La sala gremita di Castano Primo. Nella foto in copertina: Alberto Nobili interviene all'incontro (foto Cattaneo-Innocenti).
«L'indifferenza è anticostituzionale». Queste le dure parole di Alberto Nobili, coordinatore delle più importanti inchieste sulla 'ndrangheta al Nord e Procuratore aggiunto di Milano, all'incontro pubblico organizzato venerdì 21 novembre a Castano Primo dalla Carovana Antimafia ovest Milano.
In una sala consiliare gremita, Nobili, Franco Mirabelli (capogruppo Pd alla commissione antimafia del Senato), Carlo Borghetti (membro Pd alla commissione Antimafia di Regione Lombardia), Gianpiero Sebri (esponente della Carovana Antimafia), Giuseppe Pignatiello (sindaco di Castano Primo), con la moderazione di Luciano Scalettari – giornalista di 'Famiglia Cristiana' – hanno parlato di mafia, di collusioni tra politica e organizzazioni mafiose e di lotta alla criminalità organizzata. Lo hanno fatto buttando sul tavolo i nomi delle famiglie mafiose del territorio: la zona del castanese, di Ferno e Lonate Pozzolo è infatti tristemente privilegiata. È proprio in quest'area che le 'ndrine stringono patti con gli imprenditori locali.
Qui la mafia non fa solo riciclaggio di denaro, ma anche affari: racket, usura, sfruttamento della prostituzione, traffico di droga, movimento terra. «Nel Nord», spiega Nobili, «c'è la mafia più pericolosa, perché è quella infiltrata nell’economia, nella finanza, nella politica. La mafia è letale perché si sostituisce allo Stato. Dove lo Stato non c'è, si insedia la malavita organizzata. L'apparato statale deve tornare, quindi, a riempire la vita dei cittadini e le loro necessità».
E se in un piccolo paese della provincia milanese come Bareggio la gente afferma: «Se hai un problema mica vai dal sindaco, vai dai Musitano» (secondo i magistrati di Milano “famiglia mafiosa dominante nei comuni dell'hinterland”, ndr), il problema esiste. Bisogna iniziare a reagire senza divisioni: «L'antimafia deve unire», dichiara Mirabelli, «e questa unione dovrebbe andare al di là del mero colore politico. Se la mafia è organizzata, lo deve essere anche la nostra lotta».
E allora, se è nell'indifferenza che la mafia trova un terreno fertile su cui costruire il proprio impero, la serata di venerdì 21 novembre può dirsi riuscita perché ha mostrato come i cittadini siano ancora in grado di percepire l'ingombrante presenza mafiosa, di attivarsi facendo rete e informarsi: un importante segno di come la parola mafia sia sempre meno un tabù, di come una soluzione si possa trovare soltanto affrontando il discorso e non negando l'esistenza del problema.
La cura a quel tumore che è la criminalità organizzata sta, come dichiara lo stesso Nobili, in due semplici quanto letali azioni: la confisca del patrimonio mafioso e la cultura. Non si possono attendere inermi nuove stragi o fatti eclatanti per far sì che la popolazione si mobiliti: è necessario farlo sin da ora. Ricorda il magistrato: «Nel 1977 ci furono 33 sequestri di persona tra Milano e l'hinterland; già allora era evidente che la mafia e la 'ndrangheta avevano invaso il Nord, ma la Milano da bere e del progresso ha sempre ripetuto, all’epoca, che la mafia non esisteva». Soltanto se politica e società civile marceranno uniti si potrà creare dunque quel sistema di valori in grado di porre fine al fenomeno mafioso e l'indifferenza verrà marginalizzata.
Andrea Cattaneo, Erika Innocenti
Nella foto in copertina: Alberto Nobili interviene all'incontro di Castano Primo (foto di Erika Innocenti).