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lunedì 07 ottobre 2024
 
LA RISPOSTA DELLA CHIESA
 

«Un patto per Napoli», lo chiede l'arcivescovo

14/10/2021  Da Ponticelli, quartiere simbolo delle violenze criminali, Don Mimmo Battaglia ha voluto dare una scossa perché la città si risvegli: «Ritroviamoci ad un tavolo condiviso per dare vita ad un percorso comune che vada oltre la denuncia e diventi proposta concreta per rigenerare le ferite del presente in speranza di futuro»

Un ‘Patto per Napoli’. È il desiderio, anzi l’opportunità, il fare concreto che l’arcivescovo metropolita di Napoli don Mimmo Battaglia chiede con forza per il riscatto non solo di una comunità. Ma di intere generazioni. È la mano tesa del Pastore alle parti attive della società. E don Mimmo ha deciso di farlo proprio da Ponticelli, quartiere divenuto purtroppo simbolo della violenza, della prevaricazione criminale. Della morte e della paura. «Un patto educativo che coinvolga l’intera città metropolitana, abitandone ogni strada – scrive Battaglia in un messaggio - senza escludere nessuno, mettendo insieme esperienze, ruoli, linguaggi e passioni differenti per dare vita ad un alfabeto comune dell’educare. Un quaderno ad anelli al quale ciascuno possa aggiungere una pagina di storia già scritta o da scrivere insieme».

Un cammino, un percorso da fare tenendosi la mano. Questo il messaggio. Un gesto concreto per allontanare, anzi cancellare l’indifferenza e le ipocrisie. «Alle trame di questa storia, come Pastore, non voglio far mancare il contributo della comunità cristiana e per questo ritengo necessario istituire un Osservatorio sulle Risorse e sulle Fragilità Educative, che possa contribuire, con spirito profetico e per il bene di tutti, ad accompagnare questo delicato percorso» ha spiegato don Mimmo.

«L’arcivescovo ha voluto dare una scossa. La città deve risvegliarsi davanti a quello che sta accadendo in questi giorni. E la svolta deve arrivare anche dalla nuova amministrazione», gli fa eco il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. Il magistrato che ha speso tutta la sua carriera nel contrasto alla malavita organizzata segue con attenzione gli sviluppi della faida di camorra in corso a Ponticelli, scuote il capo davanti alla scia di sangue che coinvolge vittime sempre più giovani e rilancia il grido di dolore di don Mimmo Battaglia. Un grido che diventa invito. «Ai cittadini, alle associazioni, alle istituzioni locali e regionali, al Governo nazionale - perché i ragazzi di Napoli possono essere un’opportunità per l’intero Paese - rivolgo l’invito a ritrovarci ad un tavolo condiviso per dare vita ad un percorso comune che vada oltre la denuncia e diventi proposta concreta per rigenerare le ferite del presente in speranza di futuro» scrive monsignor Battaglia «in questa fase iniziale - che si concluderà con un primo incontro del Tavolo tra circa un mese - l’Osservatorio accoglierà le adesioni di tutte le realtà che decideranno di rispondere a quest’appello, impegnandosi concretamente perché questo sogno diventi segno; un segno che rimetta al centro la bellezza dell’educare, creando un sistema di comunità generativo di vita e di speranza, alternativo alle logiche di morte e disperazione del sistema mafioso».

L’appello di Battaglia non esclude i politici nazionali, il Governo a cui chiede «di essere presente in questo cammino comune mettendo in campo iniziative e risorse affinché questa generazione, messa al riparo dal male che rende bui questi giorni, torni ad essere una risorsa per la propria terra e per l’intero Paese». E infine la sua Chiesa, la sua comunità. «Alla mia Chiesa di Napoli, presbiteri e laici, chiedo di essere una presenza materna, capace di accompagnare ogni figlio e figlia di questa città, riscoprendo al contempo la bellezza di una paternità amorevole, capace di indicare direzioni, sostenere percorsi – anche quelli più accidentati- osare mete coraggiose».

 
 
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