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martedì 10 settembre 2024
 
Stasera in Tv
 

1917: una corsa disperata nell’orrore delle trincee per salvare il fratello

06/04/2023  La nostra recensione del film "1917" di Sam Mendes, stasera in prima visione su Rai 2. Una regia virtuosa per una storia commovente. Tre Oscar

Fantasmi dal campo di battaglia. 1917 è una storia di assenze, di desolazione, di armi abbandonate. La morte ovunque, poco spazio per chi cammina ancora. È il cimitero del war movie. Il nemico non si vede, si incontrano solo sette soldati tedeschi in due ore. Il resto è umanità allo sbando, brutalità della guerra, dove anche la natura sembra ribellarsi (attenti ai topi). In un infinito piano sequenza senza tregua, con le luci livide del direttore della fotogra a Roger Deakins. Il regista Sam Mendes costruisce un †usso, un’esperienza immersiva, che interrompe una sola volta, come se fossimo in Nodo alla gola di Hitchcock. La macchina da presa è attaccata ai volti, alle spalle dei due protagonisti. Sono inglesi, devono salvare la vita a più di mille uomini recapitando un messaggio, cercando di rinviare un attacco che sarebbe un  assacro. Fratelli divisi al fronte, la patria lontana, momenti da film dell’orrore, stritolati nell’oscurità delle trincee. A un certo punto parte la canzone The Wayfaring Stranger (Il viandante straniero): «Io vado là per incontrare mio padre, io vado là per incontrare mia madre».  Una corsa disperata nell’orrore delle trincee per salvare il fratello. Ed è da qui che Mendes parte: dalla solitudine del viaggiatore, dalla responsabilità dell’impresa, dalla necessità di incontrarsi. Il padre e la madre li ritroviamo nelle foto che i disperati custodiscono nella divisa, nell’ultimo pensiero che va sempre a loro. Mentre i commilitoni diventano qualcosa di più che semplici compagni. 1917 usa la Storia per sottolineare la tragedia. Esalta le attese e quasi spegne l’azione, si accende nelle fughe notturne, mentre l’umanesimo muore sotto i colpi dei fucili. Due Golden Globe (miglior flm drammatico, miglior regia) e dieci nomination agli Oscar, e tre statuette vinte, Migliore fotografia a Roger Deakins, Migliori effetti speciali a Greg Butler, Dominic Tuohy e Guillaume Rocheron Miglior sonoro a Mark Taylor e Stuart Wilson.

 
 
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