Sempre più spesso si sente parlare di dislessia. Un argomento che spesso divide, nelle opinioni, genitori, insegnanti e specialisti.
Si tratta di un difficoltà d'apprendimento che può avere diverse sintomatologie e gravità. Può riguardare la lettura, la scrittura (disgrafia) o il calcolo (discalculia) e, quando viene diagnosticata si affronta e si supera serenamente ricorrendo alle tecniche e agli strumenti idonei che sempre più insegnanti sono in grado di utilizzare. È bene, tra l'altro ricordare che non si tratta di un deficit poiché i dislessici hanno spesso un quoziente d'intelligenza molto alto, o comunque uguale quello di tutti gli altri bambini e ragazzi.
Chiunque abbia un figlio in età scolare, dalle primarie alle superiori, ne ha sentito parlare. Ma soprattutto potrebbe avere assistito, o preso parte, alle discussioni sull'incapacità dei docenti a capire questi ragazzi, sulla veridicità della diagnosi, sulle presunte agevolazioni date agli studenti cui viene riconosciuta tale difficoltà, sul comportamento, corretto o scorretto degli studenti o infine sull'ingerenza dei genitori.
Insomma tra i due estremi, cioè tra chi pensa che non esistono ragazzi dislessici ma solo studenti svogliati e chi invece alla prima difficoltà scolastica si precipita a farsi diagnosticare il disturbo, come sempre c'è una via di mezzo.