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lunedì 20 gennaio 2025
 
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Una giovane al Papa: «Non mi chiedono di dare il meglio, ma di essere migliore degli altri»

25/10/2018  «Oggi noi giovani siamo sempre esposti a modelli di vita che esprimono una visione “usa e getta”, quella che Lei chiama “cultura dello scarto”.  Mi sembra che la società oggi ci spinge a vivere una forma di individualismo che poi finisce nella competizione...» Papa Francesco risponde a Federica

Federica Ancona — Italia, 26 anni

Papa Francesco, oggi noi giovani siamo sempre esposti a modelli di vita che esprimono una visione “usa e getta”, quella che Lei chiama “cultura dello scarto”.  Mi sembra che la società oggi ci spinge a vivere una forma di individualismo che poi finisce nella competizione. Non mi chiedono di dare il meglio di me, ma di essere sempre migliore degli altri. Ma ho l’impressione che chi cade in questo meccanismo alla fine finisce per sentirsi un fallito.  Qual è invece la strada per la felicità? Come faccio a vivere una vita felice? Come possiamo noi giovani guardarci dentro e capire che cosa è davvero importante? Come possiamo noi giovani creare rapporti veri e autentici quando tutto attorno a noi sembra finto, di plastica? Grazie, Santo Padre.

Papa Francesco:

“Finto e di plastica”: è la cultura del trucco, quello che conta sono le apparenze; quello che conta è il successo personale anche a prezzo di calpestare la testa altrui, andare avanti con questa competizione che tu dici – io ho qui le domande scritte, per non perdermi. E la tua domanda è: come essere felici in questo mercato della competizione, in questo mercato dell’apparenza? Tu non hai detto la parola ma mi permetto di dirla io: in questo mercato dell’ipocrisia; lo dico non in senso morale, ma in senso psicologico-umano: apparire qualcosa che non c’è dentro, si appare in un modo ma dentro c’è il vuoto, per esempio, o c’è l’affanno per arrivare, non è vero?

Su questo mi viene di dirti un gesto, un gesto per spiegare quello che voglio dirti con la mia risposta. Il gesto è questo: la mano tesa e aperta. La mano della competizione è chiusa e prende: sempre prendere, accumulare, tante volte a caro prezzo, a costo di annientare gli altri, per esempio, a costo del disprezzo altrui ma… questa è la competizione! Il gesto dell’anti-competizione è questo: aprirsi. E aprirsi in cammino. La competizione generalmente è ferma: fa i suoi calcoli, tante volte incoscientemente, ma è ferma, non si mette in gioco; fa dei calcoli, ma non si mette in gioco. Invece, la maturazione della personalità avviene sempre in cammino, si mette in gioco. Per dirlo con un’espressione comune: si sporca le mani. Perché? Perché ha la mano tesa per salutare, per abbracciare, per ricevere. E questo mi fa pensare a quello che dicono i santi, anche Gesù: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Contro questa cultura che annienta i sentimenti, c’è il servizio, servire. E tu vedrai che la gente più matura, i giovani più maturi – maturi nel senso di sviluppati, sicuri di sé stessi, sorridenti, con senso dell’umorismo – sono quelli con le mani aperte, in cammino, con il servizio. E l’altra parola: che rischiano. Se tu nella vita non rischi, mai, mai sarai matura, mai dirai una profezia, avrai soltanto l’illusione di accumulare per essere sicura. E’ una cultura dello scarto, ma per coloro che non si sentono scartati è la cultura dell’assicurazione: avere tutte le assicurazioni possibili per essere a posto. E mi viene in mente quella parabola di Gesù: l’uomo ricco che aveva avuto un raccolto così grande che non sapeva dove mettere il grano. E disse: “Farò dei magazzini più grandi e così sarò sicuro”. L’assicurazione per tutta la vita. E Gesù dice che questa storia finisce così: “Stolto: questa sera morirai” (cfr Lc 12,16-21). La cultura della competizione non guarda mai la fine; guarda il fine che si è proposto nel suo cuore: arrivare, arrampicando, in ogni modo, ma sempre calpestando teste. Invece la cultura del convivere, della fraternità è una cultura del servizio, una cultura che si apre e si sporca le mani.

Questo è il gesto. Non so, non voglio ripetermi ma credo che questa sia la risposta essenziale alla tua domanda. Vuoi salvarti da questa cultura che ti fa sentire una fallita, dalla cultura della competizione, dalla cultura dello scarto, vivere una vita felice? Apri: il gesto della mano sempre tesa così, il sorriso, in cammino, mai seduta, in cammino sempre, sporcati le mani. E sarai felice. Non so, mi viene di dirti questo. 

(foto in alto: Reuters)

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