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lunedì 20 gennaio 2025
 
REALI
 

«Il suo motto era “Dio è il mio aiuto”»

29/03/2022  La Regina Elisabetta è riapparsa in pubblico in occasione della commemorazione per Filippo d'Edimburgo, il consorte scomparso un anno fa. «La sua fede non fu mai dogmatica o esibita e fu sempre piena di domande» ha detto nella predica il decano del castello di Windsor, David Conner. Che non ha esitato a ricordare anche i suoi limiti, come la mancanza di diplomazia, il tratto brusco, una riservatezza che lo faceva sentire distante

E così, finalmente, si è fatta vedere in pubblico, allontanando sei mesi di speculazioni sulla sua salute, e zittendo i beni informati che sostengono che, ormai, è in pensione o, addirittura, pronta ad abdicare.

Per l’adoratissimo marito principe Filippo, scomparso un anno fa, la Regina Elisabetta ha affrontato quei passi che le risultano sempre più faticosi, come ha ammesso lei stessa qualche settimana fa. La monarca più a lungo sul trono della storia britannica – settant’anni di potere che la nazione festeggerà dal 2 al 5 giugno con quattro giorni di festa nazionale – ha voluto partecipare a una funzione di commemorazione che è stata, di fatto, il vero funerale del duca di Edimburgo.

Quello vero, del 17 aprile 2021, ancora in piena epoca Covid, era stato in tono minore, con solo trenta famigliari e amici, e non aveva reso, secondo la sovrana, un omaggio adeguato a quel compagno di una vita. Quel marito amatissimo, che così tanti sacrifici aveva affrontato, per sostenerla nel difficile compito di portare la corona. Obbligato sempre a camminare due passi dietro la moglie e a scattare in piedi, al suo ingresso, anche nel privato dei loro appartamenti. Costretto a rinunciare al suo cognome per i figli e a una brillante carriera in Marina al momento dell’incoronazione.

La Regina è apparsa invecchiata negli ultimi dodici mesi, un declino marcato – non c’è dubbio –dalla dura realtà dell’assenza, di quell’uomo che lei stessa definì “la mia forza e il mio punto di approdo e la mia guida”.

Ma oggi, in quella stessa Westminster Abbey dove si è sposata nel lontano 1947, ha dimostrato una nuova forza.

Certo la funzione è stata accorciata a quaranta minuti e la sovrana è stata fatta arrivare da un’entrata secondaria che non richiedeva che percorresse l’intera navata centrale, ma la Regina non è sembrata indebolita.

Anzi, piena di una nuova forza, appoggiata al braccio di quel principe Andrea, che lei stessa ha privato di ogni incarico e titolo all’inizio dell’anno, dopo lo scandalo delle denunce per violenze sessuali su una minorenne.

A prendere il suo posto, percorrendo la lunga navata centrale, sono stati i principini George e Chrlottae, appena otto e sei anni, al loro primo vero impegno ufficiale. Tenuti per mano dai genitori, William e Kate, timidi e impacciati, hanno svolto quel compito che ripeteranno durante una vita intera. Stringere le mani del decano della cattedrale, David Hoyle, del resto del capitolo e dei dignitari schierati ad accoglierli.

La fede del duca, la sua capacità di sacrificio, la sua intraprendenza, sono state ricordate nella predica che ha fatto il decano del castello di Windsor, David Conner.

«Il motto del principe Filippo era “Dio è il mio aiuto”», ha detto il pastore anglicano, «La sua fede non fu mai dogmatica o esibita e fu sempre piena di domande. Una fiducia profonda in un Dio d’amore le cui intenzioni per il mondo sono rispecchiate nella vita e negli insegnamenti di Gesù Cristo. Una fede che non era evasione dalla realtà o pia illusione ma che evocava, nel principe, una specie di impazienza. Il desiderio di arrivare a quel futuro pensato da Dio sul quale il suo sguardo era fisso da sempre».

Del marito della Regina lo stesso sacerdote ha ricordato anche i limiti, la mancanza di diplomazia, il tratto brusco, una riservatezza che lo faceva sentire distante.

La cerimonia è stata inaugurata dal discorso di Doyin Sonibare, una londinese di origini nigeriane di 28 anni, proveniente da una famiglia povera, che ha raccontato come la sua partecipazione al programma Duke of Edinburgh award, avviato dal principe nel 1956 e oggi diffuso in 144 nazioni, l’abbia aiutata ad arrivare a un dottorato di ricerca in biologia e a diventare una persona più sicura. «Durante quella spedizione, mentre vincevo la paura di arrampicare le montagne che ho sempre avuto, mi ricordo di aver pensato: “Se riesco a fare questo posso fare qualsiasi cosa nella vita”», ha detto.

«Penso che per la Regina Elisabetta questa funzione sia stata il modo per commemorare il marito in modo pubblico. A tre settimane dal suo novantaseiesimo compleanno, la sovrana è un esempio fantastico di una persona anziana ancora in piena attività», dice Charles Moore, membro della Camera dei Lord, biografo di Margaret Thatcher, ed ex direttore dei più importanti giornali conservatori inglesi, Spectator, Sunday Telegraph e Daily Telegraph, che ha incontrato più volte Elisabetta II e anche il principe Filippo, «Soltanto lo scorso anno la sovrana ha cominciato ad usare un bastone. Non mette gli occhiali se non per leggere. Non indossa apparecchi acustici. Fino a qualche mese fa andava a cavallo e legge ancora tutti i documenti di governo. Non conosco nessun’altra persona di questa età cosi lucida. Non si può certo dire che Elisabetta sia in pensione anche se, certo, ha affidato molti dei suoi incarichi al principe Carlo e al nipote, il principe William. Sono certo che la Regina non abbia alcuna intenzione di lasciare il trono perché l’ultima abdicazione della nostra storia, quella di suo zio Edoardo VIII, che lasciò la corona per sposare la divorziata americana Wallis Simpson, fu un momento di grave crisi per la monarchia. Tuttavia è possibile che Elisabetta, se lo ritenga necessario, scelga un reggente che svolga le sue funzioni».

Il famoso commentatore ricorda come questo sia già capitato nella storia del Regno Unito quando il re Giorgio III, nel 1700, impazzì e come reggente, per svolgere le sue funzioni, venne nominato, il figlio Giorgio IV. «Se la Regina Elisabetta dovesse accorgersi che le sue capacità mentali stanno deteriorando certo deciderebbe di nominare un reggente, ma possiamo essere sicuri che non abdicherà mai perché questo indebolirebbe l’istituzione della monarchia», conclude il famoso commentatore.

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