recita da parte della donna, molto devota, con la recita del Credo,  è un grido di dolore, come quello di tutte le donne e le persone vittime di violenza, in un  territorio minato di un sistema patriarcale sordo anche ai richiami della vera Fede. Il film vede le musiche di Francesco Baccini anche nel ruolo del  fratello di Gerardo, e tra gli interpreti Flavio Bucci, in quella che è stata la sua ultima apparizione cinematografica, prima della morte avvenuta il 18 febbraio 2020.

Così si esprime il regista: «Credo in un solo Padre, racconta del nostro passato, ma anche della nostra storia più recente, perché violenze come quelle presenti nel film, non debbano avvenire mai più. Il nostro film ha già un valore sociale e molte sono le scommesse vinte, come quella di aver assunto sul set persone vittime di abusi e violenze. Parlare, mostrare i fatti, è l’arma più forte per raccontare a tutti la verità su qualcosa che, in epoca moderna, appare ancora un tabù del passato. Per questo, abbiamo deciso di metterci al lavoro e realizzare un’opera cinematografica originale dal grande appeal internazionale, grazie ad una squadra che coinvolge il territorio, scuole, associazioni, cittadini, imprenditori ed istituzioni sensibili all’argomento. Il cinema farà emergere una storia taciuta, la proietterà sul grande schermo e, come un macigno, il messaggio finale lavorerà sulle coscienze di chi, da troppi anni, è sordo alle richieste di aiuto».


Un’opera non perfetta, con qualche ingenuità nella sceneggiatura e nella recitazione, ma che ha il pregio di raccontare senza sconti una storia terribile, che mostra l’omertà di un certo tipo di società, la vergogna della donna vittima di violenza, che subisce oppressa dal senso di colpa  che le impedisce di reagire e denunciare.
 

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