Buenos Aires, Argentina
In pochi giorni Papa Bergoglio ha conquistato la Chiesa e il mondo. Semplici e decisi, infatti, i suoi primi gesti pubblici: ha saldato personalmente il conto della struttura che lo ha ospitato prima del Conclave, si è rifiutato di utilizzare la vettura di ordinanza, ha pregato la Madonna a Santa Maria Maggiore, nelle celebrazioni ufficiali ha preferito togliersi la mitria da solo e parlare spesso a braccio, aggirando molte rigide formalità previste dal protocollo. Segnali inequivocabili che hanno rapito il cuore di tutti, delineando i tratti di un uomo fuori dal comune.
«Non potrebbe non essere così», commenta entusiasta suor Anna Maria Killing, superiora provinciale delle Figlie di San Paolo di Buenos Aires. «Bergoglio è una persona profondamente umana, di grande fede e preghiera. Un pastore che punta all’essenziale e al concreto, e si sforza di attuare ogni forma di "integrazione". Non si perde in chiacchiere: da un orecchio ascolta la parola di Dio e dall’altro le necessità della gente, soprattutto degli ultimi. Penso sia un dono speciale per tutta l’umanità».
La religiosa e quasi tutte le sorelle della comunità paolina locale hanno conosciuto il Papa personalmente. Suor Franca Orizio, una delle poche italiane missionarie in Argentina, ci aiuta a tradurre le loro commosse testimonianze: «Vederlo vestito di bianco ci ha davvero sorpreso e riempito di gioia. Ma, allo stesso tempo, ci ha fatto capire la grande responsabilità che si è caricato sulle spalle».
Non si fa fatica a cogliere nei loro occhi una luce particolare. I verbosi racconti di ciascuna si intrecciano abilmente come in un grande romanzo, si fondono nel tempo e creano atmosfere nuove: «Qui a Buenos Aires, papa Francesco è noto per la sua grande umiltà. È solito prendere i mezzi pubblici, come l’autobus e la metropolitana, per spostarsi da un luogo all’altro, senza farsi troppi problemi. Scrive o risponde personalmente agli auguri di Natale e Pasqua. E poi, con tutte le persone che lo avvicinano si mostra sempre molto affabile, sincero, accogliente e pieno di fiducia».
«In situazioni difficili, calcate da un’acuta sofferenza», prosegue un'altra sorella, «come, per esempio, il devastante incendio che nel 2004 distrusse la discoteca Cromañon togliendo la vita a oltre 200 giovani, Bergoglio ha voluto accompagnare i parenti passo dopo passo in questo doloroso cammino».
«Di sera», aggiunge suor Anna Maria, «era solito uscire dalla curia per incontrare le persone che dormono "sulla strada" e così aiutare i gruppi di appoggio a dar da mangiare a queste persone». Altri episodi accomunano più da vicino la vita del nuovo pontefice a quella delle religiose, chiamate dal Beato Giacomo Alberione ad annunciare il Vangelo con i più celeri mezzi della comunicazione: «Grazie a Bergoglio abbiamo ricevuto l’imprimatur per la nostra serie di catechismi. In più occasioni ha anche accolto le nostre richieste di aiuto per la diffusione del Vangelo. E una volta ci disse: "Voi non fate rumore, però lavorate"».
In un’altra circostanza, durante un incontro con tutte le religiose argentine, si rivolse loro con queste parole: «Non siate topi di sacrestia, uscite, andate fuori, la dove c’è ingiustizia…».
Un ricordo estremamente toccante, infine, è custodito nella memoria dell’esplosiva suor Giuliana. È una cara amica delle Figlie di San Paolo di Buenos Aires, svolge il suo apostolato in una mensa dei poveri e in più di un’occasione ha preparato i pasti del Papa: «Durante la Settimana Santa di qualche anno fa, ero di turno alla mensa dei poveri», spiega la religiosa. «Mancava poco all’inizio del pranzo, quando ad un certo punto vedemmo arrivare il cardinale Bergoglio. Prima di avviare il pasto, compì un gesto eccezionale: lavò i piedi di tutti gli ospiti della mensa. Erano davvero tanti. Ma lui non batté ciglio, lasciandoci di stucco».