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mercoledì 26 marzo 2025
 
 

Un Papa che sa dialogare con il mondo moderno

11/09/2013 

“Mi pare che il Papa apra un dialogo non solo con i non credenti, ma, in modo ancora più ampio, con il mondo moderno”. Don Roberto Repole, presidente dell’Associazione teologica italiana e docente di Teologia sistematica presso la sezione di Torino della Facoltà teologia dell’Italia settentrionale, commenta la lettera del Papa a Repubblica insistendo sul fatto che “occorre richiamare questo desiderio che il Papa mette nella Chiesa di essere in continuità con quanto fatto dal Concilio Vaticano II, cioè di dialogare con il mondo della modernità, un mondo nel quale c'è anche la possibilità di non essere credenti”

- Il Papa scrive che Dio perdona chi segue la propria coscienza. Ciò ognuno fa quel che gli pare?

Assolutamente no. Il Papa dice che ciò che è fondamentale - e in questo senso ribadisce una verità classica nel cristianesimo - non è il rispetto di alcune forme o di alcune regole che rimangono esterne a noi. Quello che è fondamentale - per dire della verità di noi stessi e di ciò che siamo - è il modo in cui seguiamo la coscienza. Nella consapevolezza che, per la visione cristiana, l'uomo è immagine di Dio e, dunque, la sua coscienza è il luogo del dialogo tra l'uomo e Dio. Poi ovviamente questo non esime ciascun uomo dal formarsi una coscienza e dalla rettitudine di coscienza.

 

- Nessun pericolo di relativismo, allora?

Il Papa dice semplicemente che ciò che è fondamentale è che ciascuno cerchi ciò che è bene. Gesù cristo è qualcuno che può essere seguito anche da chi non lo conosce, ma vive secondo la sua logica.

 

- E sulla questione della verità? 

Mi sembra che il Papa ci dica che una verità assoluta - nel senso in cui lui etimologicamente la legge, e cioè sciolta da ogni legame - e il relativismo - cioè che ciascuno pensa di poter essere verità a se stesso - possono essere le due facce di una stessa medaglia perché in entrambi i casi non si ha coscienza di dover cercare un dialogo e di dover mettersi in relazione con gli altri. Quel che il Papa ci vuole dire è che nel cristianesimo la verità è Gesù Cristo che è la rivelazione e la comunicazione che Dio fa di se stesso all'uomo. Ma questo implica, evidentemente l'uomo stesso che è chiamato ad accogliere Cristo. E la fede non è altro che questo: il riconoscimento di Cristo come inviato dal Padre. Dunque la verità non è un oggetto, una cosa, nella visione cristiana della realtà, ma è la vita stessa di Dio dentro cui siamo chiamati ad entrare. Non solo, se andiamo a vedere la storia, la vicenda, la realtà di Gesù Cristo, che è la verità, ci viene detto che ciò coincide fondamentalmente con la comunione. Con la comunione dell'uomo con Dio e dell'uomo con gli altri.

 

- Ma, dunque, non esiste una verità oggettiva?

La verità non è qualcosa di oggettivistico, ma implica sempre che l'uomo si giochi nella verità. Dire che non è oggettivistico non significa, dunque, dire che sia realitivistico, ma che la verità è sempre trascendente.

 

- Il Papa parla di un tratto di cammino che si può fare insieme a chi non crede. Su quali strade?
Il tratto che si può fare è tutto ciò che ci fa camminare nella via della ricerca e dell'attualizzazione di ciò che è pienamente umano. Allora laddove noi cristiani vediamo che con i non credenti c'è la possibilità di fare delle cose insieme in favore della dignità degli uomini, a cominciare dai più piccoli, dai più poveri, dagli emarginati, è chiaro che non soltanto possiamo, ma dobbiamo fare un tratto di strada insieme. Questo mi sembra che abbia il suo fondamento nel fatto che noi cristiani crediamo che Gesù Cristo è la rivelazione del Salvatore di tutti non soltanto di noi cristiani.

 

- Un Papa che scrive a un giornale è di per sé originale. Cos’altro c’è di nuovo in queste parole?

Direi soprattutto il modo in cui esprime la coscienza che noi cristiani abbiamo della verità. Un modo che fa vedere in maniera ancora più esplicita che la verità non è un'idea nel cristianesimo, ma implica un coinvolgimento pieno da parte nostra. E, quindi, anche i cristiani che conoscono per rivelazione, per grazia, Gesù Cristo come la verità sono chiamati a camminare nella verità e dunque a cercarla fino in fondo.  

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