“Le Forze dell'Ordine, d'intesa con la Magistratura, hanno individuato l'assassino di Yara Gambirasio”. L’annuncio
arriva nel tardo pomeriggio di oggi e si diffonde sui siti e sulla
agenzie come un lampo. Arriva direttamente dal ministro dell'Interno
Angelino Alfano. La persona fermata si chiama Massimo Giuseppe Bossetti,
è un muratore quarantenne incensurato di Clusone, nella Bergamasca, e
ha tre figli. E' stato fermato dai carabinieri del Ros nella sua
abitazione dopo lunghe indagini condotte insieme alla Polizia.
L'uomo è stato sottoposto a provvedimento di fermo e
interrogato. Il suo profilo del Dna coincide con quello dell’assassino.
Lo inchioda l'evidenza scientifica. La possibilità che non sia
lui è infinitesimale, praticamente nulla. Il dato di compatibilità
sarebbe tale “da non lasciare dubbi”, dicono gli investigatori. A lui si
è arrivati per la sovrapponibilità del suo Dna con quello di 'Ignoto
1', rilevato sul corpo della ragazzina ed estratta dalla polizia
scientifica. Dopo aver estrapolato il Dna del presunto assassino era
stata condotta una campionatura a tappeto su tutto il territorio intorno
a Brembate di Sopra dove viveva la ragazza. I carabinieri e la polizia
hanno comparato migliaia di profili genetici fino ad arrivare a quello
del presunto assassino.
Yara Gambirasio, 13 anni, scompare da casa il 26 novembre 2010. E’ di
Brembate di Sopra, alle porte di Bergamo. Ha lasciato la palestra in cui
pratica la ginnastica ritmica ad appena 700 metri da casa e di lei si
perdono le tracce. Dal suo telefonino parte un sms di risposta ad
un'amica, ultimo segnale di questa vita stroncata nel fiore degli anni.
Alle 18.47 il suo telefonino viene agganciato dalla cella di Mapello, un
comune distante circa tre chilometri da Brembate, poi la traccia
scompare. Il percorso della giustizia non sarà lineare. Sarà fatto
anche di sbagli. Il cinque dicembre 2010 il marocchino Mohamed Fikri,
che lavora in un cantiere edile di Mapello è fermato a bordo di una nave
diretta a Tangeri. Contro di lui alcuni indizi, tra i quali
un'intercettazione ambientale in cui sembra affermi 'Allah perdonami non
l'ho uccisa'. Ma la traduzione era sbagliata. Mohamd Fikri si proclama
innocente. Riesce a dimostrare che le sue vacanze in Marocco erano
programmate da tempo e che non stava fuggendo. La sua posizione sarà
archiviata perché l'immigrato risulterà del tutto estraneo alla vicenda.
In questa vicenda non si contano le lettere di mitomani . L’8 gennaio
2011 ad esempio arriva una lettera anonima che annuncia che il corpo di
Yara è nel cantiere di Mapello. La lettera non è tenuta in
considerazione anche perché il cantiere era già stato più volte
controllato e ispezionato. Il 26 febbraio 2011 il corpo di Yara, a tre
mesi esatti dalla scomparsa, è ritrovato in una campo a Chignolo d'Isola, ad una decina di chilometri da Brembate (Bergamo) da un
appassionato di modellismo che stava facendo volare il suo aereoplanino
tra quei campi. Le indagini appureranno che è stata uccisa sul posto,
colpita da alcune coltellate e morta anche per il freddo. Lì vicino c’è
una discoteca. Molti dei suoi frequentatori sono oggetto delle indagini.
Nel giugno del 2011 gli investigatori isolano una traccia di dna
maschile sugli slip della ragazza che, a differenza degli altri tre già
esaminati, non sarebbe suscettibile di contaminazione casuale. E’ il dna
dell'assassino. Un profilo genetico che non è tra i 2.500 raccolti in
quei mesi dagli investigatori.
Il 18 settembre 2012 nasce la cosiddetta
'pista di Gorno'. Da una marca da bollo su una vecchia patente viene
estratto il Dna di Giuseppe Guerinoni, di Gorno, sposato e padre di due
figli, morto a 61 anni nel 1999. Il Dna è simile a quello trovato sul
corpo di Yara. Un Dna che, comparato con il nucleo famigliare dell'uomo,
non porta ad alcun risultato; da qui l'ipotesi degli investigatori che
esista un suo figlio illegittimo. La salma viene riesumata. La
consulenza dell'anatomopatologa Cattaneo fuga i dubbi sulla corrispondenza del Dna con
quello di Giuseppe Guerinoni. L'assassino di Yara è un suo possibile
figlio illegittimo. Infine, la svolta nelle indagini.
Alla verità dunque gli investigatori sono arrivata attraverso
una tappa intermedia: il padre dell'assassino, Giuseppe Guerinoni,
autista di Gorno morto nel 1999. L'11 aprile scorso - il giorno dopo la
conferma arrivata dalle analisi sui profili genetici che l'autista di
Gorno era il padre biologico dell'assassino di Yara Gambirasio -
gli investigatori raccolgono la testimonianza di un suo vecchio amico
che vive a Clusone. Il testimone, infatti, aveva già raccontato in
passato agli inquirenti di aver ricevuto da Guerinoni la confidenza che
quest’ultimo aveva avuto una relazione con una donna della zona, ossia
proprio di Clusone, la cittadina in cui è stato fermato il presunto
omicida.
L’indagine sull’omicidio di Yara, una delle più complicate e
complesse della storia italiana, condotta con tenacia da centinaia di
investigatori (magistrati, carabinieri, polizia, funzionari
dello Stato, tecnici di svariati settori) si è basata su analisi di
laboratorio ultra sofisticate ma anche vecchie investigazioni che hanno
preso in considerazione pettegolezzi di Paese.
E alla fine, la verità sembra aver trionfato.