Il presidente di Fondazione Ronald McDonald Nicola Antonacci, mentre presenta alla Scala di Milano durante il grande concerto benefico i progetti delle Case Ronald.
La cosa peggiore che può accadere a un genitore è scoprire che il proprio figlio è gravemente malato. La sua vita si blocca, entra in un mondo di ansie e di paure.
E se non vive accanto all’ospedale dove è in cura il proprio piccolo, c’è un altro elemento di stress: la distanza. Molte famiglie sono costrette a lunghi viaggi per le cure mediche con tutti i disagi e le preoccupazioni che questo comporta.
Quando un bambino è malato niente è più importante che avere la propria famiglia vicina. Ronald McDonald House Charities (RMHC) aiuta le famiglie ad affrontare meglio la malattia, a focalizzarsi ed essere partecipi al percorso di cura, grazie alla vicinanza e al supporto degli altri membri della famiglia e delle famiglie che si trovano ad affrontare le stesse difficoltà.
Grazie agli aiuti di tantissimi sostenitori e di grandi campagne - come il concerto benefico per la raccolta fondi che si è tenuto il 5 maggio scorso al Teatro alla Scala di Milano - è stato percorso un primo importante tratto di una strada di sviluppo importante, che vedrà impegnata questa fondazione anche nei prossimi anni.
Sono infatti stati avviati nuovi progetti che permetteranno di accogliere un più grande numero di famiglie. Come la Family Room di Bologna oggi ancora più accogliente grazie a una completa risistemazione delle aree comuni, rese ancora più accoglienti grazie a una suggestiva opera ispirata al territorio di Bologna, ideata nell’ottica dell’arte-terapia.
Firenze, in aggiunta alla già esistente Casa Ronald, avrà presto la sua prima Family Room nel cuore di un ospedale di eccellenza, l’AOU Careggi.
A Milano - mentre la Family Room all’interno dell’Ospedale Niguarda inaugurata a fine 2020 funziona a pieno regime – si sta lavorando per la prima Casa Ronald McDonald della città: un progetto innovativo di accoglienza e inclusione sociale, che si inserisce in un progetto di riqualificazione urbana e che potrà essere realizzato nei prossimi anni grazie a tanti sostenitori e “compagni di viaggio” di eccezione.
Per raccontare queste realtà partiamo semplicemente da un racconto, la storia di una famiglia di Verona, i Demaio: mamma Marta, papà Antonio e le loro due bimbe Linda e Viola
Sono stati ospitati nella Casa Ronald di Brescia dal 31/03/2022 al 10/05/2022.
A raccontare la loro storia è proprio Marta, la mamma.
«Quando ho scoperto di essere incinta, ho scoperto che si trattava di una gravidanza gemellare monocoriale biamniotica e mi hanno diagnosticato una rara patologia, per la quale era necessario, alla ventesima settimana di gravidanza, un intervento chirurgico intrauterino. Questo particolare intervento mi hanno comunicato che non lo potevano eseguire a Verona, ma era possibile svolgerlo solo a Brescia presso gli Spedali Civili. Alla ventinovesima settimana di gravidanza mi si sono rotte le acque e ho scelto di partorire a Brescia dove avevo subito l’intervento. Il 9 Marzo 2022 sono nate Viola e Linda rispettivamente di 800 g e 1,5 kg. Le bimbe sono state ricoverate in Terapia Intensiva Neonatale e io ed il mio marito ci alternavamo all’interno del reparto per poterle stare accanto. Inizialmente non c’era disponibilità di alloggio presso Casa Ronald Brescia, così abbiamo alloggiato in un Hotel ma qui non respiravamo aria di famiglia e tutto era più complicato. Dopo poco, l’ospedale ci ha comunicato che c’era la disponibilità di un appartamento a Casa Ronald Brescia: è stato un sollievo! Dopo un mese dalla nascita è stata dimessa Linda, ma dopo un giorno non è stata bene ed è stata nuovamente ricoverata. Dopo un altro mese di ricovero, finalmente Linda è tornata a Casa Ronald e dopo qualche giorno con grande nostra gioia è stata dimessa anche Viola. Rispetto alla nonna di Viola e Linda, ho vissuto meno a Casa Ronald ma per me ha Casa Ronald rappresenta e significa sorrisi, accoglienza, la pizza insieme, la coccola della colazione domenicale.........per me e la mia famiglia la possibilità di essere accolti a Casa Ronald è stata cura!»