Truppe corazzate ucraine lungo il confine con la Russia. Foto Ansa. In alto: il generale Mauro Del Vecchio. In copertina: carri armati russi durante una manovra miltare alla fine di gennaio. Foto Ansa.
Da settimane la comunità internazionale si chiede se, come e quando, potrebbe scoppiare un conflitto in Ucraina. La Russia ha ammassato alla frontiera con l’Ucraina 100 mila uomini e Biden risponde inviando 3 mila uomini in più nel cuore dell’Europa. Circa 2 mila soldati saranno inviati da Fort Bragg, nella Carolina del Nord, in Polonia e Germania. Altre mille saranno spostati dalla Germania alla Romania
I toni fra Mosca e Washington restano duri, ma intanto si sta assistendo a una intensa attività diplomatica che vede protagonisti non solo Russia e Stati Uniti, ma anche la Francia (Macron è presidente di turno del Consiglio Europeo), Regno Unito (Johnson, in disgrazia a casa, cerca visibilità sulla scena internazionale), l’Italia (Draghi ha parlato al telefono con Putin).
Carri armati russi sfilano per le vie di Mosca. Foto Ansa.
“La situazione sul terreno è molto delicata, ma sarebbe vicina alla drammaticità se non ci fosse questa linea continua di contatti che naturalmente cercano di superare queste difficoltà. Dobbiamo augurarci che da parte di chi gestisce questa situazione ci sia una consapevolezza della pericolosità del problema”, dice al nostro giornale il Generale Mauro Del Vecchio. Del Vecchio, 75 anni, ha comandato missioni in Bosnia, Macedonia, Kosovo e Afghanistan, dove è stato comandante delle forze Nato nell’ambito dell’operazione ISAF dal 2005 al 2006. Dal 2008 al 2013 è stato senatore del Partito democratico.
Generale Del Vecchio, ma scatenare una guerra in Ucraina a chi conviene?
“Non conviene a nessuno. Sarebbe una guerra in Europa e sarebbe una tragedia immane. Non riesco ad immaginare un fatto del genere. In passato ci sono già stati momenti di grande tensione tra le grandi potenze, penso al problema dei missili a Cuba nel 1962. Quella fu un’altra situazione difficile e pericolosissima per la pace nel mondo, ma per fortuna la diplomazia in quel caso consentì di superare la crisi”.
L’Ucraina è un paese grande, se Putin lo volesse davvero conquistare gli basterebbero i 100 mila uomini che ha portato vicino alla frontiera?
“Portare 100 mila uomini alla frontiera è una mossa per accentuare la pressione psicologica, non vi vedo una vera intenzione di passare all’azione”.
Biden intanto manda 3 mila soldati in più in Europa.
“Certamente questa mossa è una manifestazione di intenti per sottolineare il senso della politica della Nato, quello di salvaguardare i suoi alleati”.
Si possono comprendere le preoccupazioni della Russia?
“La Russia è preoccupata perché teme che la sua area di sicurezza possa essere compromessa da una eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato. La Russia si troverebbe la Nato alle porte. La Russia ha sempre cercato di mantenere questa area di influenza e sicurezza, anche con atteggiamenti non certamente perfetti, ricordiamo la questione della Crimea”.
L’Ucraina ha diritto a entrare nella Nato?
L’Ucraina deve avere la possibilità di poter decidere per quanto riguarda la sua politica e la sua collocazione”.
La preoccupa il passaggio di navi militari russe vicino alla Sicilia?
“Non lo interpreto come come un atto ostile, ma come un atteggiamento per collocarsi in una posizione di forza nel momento in cui bisogna mettersi a discutere ai tavoli della diplomazia”.
Il generale Mauro Del Vecchio, oggi 75 anni, in una foto d'archivio. Ansa.
Insomma, siamo ancora alle logiche dell’Ottocento: in caso di tensione si muove la flotta. Non crede?
“Sì sono vecchie logiche e muovere la flotta è sempre il primo istinto. È l’atteggiamento di chi non vuole subire mai un’azione che possa nuocere alla propria area di influenza. Me ne resi conto io stesso quando nel 1999 comandavo i contingenti della Nato in Kosovo. Prima ancora di mettere il
piede sulla terra kosovara, i russi avevano preso il controllo dell’aeroporto di Pristina. Perché evidentemente in quel momento l’area della ex Jugoslavia era un’area su cui la Russia aveva una certa influenza. Anche se l’Onu aveva disposto l’ intervento della Nato, la Russia ha voluto imporre la sua forte immagine anche in quella circostanza”.
L’Italia che ruolo può giocare in questa crisi?
“Credo che l’Italia abbia le migliori possibilità per dare delle indicazioni a tutti i protagonisti di questa vicenda pericolosa. L’Italia ha dimostrato fedeltà ai principi delle Nazioni Unite, ha saputo risolvere nel suo territorio anche dei problemi di natura etnica superando eventuali crisi, come nel caso dell’Alto Adige. La nostra democraticità, la nostra volontà di voler comprendere tutte le posizioni e la capacità di saper arrivare a delle soluzioni equilibrate ci consentono di avere un ruolo importante”.