Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 10 settembre 2024
 
 

Rinnovabili: meno sussidi, più politiche

06/08/2013  E' ora di abbandonare la strategia dei sussidi a pioggia e di elaborare serie politiche di sviluppo per un settore che già oggi fa risparmiare all'Italia tra 8 e 10 miliardi per la bolletta energetica.

Lo scorso anno le rinnovabili hanno garantito in Italia un terzo della produzione elettrica lorda: solare ed eolico hanno coperto oltre un terzo di questa quota (6% fotovoltaico e 4,5% eolico). Viene da chiedersi se si possa fare ancora di più e meglio sulle rinnovabili nel nostro Paese.

Sono almeno tre i nodi da sciogliere: la rete di trasmissione deve essere resa “intelligente” per consentire l’immissione di energia da produzione diffusa e collegare meglio Nord e Sud, vanno superate le difficoltà che frenano il consumo sul posto del fotovoltaico e, infine, serve una visione chiara a medio-lungo termine su come sostenere le fonti energetiche pulite. “Nel vostro Paese il sistema di incentivi per le rinnovabili ha subito svariate modifiche e i margini ne hanno risentito, frenando gli investimenti", afferma Eckhardt Rümmler, amministratore delegato di E.ON Climate & Renewables.

Ancora più chiara a questo riguardo Maria van der Hoeven, direttrice dell’Aiea (Agenzia internazionale dell’energia) in una recente intervista: “Molte rinnovabili non hanno più bisogno di alti incentivi. Ma hanno ancora bisogno di politiche di lungo termine che consentano la formazione di un mercato affidabile e di una cornice di regole compatibile con gli obiettivi sociali. A livello globale i sussidi ai combustibili fossili restano 6 volte più alti degli incentivi alle rinnovabili”.

Dello stesso parere gli ambientalisti. “L’evoluzione è chiarissima. Avanzano le fonti rinnovabili e arretrano le fossili. Viene da chiedersi se la politica ne sia al corrente”, afferma Andrea Boraschi, responsabile dalla campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Mentre la generazione di energia pulita - che fa risparmiare sull’import di fonti fossili, crea lavoro e azzera le emissioni inquinanti – è oramai in grado di dare un contributo essenziale al fabbisogno del Paese, da più parti giungono segnali inquietanti, di fondi a pioggia per premiare produzioni vecchie e inefficienti, sempre più incapaci di tenere il mercato”.

Secondo Greenpeace il ministero per lo Sviluppo Economico starebbe approntando, senza trovare resistenze da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, un piano di sussidi per il settore termoelettrico pari a 400-500 milioni di euro all’anno, nei prossimi tre anni, fino a crescere a 1,5-2 miliardi all’anno dal 2017. Già oggi le rinnovabili fanno risparmiare all’Italia 8-10 miliardi di mancate importazioni fossili. Continuare una politica di sussidi schizofrenici non sembra la strada migliore per la nostra economia e l’ambiente.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo