Lo scorso anno le rinnovabili hanno garantito in Italia un terzo della produzione elettrica lorda: solare ed eolico hanno coperto oltre un terzo di questa quota (6% fotovoltaico e 4,5% eolico). Viene da chiedersi se si possa fare ancora di più e meglio sulle rinnovabili nel nostro Paese.
Sono almeno tre i nodi da sciogliere: la rete di trasmissione deve essere resa “intelligente” per consentire l’immissione di energia da produzione diffusa e collegare meglio Nord e Sud, vanno superate le difficoltà che frenano il consumo sul posto del fotovoltaico e, infine, serve una visione chiara a medio-lungo termine su come sostenere le fonti energetiche pulite. “Nel vostro Paese il sistema di incentivi per le rinnovabili ha subito svariate modifiche e i margini ne hanno risentito, frenando gli investimenti", afferma Eckhardt Rümmler, amministratore delegato di E.ON Climate & Renewables.
Ancora più chiara a questo riguardo Maria van der Hoeven, direttrice dell’Aiea (Agenzia internazionale dell’energia) in una recente intervista: “Molte rinnovabili non hanno più bisogno di alti incentivi. Ma hanno ancora bisogno di politiche di lungo termine che consentano la formazione di un mercato affidabile e di una cornice di regole compatibile con gli obiettivi sociali. A livello globale i sussidi ai combustibili fossili restano 6 volte più alti degli incentivi alle rinnovabili”.
Dello stesso parere gli ambientalisti. “L’evoluzione è chiarissima. Avanzano le fonti rinnovabili e arretrano le fossili. Viene da chiedersi se la politica ne sia al corrente”, afferma Andrea Boraschi, responsabile dalla campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Mentre la generazione di energia pulita - che fa risparmiare sull’import di fonti fossili, crea lavoro e azzera le emissioni inquinanti – è oramai in grado di dare un contributo essenziale al fabbisogno del Paese, da più parti giungono segnali inquietanti, di fondi a pioggia per premiare produzioni vecchie e inefficienti, sempre più incapaci di tenere il mercato”.
Secondo Greenpeace il ministero per lo Sviluppo Economico starebbe approntando, senza trovare resistenze da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, un piano di sussidi per il settore termoelettrico pari a 400-500 milioni di euro all’anno, nei prossimi tre anni, fino a crescere a 1,5-2 miliardi all’anno dal 2017. Già oggi le rinnovabili fanno risparmiare all’Italia 8-10 miliardi di mancate importazioni fossili. Continuare una politica di sussidi schizofrenici non sembra la strada migliore per la nostra economia e l’ambiente.