Come dire a un bimbo di 6 anni che sua madre lo ha abbandonato quando aveva 2 anni? I familiari, con i quali ha vissuto finora, non hanno mai affrontato l’argomento e anche se gli capita di guardare le fotografie del matrimonio dei genitori, non chiede dov’è la mamma. È meglio aspettare ancora? O raccontare la verità, tentando in qualche modo di trovare delle attenuanti per spiegare il comportamento della madre?
ANGIOLINA
— Cara Angiolina, quanta fatica e dolore nella tua lettera. E quanta paura a parlare dell’abbandono materno, che purtroppo è un dato di fatto immodificabile nella storia di vita di questo bambino. Anche se non ve lo dice, questo bimbo di sei anni sa già tutto. Va a scuola, incontra altri bambini: vede che il mondo è fatto di mamme e papà a fianco dei loro bambini. Vede anche che alcuni compagni hanno genitori separati, che ci sono mamme e papà che non vivono più insieme. I bambini osservano, si fanno domande e spesso fanno domande agli adulti di riferimento. Ma a voi non si può chiedere nulla perché nella vostra famiglia è come se il silenzio sia un dovere per tutti, dopo l’abbandono materno. Questo silenzio probabilmente ha ingabbiato il bambino e gli impedisce di parlare e interrogarvi sul perché la sua situazione sia così differente da quella di tutti gli altri compagni. Lui, queste domande, le ha profonde e intense dentro di sé: ma si è accorto che non può farle perché tutti voi siete congelati. Oltre al dolore per ciò che è successo, gli avete implicitamente trasmesso la paura di affrontarlo e parlarne. Se le parole restano “non dette”, i bambini si sentono ammutoliti e incerti e diventano incapaci di affidarsi agli adulti a loro vicini. Vi consiglio di ripartire dalle foto e di parlare al bambino di chi sono le persone in esse presenti, raccontandogli sia episodi della sua vita vissuti e condivisi con la mamma, sia eventi occorsi dopo il suo abbandono. Vi può aiutare leggere e compilare con lui il diario Raccontiamo insieme la mia storia di A. Spada (Giunti) che, pagina dopo pagina, vi consentirà di dare parola agli eventi successi e di affrontare anche discorsi. È un libro che permette di parlare con un bambino del fatto che non tutte le famiglie sono uguali, che a volte dobbiamo affrontare dei cambiamenti che non ci piacciono, che ci sono cose che ci fanno paura e che ci accompagnano mentre cresciamo. A casa vostra la paura più grande è quella che vi impedisce di “dire la verità”: se non l’affrontate, le emozioni del vostro bimbo rischiano di rimanerne sotterrate. Parlate anche con il pediatra o uno specialista del consultorio.